• it
Italia 2050: ecco come abbiamo sconfitto la denatalità

Italia 2050: ecco come abbiamo sconfitto la denatalità

30 views
Condividi

Un articolo scritto tra trentacinque anni spiega come l’Italia sia riuscita a tornare un Paese che fa figli e come questo l’abbia aiutata a far ripartire l’economia. Il segreto? Non l’immigrazione, né (solamente) soldi e servizi. È bastato scommettere su giovani e donne.

«2,1 figli per coppia: la popolazione italiana ha ricominciato a crescere». Così, l’Istat, in un comunicato stampa di ieri, 26 febbraio 2051, ha annunciato che lo scorso anno, dopo una rincorsa lunga venticinque anni, l’Italia ha finalmente raggiunto la fatidica soglia di sostituzione. Non è un numero qualunque: questa cifra, infatti, rappresenta il tasso di natalità che consente alla popolazione di un Paese di “sostituirsi”. In altre parole, ogni persona ne mette al mondo un’altra.

Un comunicato del Governo parla di risultato storico e, per una volta, la retorica non è fuori luogo. Per comprenderlo, basta osservare i dati di qualche anno fa. Più precisamente, nel 2016. Anno in cui si preconizzava che gli ultranovantacinquenni sarebbero decuplicati nel giro di cinquant’anni, che la popolazione straniera sarebbe passata dal 10% al 20% del totale, che gli ultraottantenni sarebbero stati, nel giro di un decennio, meno delle persone sotto i dieci anni di età.

Ne avevano ben donde, a preoccuparsi, i nostri genitori. Nel 2015 si contavano 488mila nascite, record negativo dall’unità d’Italia. In quegli anni, i bambini italiani erano circa 3,3 milioni, due milioni in meno rispetto al 1971. Allo stesso modo, gli anziani con più di 65 anni erano 12 milioni, circa il doppio rispetto a quarant’anni prima. Una tendenza, questa, che nella grande crisi economica si era ulteriormente acuita: il tasso di natalità era infatti sceso del 7,4% tra il 2008 e il 2012 e del 4,3% nel 2013. Non bastasse, in dieci anni – fra il 2001 e il 2011 – la classe d’età dei 25-29enni si era ridotta di 30mila unità figlia di un processo di emigrazione di massa verso paesi con maggiori e migliori opportunità di lavoro.

Continua a leggere su linkiesta.it
di Franceso Cancellato