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DALLA CASSAZIONE UN’INIEZIONE DI RAGIONEVOLEZZA (E IL TESTO CIRINNA’ SE NE VA...

DALLA CASSAZIONE UN’INIEZIONE DI RAGIONEVOLEZZA (E IL TESTO CIRINNA’ SE NE VA IN PENSIONE)

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La Cassazione con la sua sentenza di ieri ha nuovamente confermato un orientamento giurisprudenziale che riafferma con chiarezza diversi punti importanti:
– in Italia non può essere introdotto il matrimonio tra persone dello stesso sesso, come sottolineato costantemente anche dalla Corte costituzionale;
– il divieto di matrimonio tra persone dello stesso sesso non costituisce in alcun modo discriminazione nei loro confronti; essi hanno altresì diritto ad “un grado di protezione e tutela equiparabile a quello matrimoniale” esclusivamente quando si tratta di diritti fondamentali (e non per un generico “diritto al matrimonio”);
– le convenzioni internazionali non obbligano in alcun modo a introdurre il matrimonio omosessuale, ma lo lasciano alla piena autonomia della legislazione nazionale. Quindi, basta dire: ” Ce lo chiede l’Europa!”.
Stavolta la sentenza era stata richiesta a fronte del divieto di procedere alle pubblicazioni di matrimonio, previste per le coppie di persone eterosessuali, a favore di una coppia di persone omosessuali.
Nonostante sia in primo che in secondo grado fosse stato negato il diritto alle pubblicazioni, è stato necessario l’intervento della Cassazione.
La Cassazione ha introdotto un altro importante elemento di novità, che indica la strada che il legislatore potrà percorrere, sottolineando l’esigenza di un “trattamento omogeneo di tutte le situazioni che presentano un deficit od un’assenza di tutela dei diritti dei componenti l’unione derivante dalla mancanza di uno statuto protettivo delle relazioni diverse da quelle matrimoniali”. In altre parole il legislatore deve regolamentare le unioni di fatto senza distinzioni tra quelle tra stesso sesso e sesso diverso (“tutte le situazioni”), e soprattutto deve tener distinte le unioni di fatto dalla famiglia fondata sul matrimonio.
Ciò conferma quanto segnalato dal Forum e da molti altri nell’audizione in Senato sulla proposta di testo base della sen. Cirinnà: non è corrispondente al dettato costituzionale l’equiparazione delle unioni di fatto al matrimonio (come di fatto fa il testo base Cirinnà); la diversa disciplina tra le coppie di persone dello stesso sesso e tra quelle di sesso diverso (prevista sempre dal Cirinnà) non ha ragion d’essere, poiché questa sì discriminatoria.
Inoltre, per quanto attiene ai diritti fondamentali delle persone non serve una legge ad hoc poiché le persone – tutte le persone – ne godono indipendentemente dal loro status di coniuge o di componente di una convivenza. Cm ribadito dalla sentenza.
È evidente ancora una volta che il testo Cirinnà non è adeguato a far fronte alle pur legittime aspirazioni delle coppie omosessuali, ci aspettiamo dunque che la Commissione Giustizia del Senato abbandoni questo testo base, e individui una nuova soluzione, appropriata ma soprattutto condivisa, senza introdurre forme di simil-matrimonio o di impropria assimilazione delle unioni di fatto alla famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna.

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Daniele Nardi
Capo ufficio stampa
Forum delle associazioni familiari
LungoTevere dei Vallati 10, 00186 Roma – tel. 06.6830.9445 – fax 06.8778.1510