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A Parma il convegno “Figli, bene comune”: è tempo che le...

A Parma il convegno “Figli, bene comune”: è tempo che le buone pratiche per la famiglia vengano messe a sistema

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COMUNICATO STAMPA

Figli, bene comune è uno slogan che conosciamo dagli anni ’80, eppure oggi nulla pare essere cambiato e iniziamo a confrontarci purtroppo con i primi reali effetti negativi. Ci troviamo davanti a un’urgenza che non possiamo più rimandare ed è arrivato il tempo di soluzioni concrete”. Con queste parole Mons. Enrico Solmi ha aperto il convegno “Figli, bene comune – Politiche familiari e per la natalità sul territorio” che si è svolto a Parma, nel pomeriggio di venerdì 17, presso l’Auditorium dell’Assistenza Pubblica.

E proprio di soluzioni concrete fatte di reti sinergiche e di soluzioni già in atto in alcuni Comuni virtuosi si è parlato negli interventi dei relatori coinvolti nell’incontro.

Il convegno, aperto dai saluti di Enrico Fermi, presidente ACLI Parma, di Alfredo Caltabiano, presidente Associazione Nazionale Famiglie Numerose e di Maddalena Faccioli, presidente Forum delle Associazioni Familiari dell’Emilia-Romagna, è entrato subito nel vivo nelle parole di Lidia Borzì, delegata nazionale ACLI Famiglia e Stili di Vita. “I figli sono la nostra speranza, l’incubatore del futuro. Eppure, il nostro patronato evidenzia che siamo vicini al punto in cui non si riuscirà a pagare le pensioni, perché il nostro sistema si regge sulle somme messe da parte dai lavoratori nuovi e quindi, quando arriveremo al punto in cui i giovani saranno meno degli anziani, rischieremo il tracollo” spiega Borzì. “Una delle principali cause di questo inverno demografico – continua la delegata nazionale ACLI – è da ricercare nell’assenza di lavoro; oggi i giovani devono scontrarsi con soluzioni di lavori poveri e precari, che posticipano sempre di più la scelta di avere un figlio”. Per questo si è parlato della necessità di misure per un lavoro dignitoso, di sicurezza e di formazione permanente, di stipendi da adeguare a quelli europei e di aiuti alle donne, che non devono più trovarsi a scegliere tra lavoro e famiglia. “È importante ricordare anche due altri temi: la necessità di politiche di accoglienza, poiché gli stranieri che arrivano in Italia hanno figli, che rischiano di non essere accolti in maniera appropriata nel nostro Paese e un cambio di mentalità nella nostra cultura, per cui si è perso il senso del noi, in nome di un individualismo pericoloso”.

Francesco Belletti, direttore del Centro Internazionale Studi Famiglia, si è soffermato su una serie di riflessioni tecniche in merito a cosa voglia dire fare politiche per la famiglia: “Dal 1991 si parla di emergenza demografica e oggi, dopo 30 anni senza azioni politiche mirate, lo scivolamento verso il basso è reale. È indispensabile lavorare sul legame tra politiche fiscali a favore della famiglia e giustizia sociale – sostiene Belletti. Serve un fisco a misura di famiglia, bisogna modificare l’ISEE, rafforzare l’assegno unico universale e i congedi parentali e sostenere i genitori nei primi anni di vita del bambino, smettendo – realtà molto italiana – di rifugiarsi nell’appoggio dei nonni o di altri parenti”. Le storie di Comuni virtuosi ci sono, ha raccontato Alfredo CaltabianoBasterebbe studiare e riprodurre le case history della Rete nazionale dei Comuni Amici della famiglia, nati inizialmente in Trentino e in Sardegna e che oggi contano 202 Comuni aderenti (quindi già ben 7milioni e 800mila cittadini). Questi Comuni scelgono di seguire una serie di buone pratiche che pongono il tema della famiglia e della natalità al centro dell’attenzione della Giunta e aderiscono a una certificazione che prevedere di seguire un Piano per la famiglia, a costo zero”.

La relazione finale di Luciano Malfer, Research Family Development Manager della Fondazione Bruno Kessler, si è soffermata proprio sulla possibilità di creare un approccio centrato sulla famiglia, riducendo i costi e sfruttando al meglio beni e servizi già a disposizione, in modo da affrontare in modo vincente la transizione demografica, ambientale e digitale che stiamo vivendo. “Si sta lavorando, e alcuni Comuni lo stanno già testando con successo, su una mappatura dei servizi esistenti e su un sistema integrato e olistico al quale tutti possono concorrere; 9 punti per creare una sinergia di tutte le politiche di un Comune, un modello di rete che coinvolga ogni ambito e abbia al centro i servizi alla famiglia. L’uso dell’Intelligenza Artificiale permette di ideare e strutturare il miglior piano per ogni diverso Comune, mappando altre situazioni già esistenti che possano essere usate come esempio e creare nuove reti di collaborazione”.
A chiusura del convegno gli interventi dell’Assessora regionale Barbara Lori, dell’Assessora alla Partecipazione del Comune di Parma, Daria Jacopozzi e di Sandro Campanini, Consigliere Comunale PD, che hanno portato testimonianza della loro esperienza e dei passi avanti fatti e in fase di realizzazione sia nel Comune di Parma che in Regione.

I primi semi sono stati quindi piantati, ora è compito della politica e delle Istituzioni permettere che, parafrasando una fase di Francesco Belletti, “questi fiori diventino finalmente un giardino condiviso”.

 

Presentazioni:

Guarda la registrazione del convegno:

Hanno parlato del convegno:

12 TV Parma: Culle vuote, il vescovo Solmi: “Le istituzioni facciano di più per le politiche della famiglia”

Gazzetta di Parma: «Fare figli in Italia è un lusso: servono politiche famigliari»