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Ore 6 – Quando canta il gallo

Ore 6 – Quando canta il gallo

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Ogni mattina si ode il medesimo urlo della mia dolce metà perfettamente in scia alla radio sveglia che è stata poggiata scomodatamente e volontariamente da mia moglie sul comò per “aiutare” coloro che invece preferirebbero continuare una decina di minuti ancora a gongolarsi nel letto.

Sono le ore 6 e fuori è notte fonda.

“Andiamo, forza, che aspettate, embè, allora…, alzarsi su……”

” Ma amore non andiamo mica a caccia, in fondo dobbiamo uscire alle 7,30”.

“Ma che dici,.. te conosco mio caro, eppoi i bambini ci mettono un sacco ed io voglio che facciamo colazione tutti insieme”

Prende la liana e raggiunge in un battibaleno la cucina sempre urlando fino a perforare i timpani dei poveretti che hanno perso il loro cuscino durante la notte e che per questo non riescono a coprirsi le orecchie.

Alle 6, 30 siamo tutti in piedi, vestiti e lavati con la colazione addirittura già digerita.

“Emmo che famo?”

Qualcuno dice “Riannamo a letto va, tanto è presto, …..bonanotte”

“avete preso la merendina, la giustificazione, il righello con l’astuccio del compasso…., dai prendi il diario e scrivi che oggi devi mangiare in bianco per via della diarrea e tu guarda che capelli, sembra che ti ha leccato una vacca in un alpeggio, forza vatteli a lavare.

Pierluigi lì c’è la ricevuta del condominio, non scordartela pure stamattina altrimenti ci fanno causa prima o poi. Scommetto che anche stamattina non ti sei ancora lavato i denti,…proprio uguale a tua madre che vi ha educato come degli animali, te e a tua sorella.

Agneseeeeeeeeeeeee forza chiama l’ascensore.

Giovanni lascia la chiave al portiere che oggi viene nonna a stirare e tu Pietro rifatti il letto prima di uscire”.

“ A mammaaa e non stufà..fatte na vita, scialla”.

“Stefano dai corri che siamo in ritardo, ma dove sta tuo padre…scommetto che è ancora in bagno..ma che schifo”

Miei cari lettori, benvenuti in Paradiso.

E questo è solo l’inizio, eppure mentre guido per andare al lavoro non posso fare a meno di ridere imitando l’urlo di mia moglie che non sfigura, vi assicuro, nemmeno davanti all’altro urlo, quello del celebre Munch. E allora mi viene ancora da rideree di più, soprattutto guardando la faccia di quelli che si accostano con la loro autovettura ai semafori e che mi sentono tuonare come fossi il Tarzan de san Giovanni.

Evviva la vita.

Pierluigi Bartolomei