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“Signore, sia fatta la tua volontà” – “Herr, dein Wille geschehe”

“Signore, sia fatta la tua volontà” – “Herr, dein Wille geschehe”

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Carissime famiglie
il nostro Vescovo, lo scorso 8 marzo ha festeggiato il secondo anniversario della sua ordinazione vescovile.
Questo secondo anno, oltre che dai numerosi impegni pastorali è stato segnato in modo particolare dal manifestarsi della malattia che lo ha colpito, una forma rara e atipica di Parkinson.
Vogliamo condividere con voi. in occasione della Quaresima. la sua lettera pastorale come occasione di riflessione per tutti noi.
Alfio ed Emanuela

Lettera pastorale per la Quaresima 2011

Cari fedeli!

Introduzione

Quando ho saputo la diagnosi della mia malattia ho cercato di pregare con Gesù sul Monte degli Ulivi: “Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu” (Mc 14,36). Sappiamo che ci sono persone che dicono: “È solo una questione di destino”. Una tale posizione sarebbe espressione di un fatalismo cieco.
Crediamo invece a un Dio che è amore, che ha progetti per la nostra salvezza. Questo mi ha portato a scrivere qualcosa sul difficile tema della Provvidenza divina, qualcosa sul disegno di Dio per la vita del singolo e sulla possibile risposta del singolo alla chiamata di Dio.

Un brano tratto dalla Sacra Scrittura

Vorrei premettere un brano tratto dalla lettera di S. Paolo agli Efesini, intitolato “Il piano divino della salvezza” (Ef 1,3-12):
Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. In lui, mediante il suo sangue, abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe, secondo la ricchezza della sua grazia. Egli l’ha riversata in abbondanza su di noi con ogni sapienza e intelligenza, facendoci conoscere il mistero della sua volontà, secondo la benevolenza che in lui si era proposto per il governo della pienezza dei tempi: ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra. In lui siamo stati fatti anche eredi, predestinati – secondo il progetto di colui che tutto opera secondo la sua volontà – a essere lode della sua gloria, noi che già prima abbiamo sperato nel Cristo.
Dio, Padre misericordioso e onnipotente, ci ha scelti prima della creazione del mondo, per amore ci ha predestinati a diventare suoi figli mediante Gesù Cristo e ad arrivare a Lui secondo il disegno d’amore della sua volontà misericordiosa, a lode dello splendore della sua grazia. Queste parole dell’apostolo Paolo ci rendono consapevoli che la nostra vita non è in balia di un destino cieco, ma è totalmente sostenuta dalla mano di Dio.

Il Dio d’amore e la libertà umana

Dio è amore, tutto quello che dispone, accade per la nostra salvezza. Grandi teologi come S. Agostino, S. Tommaso d’Aquino e molti altri pensatori si sono posti l’interrogativo su come conciliare la libertà umana e la volontà di Dio. Dio rispetta la libertà umana. Desidera che l’uomo risponda con libertà alla chiamata del suo amore. Chiamiamo vocazione questa chiamata di Dio nei confronti degli uomini.

Ricordiamo: esiste una vocazione individuale e una vocazione universale, vale a dire la vocazione di tutti gli uomini alla santità e alla vita con Dio in cielo. La vocazione universale si realizza con il rispetto dei comandamenti di Dio, specialmente del doppio comandamento dell’amore a Dio e per il prossimo.

Desidero parlare in particolar modo della vocazione individuale. Questa richiede una mia concreta risposta alla chiamata di Dio, risposta che devo dare con la mia vita. Vorrei invitare tutti a riflettere sulla propria vocazione individuale. In particolar modo invito i giovani a riflettere sulla chiamata di Dio nella loro vita. Sono assolutamente convinto: chi è aperto alla chiamata di Dio, capirà che la vita ha un significato nonostante tutti i lati oscuri. Le seguenti riflessioni sono offerte come aiuto per comprendere meglio la propria vocazione.

La vocazione individuale

Dio chiama anche me e te, si inserisce nella mia e nella nostra vita. Ma come chiama Dio? Chiama sommessamente, rispetta totalmente la mia libertà. La sua chiamata è un’attrazione; Dio mi attrae mediante l’amore. Bisogna sperimentare questo amore sia attraverso la meraviglia della sua creazione – “perché in lui furono create tutte le cose“ (cfr Col 1,16) – sia attraverso il riconoscimento che l’eterno Figlio di Dio si è fatto uomo e che ci ha salvati attraverso il suo sacrificio di amore sulla croce. L’amore di Dio, che si mostra nella sua creazione e redenzione, è il punto di partenza per ogni vocazione. Dio mi parla quando mi sento chiamato e toccato nel più profondo, quando mi stupisco della bellezza della creazione o sono preso dall’amore di Cristo. Seguire quest’attrazione di Dio, significa cercare concretamente la propria vocazione.

Come riconosco la mia chiamata? Come riconosco quello che Dio vuole da me, dalla mia vita? Come posso sapere se Dio desidera che io diventi sacerdote o entri in una comunità religiosa oppure viva con convinzione la mia fede nel matrimonio e in famiglia? È necessario il dono del discernimento come intuizione spirituale di quello che viene dallo Spirito di Dio, e a questo riguardo raccomando una buona guida spirituale. Su questo punto vorrei esporre le seguenti riflessioni e proporvi delle linee guida per la scoperta della propria vocazione.

a) Riconosco la mia vocazione in primo luogo quando guardo in me stesso e mi ascolto; poiché Dio mi parla anche attraverso me stesso. Per riconoscere questa chiamata di Dio mi possono aiutare le seguenti domande e riflessioni: Quali sono i miei talenti e le mie debolezze? Devo essere grato per i miei talenti, senza essere presuntuoso. Devo accettare le mie debolezze, poiché sono quelle che mi rendono umile; sono accompagnate dalla grazia di Dio. Che cosa mi rende contento? Proprio con questo Dio mi vuole rendere più forte e felice. Che cosa so fare bene? Come e dove posso esprimere al meglio le mie capacità? I miei talenti non devono rimanere nascosti ma Dio vuole che li metta in gioco nella mia vita (v. Mt 25, 14-30).

b) Dio non parla soltanto attraverso me stesso ma Dio mi guida anche attraverso altre persone. È giusto ascoltare anche gli altri, coloro che sono ben disposti verso di me e sono sinceri con me. Come mi considerano gli altri? Che cosa credono che io sia capace di fare? Dove mi vedono al mio posto? Che cosa mi dicono le persone buone? Quali sono i modelli che mi attirano? Perché? Chi mi affascina e che cosa mi affascina di questa persona?

c) La chiamata di Dio mi arriva anche attraverso le necessità degli uomini. Al fondo delle vocazioni nella Bibbia ci sono spesso i bisogni degli uomini: Mosè è chiamato da Dio per salvare il popolo d’Israele (Es 3,7); gli apostoli sono chiamati da Gesù, il quale vede che gli uomini sono come pecore che non hanno pastore (Mc 6,34). Le necessità degli uomini arrivano a Dio, e Dio chiama gli uomini ad alleviare i bisogni. Il servizio a Dio si dimostra concretamente nel servizio al prossimo. La vocazione a vivere per Dio si lega anche alla vocazione ad operare per gli uomini. Presupposto necessario è un rapporto vivo con Cristo dimostrato attraverso una vita di preghiera, la meditazione della Sacra Scrittura, la partecipazione all’eucaristia e ai sacramenti. C’è bisogno del dono del discernimento come intuizione spirituale di ciò che viene dallo Spirito di Dio.


La risposta alla vocazione individuale

Come ho già scritto all’inizio, Dio rispetta la mia libertà anche quando io non voglio seguire la sua chiamata. Rispondere alla chiamata di Dio, significa accogliere la vocazione e servire il disegno di redenzione di Dio per il mondo. Tale accettazione non è sempre facile. Ci sono uomini che alla chiamata di Dio restano indecisi e titubanti, perché rispondere alla sua chiamata può significare anche cambiare la propria vita, rinunciare a qualcosa di conosciuto e di sperimentato per essere liberi per Dio. A questo proposito S. Ignazio di Loyola scrive: “Qui sarà chiedere grazia a nostro Signore perché io non sia sordo alla sua chiamata, ma pronto e diligente nel compiere la sua santissima volontà“ (Esercizi spirituali, 91). S. Ignazio distingue nella risposta umana il cuore diviso oppure la decisione per la vita (154). Il cuore è diviso, secondo S. Ignazio, quando pensiamo che Dio voglia arrivare là dove vogliamo arrivare noi, quando non siamo pronti a rinunciare per la nostra vocazione a quello che ne ostacola il compimento. Possono essere rapporti, beni materiali oppure semplicemente pensieri interiori. Ma chi accetta pienamente la vocazione, chi dice un sì maturo alla chiamata di Dio, raggiunge una gioia profonda che prende tutta la vita e che fa superare i momenti di crisi e le esperienze di dolore. Questo “sì” è da sperimentare sempre di nuovo ed è caratterizzato dalla domanda di un di più: dove la mia vita è più proficua per me e per gli altri uomini? Dove e come compio di più la volontà di Dio? Un rapporto vivo con Cristo nella preghiera e nella meditazione, nella lettura della Sacra Scrittura e nella partecipazione alla vita della Chiesa alimenta con la forza necessaria la nostra vocazione. Proprio il tempo di Quaresima può essere un’opportunità per cercare e seguire la nostra vocazione.

Cari fedeli, in questa lettera pastorale ho parlato dell’opera di Dio nella nostra vita. Riassumendo, desidero proporvi i seguenti pensieri per il tempo di Quaresima: Non siamo in balia di un destino cieco, ma siamo nelle mani di Dio. Quando affidiamo a Dio tutta la nostra vita, allora tutto quello che ci va contro, anche la malattia e la sofferenza, tutto acquista un significato più profondo. Dio ha un disegno per la nostra vita. Egli nel suo amore chiede il nostro sì libero a questo disegno; questo è il senso della sua chiamata.

In questo tempo quaresimale e penitenziale vi invito a cercare e seguire la vostra vocazione.
Non chiudete il vostro cuore, quando Dio bussa e chiede il vostro sì. Abbiamo bisogno di cristiani convinti, abbiamo bisogno di sacerdoti e religiosi, abbiamo bisogno di uomini e donne che testimoniano l’amore di Cristo e lo trasmettono; abbiamo bisogno di uomini e donne, il cui cuore arde di amore per Cristo.

Vi auguro un proficuo tempo di Quaresima. In questo senso prego per voi e chiedo la vostra preghiera.

Il vostro vescovo
+ Karl Golser

Bolzano, 1° Domenica di Quaresima 2011