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Indice di fecondità all’1,35, il più alto negli ultimi 16 anni

Indice di fecondità all’1,35, il più alto negli ultimi 16 anni

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2007-03-26 18:06 notizia tratta dal sito Ansa
MIGLIORA LA FECONDITA’ MA RESTIAMO IL PAESE DEI NONNI
ROMA – Qualche figlio in più si fa, ma l’Italia resta un Paese di ‘nonni’ e se si avvicina alla soglia dei 59 milioni di residenti (+235 mila unità nel 2006) lo deve soprattutto all’incidenza numerica degli immigrati. E’ questa la fotografia della popolazione italiana che emerge dagli ultimi dati Istat sugli indicatori demografici del 2006.

– DUE ITALIANI SU 10 65ENNI O PIU’: A metà del 2006 le persone con 65 anni e più rappresentano il 20% della popolazione (17% nel ’96) mentre i minorenni sono soltanto il 17% (18% nel ’96). Mentre l’età media della popolazione sfiora i 43 anni, (2 anni in più rispetto al ’96), il rapporto tra vecchie e giovani generazioni raggiunge il 141% contro il 117% del ’96. E il carico strutturale dei soli over64 sulla popolazione in età attiva passa dal 25% al 30%. La regione più anziana è la Liguria (27%), quella più giovane la Campania (21%). Più che alla scarsa propensione a fare figli, l’invecchiamento della popolazione è da attribuire alla longevità degli italiani: la stima della speranza di vita alla nascita per la prima volta nella storia supera i 78 anni per gli uomini e raggiunge gli 84 per le donne.

– CULLE SI RIEMPIONO MENO CHE IN ALTRI PAESI UE: Qualche vagito in più si sente ma quanto a nascite l’Italia è ancora sotto la media dei Paesi Ue che è di 1,52 figli per donna nel 2005. Nel 2006 la fecondità in Italia registra un piccolo ma significativo incremento -1,35 figli per donna (il livello più alto negli ultimi 16 anni) – ma resta lontana dall’1,94 della Francia e l’1,77 del Regno Unito. Tra le regioni in assoluto meno prolifiche si trovano Sardegna (1,06), Molise (1,17) e Basilicata (1,18). Una curiosità:solo il 17% delle nascite è avvenuto fuori del matrimonio.

– IN UN ANNO 250 MILA MATRIMONI: Le stime del 2006 sono stabili rispetto all’anno precedente: circa 250 mila matrimoni in un anno, con un tasso di nuzialità pari al 4,2 per mille. Le differenze regionali restano quelle di sempre: nel Sud si stima una nuzialità più alta (4,7) rispetto al Centro (4,5) e al Nord (3,8). In particolare Campania e Lazio sono le regioni dove si contrae il maggior numero di matrimoni in rapporto alla popolazione. I più bassi livelli di nuzialità si riscontrano in Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia.

– TRA NASCITE E DECESSI SALDO POSITIVO DI 5 MILA UNITA’: La dinamica naturale registra un dato positivo di circa 5 mila unità. Questa stima, se confermata, rappresenterebbe un evento piuttosto raro per il nostro Paese, considerando che dopo il ’92 si e’ verificato soltanto nel 2004. Il dato provvisorio per le nascite si aggira intorno alle 557 mila unità (3.000 in più rispetto al 2005) mentre la stima per i decessi è di circa 552 mila unità (quasi 10 mila in meno rispetto al 2005). A livello territoriale la dinamica si presenta come di consueto differenziata: le regioni del Nord e del Centro sono caratterizzate da una più bassa natalità e da una più alta mortalità; nelle regioni del Sud si segnala una situazione opposta.

– PER IMMIGRATI BELPAESE HA ANCORA APPEAL: Molto più solida rispetto a quella naturale si presenta la dinamica migratoria: la stima provvisoria per il 2006 supera, infatti, le 230 mila unità, per un tasso migratorio pari a 3,9 per mille abitanti. Anche per il 2006 il tasso migratorio con l’estero risulta dunque elevato, sebbene in discesa rispetto al ‘boom’ del periodo 2003-2005. In tutte le regioni, esclusa la Calabria, si stima un saldo migratorio con l’estero positivo. I valori massimi si riscontrano in Emilia Romagna, Veneto e Umbria, quelli minimi in Basilicata, Sicilia e Puglia.