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Maria Cristina, vedova e vessata

Maria Cristina, vedova e vessata

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Riceviamo e pubblichiamo la storia di Maria Cristina, colpevole di essere diventata vedova. Non è la sua una famiglia numerosa, ma il suo caso ci colpisce profondamente.

Morte e persecuzione
La legge sulla “tutela dei minori”, nella parte relativa al caso in cui uno dei due coniugi muoia, è una legge profondamente ingiusta ed arbitraria specie nelle sue applicazioni.
Il ragionamento di fondo, superficiale, privo di logica e di giudizio corretto, che la caratterizza, è: ci sono dei genitori vedovi scialacquatori di eredità, quindi, potenzialmente, tutti i vedovi con minori sono degli scialacquatori di eredità e vanno trattati come tali.
Da qui si parte per gestire ciò che è eccezione come se fosse la regola: la legge viene pertanto applicata a tappeto in tutte le situazioni del caso. Questa procedura semplificatoria per gli addetti ai lavori non risulta, invece, per chi la subisce una garanzia di tutela ma una esplicita persecuzione.
Si tratta di un vero e proprio scandalo soprattutto se si pensa al fatto che viviamo in uno stato, che si definisce repubblica e che vanta di essere “democratico” e quindi di garantire e servire la libertà ed i diritti dei cittadini.
Ora, io, sottoscritta Maria Cristina Meschieri, vedova a 41 anni, a causa della morte improvvisa per cause naturali di mio marito a 43 anni, col quale avrei dovuto festeggiare il 4 settembre 2009 il mio sedicesimo anno di matrimonio, e dal quale ho avuto due figli, rispettivamente di 12 e 8 anni, mi ritrovo di colpo straziata e prostrata dal dolore per questa prematura perdita e contemporaneamente trattata dalla legge come una specie di delinquente, bisognosa quindi di tutela, proprio perché ho la “colpa” di essere io quella sopravvissuta.
In pratica significa che: mi si riconosce la potestà sui figli, come se ci fosse bisogno di farlo visto che sono la madre naturale, ma allo stesso tempo vengo affiancata da un giudice tutelare qualsiasi per la gestione del nostro patrimonio ereditario, che comunque ho contribuito a realizzare col mio lavoro, come se io fossi diventata dopo la morte di mio marito, una sorta di “interdetta mentale” incapace a fare scelte economiche per il bene della famiglia . Si tratta in realtà di una specie di esproprio di fatto.
Ancora. Verrà fatto un inventario dettagliato di tutti i nostri beni e ciò comporta che avrò la presenza di un pubblico ufficiale (notaio e/o altro) a casa mia a rovistare tra le “nostre” cose: questa invece ha molto più l’aria di una vera e propria perquisizione.
Dovrò poi rendere conto per 10 anni (fino alla maggiore età dei miei figli) di quello che spendo e di come lo spendo annualmente nella gestione della famiglia al giudice tutelare, una sorta di libertà vigilata, quindi.
Si evince solo da questi dettagli che la legge mette in atto una vera e propria persecuzione indiscriminata nei confronti di chi resta vedovo con minori, solo perché vedovo, e si ammanta di falso buonismo parlando della tutela dei piccoli. Ma chi gliela chiede poi questa tutela? Ne avrà diritto chi è nel bisogno della situazione concreta. Negli altri casi è solo sopruso .
Nessuno pensi che queste procedure violente ed invasive dello stato non abbiano forti ripercussioni a livello psicologico, affettivo, morale aggravando la sofferenza proprio nel momento in cui il dolore lacerante del lutto è insopportabile e le responsabilità della situazione pesanti.
“Ma è la legge” è l’unica frase senza senso che la burocrazia senza cuore ha in serbo e non può essere che così visto che non ha neppure il dono del ragionamento.
Ebbene, non essendo la legge, così come le istituzioni, sacre, ma essendo invece umane, molto umane, temporali e provvisorie, come del resto la realtà conferma e dimostra, proprio per questo le si può tranquillamente cambiare, senza isterie di sorta quando si riscontra la fallacia e l’ingiustizia di fondo, che le informa. Nello specifico, questa legge vecchia e viziata ideologicamente da pregiudizi antichi sullo stato vedovile va cambiata.
Proprio per questo scrivo e chiedo che essa venga modificata al più presto ricordando che il criterio fondamentale della Giustizia, quella vera, è “a ciascuno il suo” e non la sterile ed inapplicabile formulina della “legge uguale per tutti”. Quanti altri genitori, infatti, hanno subito o stanno subendo questo mio ingiustificabile supplizio a causa della legge?
So che oggigiorno la vita in generale e in particolare la vita di un singolo non interessa ad alcuno e tanto meno la mia, che sono nessuno, ma con questo scritto vorrei fare ascoltare anche la mia voce così come quella di tutti coloro che soffrono come me a causa di questo stesso trattamento.
Alla legge, sempre più arrogante e totalitaria nelle sue pretese, non spetta il compito, aldilà di qualsiasi opinabile buona intenzione, di perseguitare e infierire sui vedovi innocenti in stato di fragilità e dolore come se fossero sempre e comunque colpevoli usurpatori, senza dar loro nemmeno la possibilità di difendersi.

Vi ho girato questa lettera, perchè ho avuto l’impressione che la faccenda sia ignota a molti.

Chi la vive sulla propria pelle in genere è così preso dalle preoccupazioni e dalla sofferenza che non si è mai preoccupato di rendere pubblico il problema. Forse Cristina ha rotto un piccolo muro di silenzio.

Maria Cristina Meschieri è la responsabile del Circolo Maritain, sezione di Montecchio.

Come molti di voi sanno, ha perso all’improvviso il marito Franco lo scorso 1 giugno.

Da allora sta vivendo sulle sue spalle la legge sulla “tutela dei minori” che è anche la legge della “vessazione delle vedove”.

Sottoponiamo un suo testo alla vostra attenzione.

Grazie

Giovanni Lazzaretti