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Assegno unico, ecco come può cambiare l’Isee. Sarà più equo?

Assegno unico, ecco come può cambiare l’Isee. Sarà più equo?

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Dal peso della prima casa al coefficiente per i figli. Tante buone idee per riformare l’indicatore che misura la ricchezza famigliare. Ma la vera differenza la fa il costo della vita

Una delle notizie emerse durante gli Stati Generali della Natalità che si sono svolti a Roma il 12 e 13 maggio riguarda la possibilità di modificare l’indicatore Isee per calcolare l’Assegno unico. Una novità importante. L’Assegno unico e universale, infatti, ammonta a 175 euro al mese a figlio per tutti i nuclei con un Isee inferiore ai 15mila euro, ma dopo quel limite l’importo cala rapidamente fino ai 50 euro che vengono riconosciuti a chi ha un Isee superiore ai 40.000 euro.

La necessità di modificare l’indicatore che tiene conto del reddito, del patrimonio e dei carichi familiari nasce dal fatto che l’obiettivo dell’equità che ci si è proposti decidendo di collegare l’assegno alla ricchezza complessiva del nucleo, rischia di venire meno di fronte a molte situazioni specifiche. Non poche famiglie di lavoratori dipendenti, infatti, si sono trovate a percepire un beneficio inferiore rispetto al regime precedente, tra Anf e detrazioni.

Come potrebbe cambiare dunque l’Isee? Le ipotesi in campo sono molte. La strada che si sta valutando è quella di passare a un Isee di prestazione, cioè un indicatore calcolato con parametri modificati solo per chi chiede l’Assegno unico, come ad esempio si fa per le tasse universitarie o altri contributi socio-sanitari. Uno dei nodi principali riguarda il coefficiente che “pesa” i figli: oggi penalizza le famiglie numerose poiché al crescere del numero dei bambini l’Isee rimane comunque molto elevato, limitando l’assegno.

Continua a leggere l’articolo su avvenire.it di Massimo Calvi