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Figli e soldi

Figli e soldi

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Di solito, nei manuali per genitori non si affronta il tema delle spese che una famiglia deve affrontare con o senza sacrifici, impostando l’argomento in modo che possa risultare educativo anche per i bambini che vedono, sentono, respirano e inglobano ogni nostro minimo gesto.
Si accenna, al massimo, all’utilità delle paghette settimanali, alla gestione economica intesa come organizzazione familiare, al dono per un figlio come compensazione del poco tempo che gli si dedica. (…)
Alla generazione dei nostri bambini manca, assolutamente, il senso dei soldi. E non per colpa loro. Ma per colpa di noi adulti che, qualche anno fa, non avremmo mai comperato un gelato da quattro mila lire per merenda e oggi tiriamo fuori una monetina da due euro come se non valesse niente. Al supermercato il giochino da cinque euro ci sembra regalato perché pensiamo ingenuamente che costi cinque mila lire e lo lasciamo infilare nel carrello, per poi svenire, quando, in cassa, metti dentro che metti dentro, il conto finale supera i centocinquanta euro. Allora, improvvisamente, un rapido calcolo ci fa aguzzare l’ingegno e ragionare non sui centocinquanta euro ma sulle trecento mila lire.
Come possono avere il senso del denaro i ragazzini di oggi? In quale modo possiamo aiutarli noi adulti che, per primi, abbiamo le idee confuse?
Sfido qualunque bambino a non dare un’importanza eccessiva ai soldi in questi tempi: avere pochi soldi significa privarlo di tutto quello che può desiderare e che gli altri spesso hanno e averne a sufficienza non cambia di molto la situazione, perché il messaggio che il bambino capta rischia di essere comunque del tipo che i soldi non bastano mai perché più se ne hanno e più ne servono. (…)
Per i bambini l’approccio col denaro rischia di divenire frustrante: la maggior parte delle famiglie fa fatica ad arrivare a fine mese, causa anche le infinite necessità-inutilità che la vita d’oggi ci impone.
Viene da chiedersi: come si fa a crescere un bambino senza creargli il mito del denaro, senza che si convinca che non si è meno importanti di chi ne ha tanto di più, quando la situazione generale è quella che è? Come fa un ragazzino normale a non desiderare niente ogni volta che entra in un centro commerciale?
Confesso di fare molta fatica a fare interiorizzare ai miei figli il concetto che il denaro è necessario ma insieme e non prima di tante altre cose e che le cifre che ci vengono richieste sono spesso fuori luogo e per oggetti al di sopra delle reali necessità.
Proprio oggi, Mattia mi ha chiesto un gioco per la play-station perché era scontato e veniva “solo ventinove euro, invece che cinquantaquattro”… Inutile specificare che non gli è stato comperato, mi ha allora informato del fatto che i suoi amici se vedono un nuovo dischetto o un nuovo CD, ce l’hanno subito in regalo.
Non so cosa farci oltre a non comperarglieli, preferendo, comunque, scegliere altre tipologie di regali e, non per ultimi, dei libri. E’ giusto, infatti, che i ragazzi imparino per esempio, che, a parità di prezzo, ci sono oggetti di un valore ben maggiore di altri. Ci sono modi in cui noi cerchiamo di evitare ai nostri figli la frustrazione che può derivare dal rapporto col denaro. Cerchiamo, innanzitutto, di sprecarne il meno possibile, evitando spese inutili fuori casa: facciamo merenda prima di uscire o ci portiamo i panini e i succhi di frutta, senza dispendiose soste al bar.
(…) Al supermercato ho smesso di fare la spesa personalmente: ero troppo spendacciona. Da quando va Davide che si attiene fedelmente alla lista, i nostri risparmi sono nettamente aumentati e in cucina non manca certo il necessario da mettere sotto i denti. Abbiamo, inoltre, cambiato ipermercato e in quello attuale spendiamo notevolmente meno che nel precedente con una qualità, per certi prodotti, superiore.
Evitiamo il più possibile di portare i bambini nei centri commerciali dove sono disorientati da tutta la mercanzia presente e chiedono di ogni senza pensare. La spesa va fatta senza di loro. (…)
Ricicliamo vestiti il più possibile, ogni capo di Giacomo diventa, al momento opportuno, di Mattia e di Luca. Nessuno dei miei figli esce vestito da straccione, anzi sono sempre puliti e curati, ma ogni felpa del fratello maggiore diventa di quello minore e, se non è più in buone condizioni, la diventa sotto forma di pigiama o di vestito per giocare in giardino. Comunque non si butta. Addirittura, prima di eliminare definitivamente le magliette, ritaglio le etichette carine che servono di continuo per essere cucite sopra gli innumerevoli buchi con cui tornano a casa i pantaloni di Giacomo e Mattia. Sono molto più carine delle solite, vecchie toppe (che, inoltre, sarebbero da comperare e pagare!)
Accettiamo senza problemi vestiario usato da altri bambini e lo passiamo a nostra volta ad amici con figli più piccoli. Abitando in campagna, utilizziamo molto l’auto, ma ho imparato a predisporre in maniera conveniente i giri che devo fare e, quando è possibile, a riunire nello stesso pomeriggio le commissioni dalla stessa parte della città, evitando di andare in posta al lunedì pomeriggio e dal calzolaio il martedì mattina se entrambi si trovano nella stessa zona. Giacomo, Mattia e Luca vivono questo andamento familiare e credo e spero lo assimilino automaticamente. Certo ci sono mille altri aspetti che potremmo ancora migliorare per educarli ad un buon rapporto col denaro, al senso del risparmio e al un buon utilizzo dei soldi che consente quindi di avere maggiori risorse per le cose che interessano, vacanze, libri, cinema o altro. Penso, per esempio, alle spie degli elettrodomestici che lasciamo in stand-by perché ci dimentichiamo di spegnerle e che costituiscono uno spreco mondiale immane di elettricità. Penso alle tante luci accese in casa che non servono a nessuno, alla quantità di acqua calda che usiamo per lavarci, agli yogurt che facciamo scadere in frigorifero. Penso alla cancelleria scolastica che regolarmente non torna più a casa da scuola e agli astucci che vanno periodicamente riforniti, ai quaderni che vengono lasciati a metà perché la maestra decide di cambiare argomento e dai quali ci dimentichiamo, poi, di staccare le pagine bianche per utilizzarle, almeno, come fogli di brutta.
Tutto ciò non è astruso ai bambini e non è di peculiarità degli adulti: se i bambini vengono educati fin da piccoli ad avere riguardo per tutto ciò che li circonda, potrebbero vivere con minor ansia il rapporto col denaro e tutto ciò che ne consegue. Per lo meno, dovrebbero imparare che i soldi risparmiati dove è possibile, possono servire anche per un piacere o un divertimento non previsto: il benessere generale a cui aneliamo educando i nostri figli, dipende anche dal nostro rapporto col denaro. (tratto da IO TI AMORO, Barbara Mondelli, ed.Magi, 2007)

Cosa ne pensate? Come gestite il rapporto con il denaro nella vostra famiglia?

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