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FINANZIARIA/ FAMIGLIE CON FIGLI IGNORATE E VESSATE

FINANZIARIA/ FAMIGLIE CON FIGLI IGNORATE E VESSATE

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Quando è uscito il primo testo della legge di stabilità, abbiamo subito capito che di famiglia non ce n’era traccia. Di getto abbiamo scritto un articolo, che abbiamo pubblicato per alcune ore, salvo poi ritirarlo subito dopo per senso di responsabilità.
Ci siamo detti infatti che era giusto aspettare, che nel passaggio alle camere ci sarebbero stati degli emendamenti che avrebbero potuto ‘colorare’ di famiglia la legge.
Abbiamo allo scopo preparato una decina di emendamenti, che sono stati presentati sia al Senato, che alla Camera, tramite i parlamentari a noi vicini. Altrettanto ha fatto il Forum delle Associazioni Famigliari.
Di quegli emendamenti non ne è passato neanche uno.
Non c’è alcun passaggio che preveda un riconoscimento alle famiglie con figli, un alleggerimento alle sempre maggiori difficoltà che devono affrontare, in particolare quelle con più figli e minore reddito disponibile.
Anzi, sono state aggiunti ulteriori aggravi a una situazione che ormai, per tante famiglie, è diventata insostenibile.
Dopo l’aumento dell’Iva, dopo la mazzata che in questi giorni hanno avuto con la Tares (con aumenti medi per i nuclei con 3 e più figli che vanno dal 50% in su), ora queste famiglie vivranno ulteriori aumenti fiscali e tariffari sia con la nuova IUC, che con la nuova ISEE.
Ogni anno l’Istat dirama quello che purtroppo è diventato un ‘bollettino di guerra’ sulla povertà relativa in Italia. Negli ultimi 10 anni, è costantemente aumentato il numero delle famiglie con 3 e più figli che vive al di sotto della soglia di povertà relativa. Fa eccezione solo un anno, quello immediatamente successivo alla introduzione del bonus dei 1200 euro per le famiglie numerose introdotto dal governo Prodi.
Purtoppo oggi ci troviamo a confermare le critiche esposte in quell’articolo, che ripubblichiamo qui sotto.
E la foto è emblematica del gioco che le famiglie devono sopportare, ormai divenuto per tantissimi insostenibile.
Vogliamo così ricordare a tutti quei ministri e parlamentari che volutamente hanno bocciato (o anche semplicemente non difeso) questi emendamenti, che li riterremo responsabili se, anche per l’anno prossimo, l’Istat ci dirà che le famiglie con figli sono diventate ancora più povere.
Lo avevamo scritto anche in fondo al primo articolo, ma, si sa, “repetita iuvant“.

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Sappiamo che non si chiama più finanziaria ma legge di stabilità; siamo consapevoli che, finalmente, non ci sono nuove tasse, qualcosa si redistribuisce, e la sanità non viene toccata. E sappiamo anche che l’attuale situazione dei conti pubblici consente spazi limitatissimi di manovra.
Tuttavia, c’è un filo conduttore che lega questa finanziaria a quelle degli anni precedenti: le famiglie con figli vengono sistematicamente ignorate e, tanto per cambiare, vessate.
Partiamo da tre presupposti fondamentali:
1) a parità di reddito, chi è che ha minore potere di acquisto? Le famiglie con figli, perchè su quel reddito ci devono campare in tanti;
2) Secondo l’Istat, chi è che più di tutti sta subendo la crisi? Le famiglie con figli, in particolare quelle con 3 e più figli.
Ogni anno il ‘bollettino di guerra’ dell’Istat ci dice che sempre più famiglie con figli entrano nella soglia di povertà relativa. Ben il 28,5% delle famiglie con 3 o più figli minori vive al di sotto di tale soglia. Al sud addirittura questa soglia arriva al 50,6%! Cosa sta facendo questa finanziaria per queste famiglie? Niente, anzi, le vessa ancora di più! (lo vedremo più avanti);
3) Da chi sono rappresentate le famiglie con figli? Da nessuno. Gli imprenditori rappresentano i propri interessi; i sindacati, rappresentano i lavoratori in quanto tali (non in quanto titolari di famiglia con figli a carico). Dei politici (salvo rarissimi casi), poi, non ne parliamo…
Ed ora veniamo ad analizzare questa prima versione della legge di stabilità.
Il nodo principale è rappresentato dal cuneo fiscale (10miliardi in 3 anni, di cui 2,5mlnd. nel 2014). L’anno prossimo, un miliardo e mezzo servirà per ridurre l’irpef per le fasce medio basse. Apparentemente, un’ottima manovra di redistribuzione; ma andiamo a vedere i dettagli.
Innanzitutto, riguarda solo i lavoratori dipendenti; sono esclusi i lavoratori autonomi. Quindi, se un artigiano od un commerciante con più figli vive al di sotto della soglia di povertà relativa, sono problemi suoi.
Ma quanto prenderà mediamente un lavoratore da questa manova? Se lo stipendio arriva fino a 25-27mila euro, il beneficio netto è di 10-15 euro al mese; per chi guadagna fino a 40mila euro, il beneficio è al di sotto di 10 euro, per chi è nella fascia 40-55mila euro, parliamo di spiccioli.
Sorge la prima domanda: invece di dare una caramella al giorno a tutti (nel vero senso della parola! dividete 10 euro per 30 giorni…), non ha più senso dare un pasto intero ogni settimana alle famiglie più bisognose, con interventi direttamente proporzionali al numero dei figli e inversamente proporzionali al loro reddito?
Qualcuno dirà: comunque le famiglie con tanti figli e basso reddito beneficeranno del cuneo fiscale. Sbagliato! Sbagliatissimo! La maggior parte di queste famiglie sono incapienti, ossia le detrazioni previste per i figli sono superiori alle imposte, per cui non possono beneficiare della ulteriore detrazione del cuneo fiscale.
Ecco allora la seconda domanda: a parità di reddito, chi beneficerà del cuneo fiscale tra una famiglia monoreddito con figli incapiente, magari a rischio di povertà relativa, ed una bireddito senza figli che ha ancora spazi di detrazione?
Ma la storia non finisce qua. Tra le altre cose, dove si va a reperire parte delle risorse per finanziare il cuneo fiscale?
Dalla riduzione delle detrazioni Irpef dal 19% al 18% per il 2013, e al 17% per il 2014. E quali sono le principali detrazioni? Spese mediche, scuola e università, sport, interessi sui mutui, ossia i pochi benefici fiscali di cui oggi possono godere le famiglie con figli.
In compenso, sono state trovate le risorse per mantenere i benefici fiscali su risparmio energetico (65%) e ristrutturazioni (50%). Quelle che vengono utilizzate prevalentemente dalla frangia più ricca della popolazione.
Ecco allora la terza domanda: ma in Italia è più conveniente allevare un figlio, o ristrutturare una casa?
E’ ora che la politica consideri le famiglie con figli come priorità su cui intervenire, anche perchè gli effetti benefici sarebbero ampiamente superiori a qualsiasi altro intervento. Un dato su tutti serve a dare una idea: intervenendo sul 3% delle famiglie italiane (quelle con 3 o più figli), vuol dire dare benefici al 30% dei minori in Italia. E i figli, si sa, rappresentano il futuro della nostra società.
Come intervenire quindi? Con detrazioni direttamente proporzionali al numero dei figli e inversamente proporzionali al reddito, da far beneficiare anche agli incapienti; ma anche con altri interventi, alcuni di costo limitato o pari a zero, come, ad esempio: l’aumento del limite dei 2.580 euro per cui un figlio viene consierato a carico (rimasto invariato dal 1986), la riduzione dell’Iva sulle bollette di acqua-luce-gas per la prima casa, l’introduzione dei biglietti e abbonamenti famiglia per trasporti pubblici.
Lo capiranno i nostri politici? Aspettiamo che si completi l’iter parlamentare della legge di stabilità per dare una risposta. Ma se questa risposta non verrà data, l’anno prossimo, quando l’Istat dirà per l’ennesima volta che è aumentato la percentuale delle famiglie con figli minori a rischio di povertà relativa, punteremo il dito contro chi ha deciso questa finanziaria, e urleremo: siete voi i responsabili.

Alfredo Caltabiano

Istat: la povertà in Italia