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Storia di Samuele

Storia di Samuele

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Siamo una famiglia da quasi 23 anni e siamo stati benedetti da innumerevoli doni.

I più preziosi sono indubbiamente i nostri quattro figli: Francesco quasi 22 anni, Martino 18, Monica 13 e Samuele ( ad oggi avrebbe 6 anni ).

E’ proprio del nostro ultimo figlio che vogliamo portare testimonianza, egli è stato ed è tuttora un dono di Dio e della sua mirabile Provvidenza.

Un dono che ci ha cambiato la vita, l’ha resa Vita, indubbiamente più vera ed essenziale.

L’esperienza è avvenuta nell’arco di un anno, ( dall’Agosto del 1998 all’Agosto del1999) ed oggi è viva non solo per l’incancellabile ricordo, ma soprattutto perché l’assenza di Samuele è sempre più sostanziata di presenza e ci pone alla Sua Presenza ogni giorno.

In un Pellegrinaggio in Polonia al Santuario di Jasna Gora a Czestochowa, poniamo la nostra disponibilità ad una nuova vita nelle mani di Maria SS ; mai avremmo pensato dove ci avrebbe condotto.

Già dal primo esame ecografico ( 28 Dicembre Santi Innocenti ) si evidenziano seri problemi cardiaci, cerebrali ed anomalie della crescita.

Inizialmente rifiutiamo di fare quegli esami che potrebbero mettere a rischio la vita di nostro figlio, nella convinzione di accoglierlo come Dio lo ha pensato per noi.

Poi gli interrogativi aumentano e sembra che ci sia la speranza di poterlo aiutare mentre è ancora in grembo; così ci sottoponiamo all’esame della mappa cromosomica per poi sapere se ci saranno terapie possibili.

L’attesa degli esiti è durissima e dobbiamo rispondere agli interrogativi degli altri figli ( all’epoca 16, 12 e 7 anni ) che avvertono la nostra tensione.

Poi arriva la diagnosi senza appello alla speranza : malformazione cromosomica, sindrome rarissima, non ereditaria quindi assolutamente imprevedibile e senza speranza di vita, forse pochi mesi.

E’ come una pugnalata alle spalle, i medici non sanno dirci l’evoluzione di questa patologia che vuole portarsi via il nostro bambino prima ancora che possiamo vederlo e abbracciarlo.

Prima della sua nascita l’unica prospettiva è la sua morte. E’ troppo per noi sentiamo che stiamo per soccombere alla paura e alla disperazione.

Con l’avvento dell’aborto terapeutico i bambini come il nostro “non possono nascere”, non c’è spazio in questo frenetico mondo tutto teso all’apparenza e all’efficienza .

Chi potrà aiutarci?

Ci avvertono che la gravidanza difficilmente arriverà a termine, con tutte le intuibili conseguenze per il bambino. la patologia porterà complicazioni alla gestazione, ma non si sa come e quando.

Sentiamo che da soli non possiamo farcela, decidiamo così di aprirci ai nostri amici e fratelli che condividono la nostra stessa vocazione alla famiglia.

Crediamo nella forza della condivisione che necessita di gesti concreti per generare veramente “fortezza “.

La nostra famiglia decide di aprirsi così com’è in questo momento: debole, fragile, confusa, disorientata, che cerca forza nella fede come un naufrago cerca uno scoglio a cui aggrapparsi.

La risposta è sorprendente: tanti si prodigano per aiutarci in mille modi, ognuno secondo la sua sensibilità, ogni amico o fratello come sa e riesce e noi siamo così letteralmente salvati dalla disperazione e dalla paura del futuro.

La gravidanza prosegue al di là delle aspettative, ma con difficoltà perché questa patologia produce una eccessiva quantità di liquido amniotico e conseguentemente vari disturbi.

Ma il nostro bambino resiste ancora.

Decidiamo allora di dargli un nome ancora in grembo, è un figlio chiesto e ottenuto da Dio, un figlio che dice “Eccomi, ci sono, sono pronto a seguire la mia chiamata”, un figlio che invita anche noi a rispondere ” Eccoci, è il nostro momento di sofferenza e di prova, ma vogliamo essere pronti”.

Un figlio così si chiamerà Samuele, sarà questo il nome dell’Eccomi.

E’ stata la risposta del piccolo Samuele della scrittura alla chiamata di Dio e vogliamo che sia anche la nostra.

In questa nuova fiducia la gravidanza procede e, al di là di ogni più ottimistica aspettativa, giunge fino al termine del nono mese.

Sembra impossibile che Samuele sia ancora vivo, eppure egli è qui e ogni giorno pronuncia il suo ” eccomi”.

Quante volte lo abbiamo battezzato ancora in grembo con il nostro amore, dicendogli che lo avremmo amato comunque, per poco o per tanto anche contro tutti.

Samuele nasce con enorme sofferenza il 15 Maggio e la sua vita è già in pericolo.

E’ un miracolo che sia sopravvissuto al parto, ma ora soffre e sembra che ogni attimo sia l’ultimo.

Viene battezzato con urgenza per nostra richiesta e le ore e poi i giorni sono intrisi di sofferenza.

Lo vediamo lottare per la vita, lui che fatica a respirare; lo vediamo riprendersi ad ogni crisi cardiaca, lui che non riesce ad alimentarsi da solo.

Eppure giorno dopo giorno conquista tutti: medici e infermieri.

Più soffre più lo amiamo, più è in difficoltà più ci facciamo forza per alleviarlo.

Cresce un pochino e i suoi fratelli ora fanno il tifo per portarlo a casa.

Certo siamo pazzi, ma vogliamo portarlo a casa!

Vogliamo che veda la luce del sole e senta i rumori e le voci della sua famiglia, vogliamo che percepisca che nella nostra casa si è creato uno spazio per lui, soprattutto nei nostri cuori.

Ci attrezziamo come un reparto di Neonatologia e dopo un mese il 16 giugno lo portiamo a casa.

Sappiamo che ce lo portiamo per morire, ma Samuele fa parte di questa nostra famiglia e deve goderne tutto l’affetto, anche se per poco.

Da quel giorno Gesù in persona è entrato nella nostra casa, sotto forma di una piccola bianca ostia, innocente ed immacolata.

La Presenza Reale è qui e fa della nostra casa un Santuario e della nostra famiglia un Tabernacolo.

Sembra impossibile, perché l’impegno è notevole, ma sono giorni di Paradiso.

Tutti vengono a portarci aiuto e se ne vanno ricchi di quella misteriosa ricchezza che nasce solo dalla Croce.

Lo vediamo soffrire e nel prestargli le cure necessarie sappiamo che non risolveranno nulla, eppure è meraviglioso compiere gesti veramente gratuiti, senza un minimo di umano ritorno.

Il suo silenzio è più eloquente di ogni parola.

Ha parlato molto senza mai dire nulla ed ha insegnato come i migliori maestri senza essere sapiente.

Abbiamo imparato ad accettare il nostro compito non con rassegnazione, ma con amore.

La nostra vita ha conosciuto un’intensità in quei giorni che non dimenticheremo mai.

Nei momenti di maggiore drammaticità e sofferenza c’era nel nostro cuore una profonda gioia.

Sembra che le due cose non possano sussistere insieme, perché questo mondo ci ha lungamente mentito dicendoci che gioia è piacere, che gioia è avere e possedere.

Abbiamo scoperto che gioia è essere nel cuore di Dio e Samuele ci ha portato proprio lì.

Samuele morirà il 13 Agosto, al compimento del terzo mese, dopo aver ricevuto anche il sacramento della Cresima per mano di un nostro caro amico sacerdote.

Così, nella pienezza dei doni dello Spirito, ha raggiunto il cuore di Dio, dove speriamo e crediamo ci tenga un posto.

Siamo una famiglia come tante che è stata benedetta da questo dono e che, per la grazia del sacramento, è riuscita a vivere nella speranza.

Il dolore si può superare perché la grazia e la forza ci vengono elargire al momento opportuno e al di là delle nostre umane possibilità.

Siamo stati certamente segnati da questa esperienza, noi e i nostri figli, perché la sofferenza innocente ci provoca profondamente, ma ne ringraziamo ogni giorno Dio perché non potendo dare giorni alla vita di Samuele, abbiamo imparato a dare Vita ai giorni.

Emanuela e Giovanni Picchi con Francesco, Martino e Monica.

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