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La borsa della spesa fa salire l’inflazione: Famiglie in difficoltà

La borsa della spesa fa salire l’inflazione: Famiglie in difficoltà

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A Bergamo prezzi in crescita dell’1,9% rispetto al 2006 «Per molti questa è la goccia che fa traboccare il vaso»
Questa volta il dato – stiamo parlando dell’indice dei prezzi al consumo a Bergamo – è in aumento e di dubbi non ce ne sono: +0,1% rispetto al mese scorso e +1,9% se si considera il tasso tendenziale, ovvero la variazione percentuale rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.

Impennata, senza dubbio
Dopo la contestata «frenata» di settembre, quando secondo i dati raccolti l’indice era rimasto invariato e le associazioni dei consumatori non avevano mancato di manifestare tutta la loro diffidenza, ottobre registra una nuova impennata con alcune variazioni che sembrano pesare sulle famiglie più di altri. «Risulta in aumento – si legge nel comunicato dell’Agenzia dei sistemi informativi e dell’Ufficio statistica e Istat del Comune – il capitolo “abitazione, acqua, energia elettrica e combustibili” (+0,6% rispetto al mese precedente, mentre risulta invariato se confrontato con lo stesso periodo dell’anno scorso, ndr), seguito da quello ”istruzione” (+0,6% sul mese precedente, 4,4% sul 2006). In rialzo anche i “trasporti” (rispettivamente +0,3 e +3,9) e i “generi alimentari” che registrano aumenti in diversi prodotti solo in parte controbilanciati da qualche diminuzione».

CRESCONO GLI ALIMENTARI
Quello degli alimentari è uno dei tasti dolenti, con variazione tendenziale dell’1,3% e una crescita dello 0,2% sul mese precedente. Le voci più salate rispetto al mese precedente? Pane (+1,3), latte (+0,7), patate (+1,1), uova (+0,5), olio d’oliva (+0,5), caffè e surrogati (+1), con poche eccezioni significative al ribasso, fra cui la carne bovina surgelata (-0,7). Insomma, brutte notizie per quanti quotidianamente devono quadrare il bilancio familiare. O meglio, brutte conferme. Perché, in fondo, andando al supermercato tutti i giorni il polso della situazione lo si coglie in anticipo rispetto ai dati del paniere: «Prima dell’estate – ribadisce Regina Maroncelli, coordinatore con il marito Fabrizio dell’associazione nazionale famiglie numerose – la nostra spesa settimanale si aggirava sui 120 euro alla settimana, ora siamo sui 200 con aumenti spalmati un po’ su tutti i prodotti. Non sono la sola ad aver registrato questa impennata e la conferma arriva dai carrelli della spesa che alla cassa ci arrivano sempre più vuoti». «Personalmente – aggiunge un’altra casalinga – a settembre ho notato un forte aumento sulle spese per la scuola e sui trasporti: queste voci incidono moltissimo sul bilancio familiare perché a differenza dei generi alimentari o di altri capitoli che possono essere più facilmente aggirati, magari scegliendo prodotti diversi, qui non si può fare molto».

«Governo poco attento»
Se poi i figli invece di essere uno o due, sono cinque o sei, le cose si complicano ulteriormente: «Gli aumenti del costo della vita – spiega Fabrizio Maroncelli – rappresentano per chi deve occuparsi di nuclei familiari come i nostri la classica goccia che rischia di far traboccare il vaso. Anche nella nostra provincia ci sono situazioni difficilissime e, nonostante l’interessamento e la disponibilità degli enti locali, manca la giusta considerazione a livello nazionale come dimostrato dall’ultima Finanziaria».

Gruppo d’acquisto
Cosa fare dunque? C’è chi riscopre le bancarelle del mercato o trova negli outlet delle vere e proprie ancore di salvezza, ma non mancano degli esperimenti più articolati: «Dal 1993 – spiega Daniele Engaddi, 63 anni, cinque figlie più un maschio in affido – abbiamo aderito alla campagna Bilancio di giustizia e questo ci ha aiutato a ridurre alcune spese. Grazie a gruppi di acquisto solidale, privilegiamo gli alimenti di stagione e i piccoli produttori con una spiccata sensibilità per l’ambiente. Il risultato è buono: un chilo di parmigiano biologico, tanto per citare un esempio, riusciamo a comprarlo a 12 euro, almeno un paio d’euro in meno del prezzo corrente. Più in generale, nel 2005, quanti hanno aderito alla campagna si sono trovati a risparmiare il 19 per cento rispetto ai dati Istat».

Emanuele Falchetti, Eco di Bergamo