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Anfn giudica la Finanziaria

Anfn giudica la Finanziaria

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Una finanziaria con poco coraggio
Luci e ombre dell’ultima discussa finanziaria che recepisce alcune richieste di ANFN e inizia a prendere in considerazione le famiglie, specialmente le più numerose, ma non ha il coraggio di imprimere quel drastico e organico cambiamento di rotta (leggi: quoziente familiare) di cui il Paese ha bisogno.

Iniziamo dalle belle notizie:
il lavoro più faticoso è stato fatto sugli assegni famigliari, per renderli più equi: ANFN aveva denunciato che poteva bastare la differenza di un Euro per perdere il diritto agli assegni familiari.
Gli assegni sono stati quindi rimodulati per evitare evidenti ingiustizie.
Le modifiche degli importi non sono eclatanti, se non nella fascia di reddito compresa tra i 21.500 e i 32.000 € lordi e con più di tre figli a carico (l’area che soffriva maggiormente del meccanismo precedente).
E’ stato eliminato il ticket per i bambini in età pediatrica, precedentemente collegato a cumuli di reddito superiori ai 70.000.000 di vecchie lire, pari a 36.151,98 € lordi fra i due coniugi, indipendentemente dal reddito.
Le detrazioni passano da 800€ a 1000€ se si hanno tre figli o più.
Viene istituito un fondo delle politiche per la famiglia per realizzare il 1° piano nazionale per la famiglia, per individuare il LEF (livelli essenziali delle prestazioni per la famiglia), finanziare le iniziative volte a favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, soprattutto nelle PMI.
Il fondo intende inoltre sostenere la conoscenza e la diffusione delle “buone pratiche” adottate da enti locali (comuni, province e regioni) e imprese, creando un apposito attestato di qualità che individua l’”ente o impresa amico/a della famiglia”.
Verranno sperimentate e incentivate iniziative di risparmio per le famiglie numerose sul costo dei servizi (elettricità, acqua, gas etc) e saranno studiati sistemi per qualificare il lavoro delle assistenti famigliari, per bambini, disabili, anziani, non autosufficienti.
Il fondo delle politiche della famiglia si occuperà poi di realizzare un piano di riorganizzazione dei consultori famigliari, rilanciare e sostenere le adozioni internazionali, riorganizzare le funzioni e i compiti dell’Osservatorio nazionale della famiglia. Nel contempo verrà rilanciato il ruolo e le funzioni dell’Osservatorio nazionale per l’infanzia e del centro nazionale di documentazione e di analisi per l’infanzia.
Sempre per i più piccoli è previsto un piano straordinario per i servizi socio-educativi nella prima infanzia con l’aumento dei posti disponibili negli asili nido, per incoraggiare l’occupazione femminile e migliorare le opportunità di socializzazione e crescita dei bambini e per raggiungere entro il 2010 l’obbiettivo fissato come soglia minima dall’agenda di Lisbona (33% di posti disponibili contro il 9,9% attuali).
Novità interessanti riguardano la detraibilità fino al 19% del canone di locazione per alloggio di studenti universitari fuori sede (per un massimo di 500 € ) e la detraibilità delle spese per l’iscrizione dei ragazzi dai 5 ai 18 anni per iscrizione annuale e l’abbonamento ad associazioni sportive, palestre, piscine e altre strutture ed impianti sportivi destinati alla pratica sportiva dilettantistica (max 210 €).
Infine una buona notizia per la tutela della maternità: ai lavoratori a progetto, o comunque precari, iscritti alla gestione separata dell’INPS, si riconosce l’indennità di malattia e i congedi parentali. Per le neomamme con contratto di lavoro a tempo determinato entro il primo anno di vita dei figli è riconosciuto un congedo di tre mesi con retribuzione pari al 30% del reddito di riferimento.
Infine è stato istituito un fondo per la non autosufficienza volto a sostenere l’attività di cura a domicilio o in strutture protette (cure che di solito sono sostenute dalla famiglia di origine) .

Passiamo invece alle ombre : l’art.. 3 (comma 6) sull’irpef risente dell’ideologia degli ultimi sessant’anni di repubblica e cioè i figli sono affare privato.
Esattamente come tutte le precedenti finanziarie, il valore dato ai figli (che si evince dalla differenza di tassa pagata dal singolo rispetto a quella pagata dalla coppia con figli) rimane bassissimo, ben lontano dai costi reali. Anche gli assegni famigliari, che comunque rimangono nella sfera di assistenza e sostegno al reddito, prevedono cifre chiaramente inadeguate.
E’ evidente, ancora una volta, che si gira intorno al problema. Manca il “coraggio” di affrontare realmente il problema. Le notizie sulla stampa parlano di povertà infantile, parlano del costo dei figli, parlano dei diritti dei minori, si parla di denatalità, si susseguono commissioni di studio, di inchiesta, tavole rotonde che concludono sempre che famiglia con figli in particolare se numerosa = povertà.
Possibile che non venga il dubbio che la fiscalità come è strutturata oggi e per i precedenti sessanta anni di diversi governi possa essere una delle cause di povertà?
Che la povertà del nostro sud, dove le famiglie numerose sono più frequenti sia stata indotta nel tempo anche da questa fiscalità?
Possibile che lo stato, indipendentemente dal governo in carica, continui a ragionare sul reddito, stabilendo soglie di ricchezza senza tener conto del carico famigliare?
La risposta, purtroppo, è sì.
Facciamo un esempio tratto dal sito del governo: dipendente singolo reddito 20.000 € disponibilità netta 16.371. Stesso reddito con coniuge a carico e 5 figli disponibilità netta pro capite 3.848,29 (la soglia di povertà è 5.628): nemmeno le “economie di scala” che di solito vengono tirate in ballo per giustificarla, possono compensare una tale differenza.
Altro esempio che chiarisce il concetto del “figlio-cosa privata” alla stregua della macchina, della casa al mare, della palestra; reddito 40.000 € lordi, disponibilità netta del singolo 28.982€. Stesso reddito lordo per una famiglia con coniuge e cinque figli a carico: disponibilità netta pro capite 5.466,71. Anche in questo caso credo non ci voglia molto capire che le cosiddette economie di scala non compensano assolutamente la disponibilità della famiglia.
Eppure basterebbe applicare una “no-tax area” (una quota base non tassabile) adeguata perché la famiglia possa vivere dignitosamente. E invece di fatto la famiglia viene punita, perchè il capitale sociale-umano costituito dai figli (che volenti o nolenti sono il futuro di qualsiasi stato) è considerato “bene privato”. Salvo poi concorrere a campagne mondiali per la tutela dei minori di altri stati del mondo.
Il rimedio che da sempre suggeriamo come Associazione Nazionale Famiglie Numerose per risolvere il problema dell’impoverimento dei nuclei familiari con figli è sganciare l’attribuzione di detrazioni e deduzioni da considerazioni sul reddito, universalizzando il valore del figlio.
La tutela e la difesa dei minori è necessariamente la tutela e la difesa della famiglia, che significa non privare i genitori, titolari dei redditi, delle risorse monetarie necessarie.

Alessandro Soprana

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