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Il saluto di Alberto Moro a sua moglie Beatrice!

Il saluto di Alberto Moro a sua moglie Beatrice!

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Ringraziamento

 

Cari ragazzi nostri,

oggi ci siamo presentati di
fronte all’altare per accompagnare mamma Beatrice nelle braccia del Padre
Nostro.

Abbiamo goduto della sua
presenza in casa fino a quando, mercoledì scorso, chiamata dal Signore, ha pronunciato
il suo “ECCOMI!”.

Nella sua vita si è sempre
prestata a Dio come umile strumento per donare vita ed ha così coronato il
nostro progetto di famiglia.

Insieme a Voi ho vissuto
queste ultime settimane come un momento di vera GRAZIA,
e di questo grande dono dobbiamo essere grati al Signore nostro Dio.

 

Mamma Bea non amava essere
celebrata e avrebbe rifiutato qualsiasi lode pubblica.

Rispettiamo quindi la sua
semplicità portando nei nostri cuori tutti i ricordi e i gesti di amore che ci
ha donato.

 

Ho trascorso al suo fianco
un cammino di 31 anni, di cui 24 nel sacramento del matrimonio.

Percorso iniziato da
adolescenti che sognavano e proseguito fino a essere sposi e subito genitori
che costruivano, pezzo dopo pezzo, il loro castello con le 6 torri.

 

In futuro avrò la fortuna di
riconoscere nei vostri occhi, nei vostri volti, le sue espressioni, i suoi
sorrisi, le sue smorfie e i suoi sberleffi.

 

Vedrò in te, Gabriele, piccolo miracolo avuto in dono, la sua
imprevedibilità. Vedrò comparire sul tuo visino il suo sorriso biricchino e il
suo atteggiamento scanzonato che si tramutano improvvisamente in pensieri tanto
profondi da lasciarti spiazzato.

 

Vedrò in te, Benedetta, il suo calore.

Sole che non tramonta, sole
che riscalda, sole che ti cambia la giornata, che scioglie il freddo e che
dirada le nebbie del cuore.

 

Vedrò in te, Alessandro, la sua forza, la sua caparbietà nel non darsi
vinta dalla malattia, la sua cocciutaggine che si sposa con una dolcezza e
tenerezza commovente.

 

Vedrò in te, Silvia, la sua spensieratezza, il suo sorriso dolce che ti
conquista perché è un abbraccio rotondo e pieno.

 

Vedrò in te, Linda, la sua razionalità, la sua capacità di gestire anche
i sentimenti, la sua dolce amabilità che infonde sicurezza e diventa punto di
riferimento.

 

Vedrò in te, Francesco, la sua profondità, la sua capacità di essere
riservata e al tempo stesso forte testimone della Verità che amava, senza
clamore, ma senza compromessi.

E ancora, con questi
pensieri, mi pare di porre confini e limiti a tutto quello che mi ha dato.

 

Cari ragazzi nostri,

mamma Beatrice vi ha dovuto
insegnare in 15 giorni quello che altri genitori  possono dare in 15 anni e voi tutti non vi
siete risparmiati. L’avete accudita con un amore infinito.

 

Lodiamo il Signore che, come
accadde al Cireneo nel percorso verso il Gòlgota,  ci ha fatto portare la croce assieme a mamma
Beatrice.

 

Tante volte, in questo
periodo così forte, l’abbiamo vista a letto con le braccia spalancate.

Difficile capire se fosse
l’immagine della Croce o se fosse il suo tenero volerci abbracciare tutti
insieme, o se fossero entrambe le cose assieme.

 

Quante volte mi avete
sentito dire:

Pensate a quello che state ricevendo e non a quello che state
perdendo”.

In casa nostra abbiamo avuto
il privilegio di pochi, di toccare con mano l’AMORE, di vedere che l’AMORE si
fa carne, AMORE che nulla chiede e tutto dona.

È un tesoro che nessuno vi
potrà rubare, è un tesoro che costituisce l’eredità che mamma Beatrice vi
lascia.

Sono i talenti
che lei vi ha affidato.

Come nella parabola che
raccontò Gesù, ora spetta a Voi il compito di prendere questi talenti e
moltiplicarli.

Non nascondete nulla sotto
terra, … seguite il suo esempio.

Nella semplicità, con
l’umiltà ispirata da San Francesco, ha toccato i cuori di chi l’ha
incrociata;  e i tanti amici che oggi qui
la circondano ne danno testimonianza.

 

Dobbiamo essere grati a Dio
per non averci lasciati soli nel momento del bisogno.

Ci ha dato come sostegno gli
angeli custodi della mamma durante tutta la malattia.

Penso a Luana, angelo
biondo, sempre con noi, discreta e amorevole, mai stanca di servire la mamma.

Penso alla dottoressa
Roberta, angelo delicato e dolcissimo, che ha condiviso l’intimità della nostra
famiglia per accompagnarci nella fatica delle cure.

Penso a Silvia e Carlo,
presenze salde nelle lunghe notti di veglia.

 

Ora in segno di gratitudine,
con un’immagine cara ad Alessandro, battetevi il pugno sul petto e alzate gli
occhi e la mano al cielo dicendo, con San Paolo, il nostro:

“TUTTO
POSSO IN COLUI CHE MI DA’ LA FORZA !”

Sia Lodato Gesù Cristo.

Amen, Amen.

Alberto Moro