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EDUCARE ALLA PIENEZZA DELLA VITA

EDUCARE ALLA PIENEZZA DELLA VITA

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Quante volte mi sono sentita dire quando ero per strada o al supermercato con un grappolo di bimbi attorno che mi chiamavano “mamma”: “Signora, sono tutti suoi? Che coraggio! Oggi, in questo mondo così brutto, così cattivo! Poveri bambini… non sanno a cosa vanno incontro…” e magari passavamo anche per egoisti noi genitori… Eppure sono stati gli anni più belli della nostra vita, gli anni dell’esplosione della vita in tutti i sensi.
E un giorno leggendo un proverbio indiano: “Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce” ho pensato che la nostra famiglia era un pezzo della foresta che cresce, e ogni famiglia ne è una parte, e ogni famiglia numerosa ne è un pezzo consistente.
Forse noi non abbiamo tanto tempo per essere presenti lì dove ci si impegna con varie iniziative per promuovere la vita, ma credo che il nostro impegno per la vita sia sotto gli occhi di tutti: sono i nostri figli! Sono le nostre case piene di bambini nostri e a volte non solo nostri. E sono le nostre giornate, che possiamo chiamare tutte: Giornate per la vita.
Cosa significa questo per noi? Cosa è la vita per noi?
E’ prima di tutto un’avventura di gioia: la vita è gioia, gioia di stare assieme, gioia di giocare, gioia di esplorare, gioia di condividere, gioia per le conquiste dell’altro, gioia di fare delle scoperte assieme, insomma quella gioia di volersi bene e quella gioia tutta speciale che solo i bambini sanno dare agli adulti per il solo fatto di esserci…
La vita è relazione: all’inizio è solo relazione silenziosa di amore per la tua creatura che ti è affidata e che devi accudire e comprendere e prevenire e colmare di attenzioni e di sorrisi e di incoraggiamenti… poi diventa relazione di sguardi, di parole, di gesti che infondono amore, sicurezza, e poi ancora diviene relazione profonda proprio sulla vita, sui suoi valori, sui suoi diversi momenti, diventa spiegazione del dolore, sostegno nei momenti difficili. Relazione d’amore tra papà e mamma che diventa relazione con e per i figli.
E la vita diventa solidarietà, generosità, donazione fin da subito: sono tanti, imparano ad aiutarsi, a condividere, a stringersi per starci tutti, a farsi carico delle difficoltà dell’altro e trovare delle soluzioni per superarle… si sprigiona la fantasia…
E quando entra nelle nostre case la vita nella sua pienezza, cioè con il suo carico di sofferenza, di fatica, di sacrificio non viene buttata nel sacco nero della spazzatura per non vederla, non viene ignorata (tutti la vedono ma non se ne parla: non si sa cosa dire!) per la paura di non saperla affrontare, ma viene guardata negli occhi, viene accolta e portata un po’ per ciascuno… così non fa più paura, ci si aiuta, il peso diviso fra tutti è sostenibile e soprattutto ci si allena per il tempo a venire.
E allora comprendiamo di essere parte di un disegno meraviglioso: “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò” (Gen. 1,27). Immagine di Dio: noi chiamati a far risplendere Dio nel mondo attraverso la nostra famiglia: a far risplendere l’Amore di Dio e a dire che è possibile! Che l’apertura alla vita è possibile, che l’accoglienza della vita per nostri figli e anche per quelli che non sono nostri è possibile, che i nonni sono importanti e che trovano posto anche loro nelle nostre famiglie, che trovano posto anche quelli che la società tenderebbe ad eliminare perché portatori di un handicap.
Non siamo meglio degli altri o più bravi, siamo solo parte di un disegno più grande di noi al quale volentieri rispondiamo con gioia “sì” ogni giorno nella certezza di lavorare per il mondo che Dio vuole e che noi vogliamo per i nostri figli e per tutti i figli, soprattutto per tutti quelli che non hanno speranza.

RAFFAELLA BUTTURINI