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Crisi della natalità, due proposte concrete per aiutare le famiglie

Crisi della natalità, due proposte concrete per aiutare le famiglie

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Scripta manent – Caro direttore, siamo genitori di dieci figli, nonni di 15 nipoti e presidenti dell’associazione che raduna migliaia di famiglie numerose d’Italia: perciò non abbiamo molto tempo per riposare. Quando anche riusciamo a farlo, le nostre notti sono disturbate da un pensiero ripetuto, da una preoccupazione. È la preoccupazione di un papà e di una mamma – da tempo anche nonni – che vivono in un Paese che è consapevole di essere malato, ma che non intende curarsi. Lasciando che il male progredisca, fino alla morte. I risultati delle analisi – provenienti dall’Istat – sono impietose: l’Italia è un Paese sempre più vecchio, dove le donne fanno sempre meno figli. Il saldo demografico è sempre più negativo. Per molti demografi, irreversibile; per molti economisti, preoccupante. Le conseguenze già si avvertono e pesano: stanno nella mancata crescita economica e nella progressiva insostenibilità del welfare.

Lo stesso ‘laboratorio di analisi’ di cui è dotato il nostro Paese – l’Istat – certifica la continua crescita del numero delle famiglie con figli cadute in povertà. Avere un figlio minore nel nucleo familiare aumenta il rischio di povertà relativa: sono in questa soglia 42 coppie su 100 che si fanno carico di tre o più figli minori. Nel contempo, si riduce il numero dei giovani fra i 18 ed i 35 anni: è la ‘generazione Core’ – come la chiama l’economista Luigi Campiglio – quella più coraggiosa (e più in grado di generare figli). Quella cui è necessario dare ali garantendo un lavoro certo, non precario o sottopagato.
Al governo Gentiloni ci permettiamo di dare due suggerimenti. Il primo: destinare nuove risorse alle famiglie con figli, attraverso l’introduzione del
Fattore famiglia o con una lungimirante revisione del ddl Lepri o moltiplicando gli assegni familiari. Potremmo cominciare da quelle coppie con almeno 4 figli, se proprio non fosse possibile cominciare da quelle con almeno tre. Sono risorse che entrano immediatamente nel ciclo economico attraverso i consumi, contribuendo quindi alla ripresa dell’economia e, conseguentemente, alla creazione di nuovi posti di lavoro. Il secondo: garantire un passaggio generazionale del lavoro da genitore a figlio, in particolare per i lavoratori e le lavoratrici a cui mancano pochi anni alla pensione. Il meccanismo potrebbe prevedere la possibilità per il genitore di passare dal tempo pieno al part time, con riconoscimento per intero dei contributi pensionistici, a fronte della contemporanea assunzione del figlio nella stessa azienda, oppure presso altre aziende: favorendo così, a parità di ore lavorate, la creazione di nuovi posti di lavoro, secondo la logica ‘lavorare meno, lavorare tutti’. Due proposte che vorremmo discutere con il Governo in occasione della prossima conferenza sulla famiglia del 28 e 29 settembre. E che vorremmo fossero contemplate nella prossima legge di bilancio. Serve una ‘cura da cavallo’ per uscire dall’inverno demografico, rilanciare le speranze della ‘generazione Core’. Servono misure strutturali a favore di chi sceglie di mettere al mondo figli, una scelta personale sì, ma orientata al bene comune.

Giuseppe e Raffaella Butturini

 

Lettera pubblicata su Avvenire il giorno 31 agosto