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Non è escluso che ci possa essere un quarto figlio!

Non è escluso che ci possa essere un quarto figlio!

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Mio marito ed io abbiamo letto l’articolo di Chiara Cecilia Santamaria sulle domande inopportune che amici e parenti rivolgono riguardo al numero dei figli e abbiamo anche letto i commenti.
Che tristezza! Viene fuori un quadro sconvolgente di egoismo, presunzione e onnipotenza.
Donne, o meglio mamme, che lamentano le ore di sonno perdute, la libertà riconquistata ora che il figlio è più grande; donne, che sarebbero mamme, che pretendono di stabilire se e quando avere un altro figlio, senza rendersi conto che loro possono decidere ben poco e lo capiscono quando poi decidono ma il figlio non arriva.
Queste mie affemazioni nascono dalla mia esperienza personale e da quella di persone a me vicine.
Io mi sono sposata a 23 anni (e già per la gente “ero pazza” perchè troppo giovane), con la presunzione di volere il primo figlio dopo aver trovato un lavoro fisso e non prima dei 25 anni; non avevo fatto i conti con il buon Dio che evidentemente su di me aveva altri progetti: dopo due mesi di matrimonio aspettavamo già Alessandro.
Difronte al test positivo entrai in crisi perchè non mi sentivo pronta, perchè mi sentivo troppo giovane, perchè avevo i genitori e i suoceri a 470 km di distanza, perchè ero in quella città da quattro mesi, perchè ero sola con il mio neo-marito, perchè stavo per essere assunta a tempo indeterminato, perchè NON LO AVEVO PREVISTO. Tutte queste motivazioni scomparvero alla prima ecografia quando la dottoressa ci fece sentire il suo cuoricino che pulsava vita con una forza inaspettata.
Alessandro nasce, siamo tutti felicissimi e consapevoli che un fratellino lo avrà, ma dopo qualche anno, magari quando comincerà la scuola materna.
Inutile dire che anche questa volta non avevo considerato la terza Persona presente nel nostro matrimonio: il buon Dio.
Quando Alessandro ha appena sette mesi, scopriamo di aspettare Nicola. Anche questa volta il panico e lo sconforto e adesso anche la vergogna difronte ai parenti per non aver saputo evitare la nuova gravidanza.
I due fratelli hanno sedici mesi di distanza e i primi tre anni sono stati davvero duri, altrochè sonno perduto e libertà da riconquistare! Ci siamo aiutati un pò con il nido, non avendo parenti vicino.
Oggi, a distanza di qualche anno, non ricordo neanche più le difficoltà di quei primi anni, perchè i figli crescono e regalano così tante gioie che quelle fatiche passano e non si ricordano più.
Ovviamente quel contratto di lavoro a tempo indeterminato non c’è più stato; ho tentato altri lavori, ma ai colloqui mi dicevano, con molta simpatia:”Bhè, ha due figli, ora basta!”.
Ho cercato di trovare lavori part-time, ma naturalmente non esistono e ho cominciato a lavorare come baby sitter e da questo lavoro è nata in me (perchè in mio marito già c’era) la convinzione di un terzo figlio.
Era aprile del 2009 quando abbiamo dato la notizia dell’arrivo di un fratellino agli altri due che l’hanno accolta con una gioia inaspettata.
Con meno gioia hanno accolto la notizia nonni e parenti; mia cognata mi ha chiesto:” Tua madre come ha preso la notizia?”
Non mi sembrava una notizia così sconvolgente: avevo 32 anni, due figli di sei e cinque anni, un marito di 33 anni, ci amiamo come il primo giorno, dov’è lo scandalo?
Superato il trauma iniziale tutti giù a fare il tifo per la femminuccia: accontentati! Nasce Marianna.
Ora tutti giù a dire:”Quando fate il quarto? Vi vengono così bene!”
“Non è escluso che ci possa essere un quarto!” rispondiamo noi e qui non dico che espessione viene fuori dal loro viso: un misto tra dolore, compassione, incredulità, dei veri e propri attacchi di panico o di crisi respiratorie.

Ma cosa sarà mai un figlio?
Per alcuni sembra la palla di ferro che legavano al piede dei condannati ai lavori forzati, la tomba di se stessi e delle proprie aspirazioni, una malattia che conduce lentamente alla morte, un cappio intorno al collo che si stringe sempre più.
Se i nostri genitori pensavano così anche di noi ,saremmo contenti?

E’ sufficiente dire di non avere aiuto, di avere un solo stipendio in casa, di perdere troppo sonno o non avere più libertà per non avere più di un figlio?

Un amichetto dei miei figli, figlio unico, guardava con malinconia e tristezza i due fratelli, perchè loro giocavano insieme, erano sempre in compagnia l’uno dell’altro, mentre lui era sempre solo.

Concludo con una domanda del nostro arcivescovo mons. Edoardo Menichelli:”Se non fate figli, salta tutto il sistema di previdenza sociale, e allora chi pagherà le vostre pensioni?”

con affetto
Chiara Ancona
Alfio