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Famiglia numerosa, un’esperienza svedese…

Famiglia numerosa, un’esperienza svedese…

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Gli amici ci dicono: ” ah, se non foste andati in Svezia, non avreste fatto 4 figli!”
Sarà vero? Ce lo domandiamo anche noi! Eppure il Signore ha voluto proprio questo. Abbiamo solo concretizzato una vocazione, la nostra, quella di essere genitori. Di sicuro c’è che li abbiamo voluti tutti e quattro e tra il dirlo ed il farli c´é stato di mezzo si un mare, ma di amore. Vantaggi di essere stati là: molti; così come gli svantaggi.
In Svezia la famiglia tradizionale, costituita da genitori sposati e figli, sembra essere diventata cosa di altri tempi. Incontrare coppie di fatto, divorziati o famiglie allargate è estremamente comune: se i partner sono d’accordo possono ottenere il divorzio (o la separazione della coppia di fatto) in poche settimane… (se hai figli sotto i 16 anni devi aspettare almeno… 6 mesi!!!).
I genitori hanno solo l’obbligo di sostenere economicamente i figli fino al compimento dei 18 anni d’età e, se studenti, fino a quando non ne hanno compiuto 21.
Col divorzio la donna non ha diritto ad alcun sostegno economico. Ecco perché le donne svedesi non rinuncerebbero mai al proprio lavoro e alla propria indipendenza economica. Dall’oggi al domani, in nome di quella sacra libertà individuale, una persona può decidere di abbandonare il coniuge senza problemi: “Non sono più innamorato di te, vado via”. Delle possibili ripercussioni sui componenti della famiglia non interessa a nessuno.
E così mogli e mariti o compagne e compagni, crescono con la consapevolezza di non potersi fidare l’una dell’altro perché non esiste legame o impegno preso che tenga. Nella mentalità svedese prima ci sono io con le mie esigenze e poi ci sei tu, figlio, moglie, marito, papà o mamma. E´una mentalità sconvolgente, che mette al centro di tutto il singolo individuo e il suo diritto assoluto di decidere per sé. Attorno a questo concetto ruota tutta l’organizzazione della società. Lo Stato garantisce la libertà della persona costruendole intorno una rete di servizi che la rendano il più indipendente possibile (dal punto di vista economico e sociale).
In Svezia l’uguaglianza tra uomo e donna non é, come in Italia, un bel concetto astratto, ma una realtà tangibile e riscontrabile nel quotidiano, oltre ad essere cosa ben tutelata dalla legge. Camminando per strada a Stoccolma è normale incontrare donne alla guida di mezzi pesanti o intente ad aggiustare il manto stradale … così come è normale vedere i papà la mattina al parchetto con i piccoli (mentre, magari, la moglie è in ufficio a dirigere una squadra di 20 impiegati…). Uomini e donne hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri, ma non è un modo di dire! Lo Stato offre i servizi di sostegno alle famiglie in modo tale che i papà e le mamme possano in tutta tranquillità organizzarsi la giornata senza dover rinunciare per forza al lavoro o dipendere da figure quali i nonni, babysitter o altro. E questo perché ogni bambino in Svezia ha IL DIRITTO di essere assistito in assenza del genitore. Servizi quali scuole materne (che accolgono bambini da 1 a 6 anni), scuole dell’obbligo, centri di ricreazioni associati alle scuole fuori dall’orario scolastico, etc.. sono distribuiti in maniera capillare sul territorio (anche nel Nord dove la densità della popolazione è bassissima) e quindi non solo tuo figlio ha il posto garantito, ma è pure dove vuoi che sia.. In più, i servizi sono economicamente accessibili a tutte le famiglie, perché gli svedesi pagano tasse salate, ma il costo dei servizi è uguale per tutti, indipendentemente dal reddito, dalla casa di proprietà etc etc (vedi ISEE). Inoltre i genitori ricevono un assegno mensile per figlio (barnbidrag) finché il figlio compie 16 anni. Più figli hai più soldi ti spettano: non hai bisogno di fare alcuna richiesta o di compilare moduli ed allegare documenti. Per dare un’idea, noi con quattro bimbi ricevevamo al mese circa 600 euro…
Ma non è finita: è un diritto del bambino ricevere gratuitamente assistenza medica (dentista, oculista, visite specialistiche, interventi di qualsiasi genere…). Lo Stato assiste economicamente anche i giovani che vogliono laurearsi.
Economicamente i figli non gravano sui genitori, ma non ci e’mai capitato di incontrare un papà o una mamma che avesse deciso di stare a casa a crescere i propri figli. Forse perché i rapporti umani che legano marito e moglie sono percepiti come “naturalmente” poco stabili. Con la conseguenza diretta che l’educazione e la crescita dei figli è demandata alle strutture dello Stato.
Per quanto riguarda poi paternità/maternità, i genitori hanno a disposizione un totale di 480 giorni retribuiti che possono essere utilizzati fino al compimento dell’ottavo anno di età del figlio. Puoi decidere di prolungare tale periodo, lavorando part-time (che significa a tua completa discrezione lavorare per 3/4, o ½ o ¼ della tua giornata lavorativa normale). E questo indifferentemente sia per i papà che per le mamme. Alla nascita il papà ha 10 giorni di permesso retribuito per stare accanto alla famiglia…
Oltre a tutta una serie di agevolazioni, quali per esempio poter usufruire gratuitamente dei mezzi pubblici se si accompagna un bimbo nel passeggino (gli autobus hanno un ampio spazio riservato ai passeggini e gli occupanti “abusivi” liberano immediatamente il posto in presenza di un passeggino senza aver bisogno di discutere!!). Così come succede di rado di non trovare un seggiolone per il tuo piccolo in un ristorante o in un bar; e i musei sono tutti dotati di servizi igienici adeguati alle esigenze dei più piccoli, di ambienti con microonde per scaldare le pappette o posti dove si può consumare un pranzo al sacco senza dover per forza comprare qualcosa al ristò…
Ma perché allora siamo scappati da questo paradiso terrestre? E´vero che dal punto di vista economico e di servizi siamo tornati al terzo mondo italiano, ma come ci diceva don Yurek, il prete polacco che seguiva la comunità cattolica italiana a Stoccolma, non si può guardare solo il lato economico.
Siamo tornati perché ci mancavano la famiglia, gli amici, la socialità degli italiani, lo scambiare due chiacchiere con il perfetto sconosciuto al parco (nella tua lingua), le belle discussioni di politica o di sport, la solidarietà della nostra gente, il sole e la luce. Potrebbe sembrare poco, ma garantisco che la difficoltà nel relazionarsi e il clima invernale per 9/10 mesi all’anno e il buio di novembre, dicembre e gennaio, hanno il potere di far crollare anche il più “orso” degli italiani. E poi ci spaventava la presenza assillante di quello Stato che si incarna in ognuno rendendo tutto omogeneo. È un popolo sostanzialmente ateo: Non c’e´Natale, non c’e´Pasqua. La festa più importante dell’anno è Midsommar, la festa di inizio estate: solo in questo giorno dell’anno tutti i negozi chiudono…
Il sostegno economico e l’organizzazione dei servizi in Svezia ha permesso sì di raggiungere l’obiettivo di aumentare la natalità; ma la mancanza di una vera politica per la famiglia, che riconosca e sostenga il ruolo educativo dei genitori, come punto di partenza per la costruzione di una società civile, ha portato lo Stato Svedese alla disgregazione del tessuto sociale e alla perdita di quei valori che fanno un Paese ricco.
In Italia tante sono le cose che devono migliorare, ma i Paesi del Nord ce ne possono insegnare solo alcune.
L’obiettivo del sostegno economico alla famiglia deve essere quello di dare la possibilità ad uno dei genitori di DECIDERE se rinunciare al lavoro per accompagnare i propri figli nella crescita. I nostri figli sono il nostro futuro! Se venissero almeno pagati i contributi al genitore che non lavora… Verrebbe smantellato anche il pregiudizio diffusissimo sulle “casalinghe” a casa a fare niente!!!!!
La famiglia è il pilastro della società!

Andrea e Luisa Montanari

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