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IN MORTE DEL PADRE: RACCONTO QUOTIDIANO

IN MORTE DEL PADRE: RACCONTO QUOTIDIANO

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Racconto quotidiano.

Quella mattina il sole scaldava forte come spesso avviene nella mia città ma la sensazione di solitudine non mi abbandonava. Da quando mio padre dopo una lunga malattia era venuto a mancare una parte di me se ne era andata con lui e spesso i ricordi non bastano a colmare questo senso di solitudine. A volte ci sentiamo soli anche quando siamo in compagnia, non possiamo pretendere che gli altri entrino nelle nostre vite, tutti i rapporti interpersonali hanno qualcosa di incomprensibile, qualcosa oltre il quale non si può andare senza il rischio di comprometterli.
Qualcosa in più caratterizzava quella giornata:provavo come una morsa allo stomaco quello che gli psicologi definiscono attacchi di panico. Ti prende alla stomaco, cominciano ad annebbiarsi le sensazioni, ti sembra che tutto il mondo sia fermo al tuo malessere e le relazioni con gli altri e con le cose assumono il tono della sofferenza.
Bisogna reagire, essere forti, dicevo a me stessa, anch’io ho studiato psicologia, so di cosa si tratta : le paure che non riusciamo a gestire, che forse vogliamo non affrontare, non elaborare si ripresentano sotto forma di malessere fisico. Prima fra tutte la paura della morte e quale cosa la evoca di più se non la perdita di una persona cara e così importante per me?
Devo reagire, continuavo a ripetermi, la depressione è un lusso che non posso permettermi, la mia vita con tutti i problemi legati alla quotidianità, non me lo consente. E allora meglio abbandonarsi ai ricordi, alla dolcezza che evocano e cercare di distrarsi , meglio dare retta a quella vocina interiore che mi dice che forse sto interpretando male, che quello che pensiamo sia brutto per noi ha sempre un risvolto positivo.
E’ meglio andare a cercare dentro e fuori di me questa positività.
Poi, piano piano provo a reinterpretare le cose che prima apparivano nere e buie, senza via di uscita e…. pensare che c’e sempre un motivo per il quale è bello vivere.
Allora mi tornano alla mente tanti episodi, e alla fine comprendo che se oggi sono qui con il mio bagaglio buono o cattivo che mi accompagna è proprio perché tu, carissimo papà, ci sei stato e sei stato una parte importante della mia vita.
Allora invece di soffrire per non averti più, preferisco ringraziare chi ha permesso che tu ci fossi, come un dono.
Da te ho imparato tanto.
Con quella sensibilità tutta tua fatta più di silenzi che di parole, più di azioni che di teorie, mi hai insegnato il rispetto per tutte le persone, per il loro valore intrinseco e non per il colore della pelle o per l’appartenenza alla classe sociale o peggio ancora per la razza. Da te ho imparato che anche il più povero o il più debole e anche il più umile ha sempre qualcosa da insegnare,
Ho capito il valore pedagogico della testimonianza di come sei diventato piccolo con i piccoli e grande con i grandi e non come si usa fare oggi, quando spesso vedo gente mostrarsi forte con i deboli e debole con i forti.
Un altro ricordo che sovviene alla mia memoria e che pian piano affiora fra tanti è quando da ragazza non riuscivo mai a spuntarla nelle conversazioni per la ricchezza del tuo linguaggio e quell’uso logico delle parole e dei ragionamenti e la capacità di disquisire su tanti argomenti dei quali eri un fine conoscitore, sia per gli studi seguiti che per un tuo approfondimento personale.
Discussioni dalle quali emergevo annaspando e comunque sempre perdente, ma che mi davano la possibilità di ragionare sulle cose e sui fatti.
Certo a me adolescente il ruolo di perdente mi stava stretto e , oramai che non posso nasconderti niente, perche sei nei miei pensieri, devo confessare che spesso avevo voglia di scappare lontano da te , ma oggi capisco che bisogna passare queste fasi per crescere e che quelle contestazioni giovanili servono ad emanciaparsi a preparare la donna di domani. Eri come uno spadaccino, un colpo, un altro e intanto io incassavo ma nel contempo imparavo le tue tecniche , le facevo mie e questo, lo capisco ora, ti inorgogliva.
Il non dare valore ai soldi, anche se non mancavano, l’usarli ma non considerarli un valore nelle relazioni, sono una realtà nella mia vita di oggi.
Ecco ora il senso di angoscia si è allentato, il sole scalda ed è bello sentirsi viva e fermarsi in questo nostro mondo in corsa a pensare e dare spazio alle riflessioni.
Perché la morte di una persona cara viene vissuta come qualcosa da dimenticare presto, da consumare in fretta?
Ho assistito a funzioni funebri della durata di dieci minuti, il carro funebre scortato dai parenti sulle macchine a tutta velocità. I parenti e amici che invitano a distrarsi e tutto per esorcizzare la morte che fa paura.
Perchè tutto deve passare in fretta, rientrare in quella capacità di consumare veloce tipico della nostra società, il fast death moderno.
No grazie, non voglio rientrare in queste dinamiche, non mi voglio distrarre e con un gioco di parole voglio vivere questa morte per quello che è “un dolore” e se mi vengono gli attacchi di panico me li tengo, passeranno..
Da un genitore, sia padre o madre si può pretendere che ti capiscano, ti accolgano e condividano. Ora che i miei genitori non ci sono più, da figlia passo ad essere madre e moglie, la vita pretende da me un salto di qualità.
Forse avrei potuto fare e dare di più e ricevere di più ma recriminare non è utile.
Ogni cosa ha un senso e il passato per non fare male va accettato così com’è, per apprendere e pensare al futuro.
Comunque a te , papa, voglio dire grazie. Grazie per esserci stato, ci rivedremo ne sono certa
Papà, ovunque tu sia.

questo racconto é rimasto nella scrivania del nostro computer per molto tempo, senza venire aperto. Non riporta la firma e quindi non riesco a ricostruire chi lo ha inviato. Ma in queste parole ho rivissuto con grande commozione gli stessi sentimenti provati quando é mancato mio padre, 5 anni fa. Avrei potuto scrverele io. Sono parole e sentimenti di tutti che l’anonima (non per sua volontà, ahimè) scrittrice regala alle nostre famiglie, di figli divenuti genitori di altri figli. Un seme di amore che porta la vita lontano nel tempo, negli spazi ma non dalla memoria e dal cuore.
GRAZIE,
Regina