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Solo perché ho una famiglia numerosa non significa che non abbia fatto una pianificazione familiare

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Me ne sto seduta sulla sedia in attesa di un colloquio di lavoro, quando si apre una porta ed entra questa donna che non vedo da otto mesi, ma che conosco da anni. Al che mi guarda, le si spalanca la bocca, ed esclama: “Oh mio dio. Non dirmi che sei di nuovo incinta”.

Ed è abbastanza ovvio che la mia pancia di sei mesi non sia gonfia perché a pranzo ho mangiato qualcosa che mi ha fatto male. Mi limito a sorriderle, in attesa di quelle parole che già mi aspetto, e lei non mi deluderà.

“Ma ormai non dovrebbe esserti abbastanza chiaro come funziona?”, mi dice.

No, non lo è. Saresti così cortese da illuminarmi? Anche perché, buon Dio!, chi mai vorrebbe vedersi nascere sei figli come i miei per sbaglio?

È così che vorrei risponderle. Ovviamente non lo faccio.

Di norma commenti come questi tenderei a prenderli con un po’ di senso dell’umorismo, e parecchia — parecchia — pazienza, anche perché mi rendo conto che la gente cerca solo qualcosa da dire, e pensa di esser spiritosa, e non si rende conto di quante volte me lo sia sentita ripetere.

Ma adesso che ci troviamo nel bel mezzo della nostra quinta gravidanza, reazioni come queste si verificano quasi regolarmente quando incontro qualcuno che non vedevo da un po’.

“Ogni volta che ti vedo sei incinta”, mi fa un altro proprio oggi, e io scuoto soltanto il capo, sfoderando il sorriso d’obbligo in attesa della battuta successiva.

Che mi arriva, proprio come immaginavo, dal tipo che poi sfacciatamente aggiunge: “Sì, mia moglie ed io crediamo nella pianificazione familiare”.

Ed è proprio questo il pregiudizio che mi farebbe venir voglia di affacciarmi alla finestra e mettermi a urlare: il semplice fatto che abbiamo una famiglia numerosa non significa che non abbiamo fatto una pianificazione familiare.

Certo, magari i nostri piani non erano del tipo “tradizionale”, fra pillole, anelli e diaframmi anticoncezionali, ma per pianificare la propria famiglia ci sono anche altri modi, come contare i giorni, misurare la temperatura e fare attenzione.

Per molti sarà una notizia, ma ciascuno dei nostri sei bambini è stato pianificato (beh, a parte il gemello extra imprevisto).

So che è difficile credere che una famiglia al giorno d’oggi, e in una società come questa, possa scegliere di avere sei figli, e magari suona un po’ fuori di testa (lo è) nonché terribilmente dispendioso (sì), ma così è stato per noi.

E sebbene ci siano giorni in cui mi chiedo se non siamo stati pazzi sul serio, e tremo al pensiero del conto dall’alimentari fra qualche anno, quando mi arrivano i commenti insensibili degli altri mi fa male, perché delle nostre vite non cambierei alcunché.

Un tempo ero la più fastidiosa maniaca del controllo che ci potesse essere. Ero convinta che una casa linda e ordinata costituisse un valore non-negoziabile. Attraversavo la mia vita trascurandone le parti migliori — tutti quei pezzettini che ci voleva un bambino per mostrarmi.

Oggi sono quel genere di mamma che non riesce a stare dietro alle pratiche scolastiche e dice ‘oh, beh’, e sono quel genere di mamma che ogni tot settimane si trova a dover pagare le multe della biblioteca, e sono quel genere di mamma che inciampa in una scarpa solitaria e sbotta a ridere perché l’altra si trova all’estremità opposta della stanza, in bilico sul divano, e come cavolo ha fatto a finirci?

Oggi sono quel genere di mamma che s’infila in uno scatolone e scivola giù per le scale solo per far ridere i suoi ragazzi, anche se quasi mi rompo la schiena. Sono quel genere di mamma che ride a crepapelle per una canzoncina dell’ABC intonata dai ragazzi col papà e ascoltata al rallentatore. Sono quel genere di mamma che andando a scuola a piedi si ferma per osservare dei lombrichi schiacciati che sembrano una J e una L e una S e una E, e chissenefrega se siamo in ritardo?

Mi piace la persona che sono diventata.

Perciò, a tutti coloro che sentono il bisogno di fare dei commenti sul fatto che dovremmo tenere a posto le mani finché non ci rendiamo conto di come nascono i bebè; e a quelli che dicono che certo abbiamo una famiglia enorme, e “meglio a voi che a me”, come se una famiglia numerosa fosse una specie di maledizione; e a quelli a cui piacerebbe istruirci sulle loro idee riguardo alla pianificazione familiare — a tutti loro dico grazie.

Grazie per avermi ricordato quanto meravigliosa sia la mia famiglia numericamente-non-tradizionale.

Grazie per avermi aiutato a capire ancor più chiaramente e nitidamente e sicuramente che questa è la persona che voglio essere, una madre di sei ragazzi, una donna che ha mollato la presa sulla sua vita pre-ordinata.

Grazie per avermi mostrato che questa è la migliore pianificazione familiare possibile.

Questo blog è stato pubblicato su Huffington Post United States ed è stato tradotto dall’inglese all’italiano da Stefano Pitrelli.