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La conferenza nazionale sulla famiglia vista con gli occhi della stampa (e con con quelli di chi c’era)

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Accurata raccolta di quanto pubblicato dai maggiori quotidiani italiani sulla prima giornata della Confernza Nazionale sulla Famiglia in corso a Milano.
Basta scorrere la raccolta dei titoli e delle tematiche nella ricostruzione di Vita per rendersi conto che quanto passato dall’informazione ufficiale sia tanto parziale quanto , in fondo, fuorviante. Certo è innegabile un certo clima di tensione in sala, non poco spirito critico e polemico verso le dichiarazioni dei relatori più politici, ma in fondo, ben poche le novità, a partire dai dati sulla denatalità esposti in maniera chiara e lucida dal relatore, prof. Blanciardo che hanno ormai assunto l’amaro sapore dell’indifferenza.
Resta importante e degno di nota, l’immane lavoro del Prof. Donati e dell’osservatorio della famiglia che continua a cercare soluzioni perché il nostro Paese esca dall’impasse politico e culturale in cui si è infognato e impronti le sue politiche in chiave family friendly. Ed esce la proposta di un ministero della famiglia che funga da cabina di regia, come ha sottolineato nel suo intervento il prof. Tomasoni oggi, per gestire la svolta in chiave family friendly di tutte le politiche, a iniziare da quelle del lavoro. A costo zero, o comunque senza la necessità di grossi investimenti che non siano di uomini, di teste e di energie. Ma leggendo la rassegna stampa qui sotto ci si chiede: è davvero quello che vogliamo tutti?

Famiglia, chi la sostiene davvero?
Vita.it
“Famiglie numerose. Un nuovo piano per gli sgravi fiscali” titola in un colonnino di spalla in prima il CORRIERE DELLA SERA (titolone di apertura: “Mossa di Bossi, tratterà con Fini”…). Due pagine all’interno, 12 e 13, una di cronaca, soprattutto sulla polemica innestata dalle parole del ministro Sacconi sugli sgravi fiscali destinati alle famiglie basate sulla procreazione, e una di approfondimento socioeconomico sui possibili effetti del quoziente familiare. Sempre in prima parte un interessante commento di Maurizio Ferrera: “La risorsa ignorata”. Partiamo dalle notizie: “«Aiuti solo agli sposi che hanno bambini» Poi Sacconi si corregge” è il titolo sulla Conferenza milanese. Al di là della polemica sulla frase di Sacconi, “il ministro del Welfare ha annunciato che sarà rivista l’Isee e sarà creato un casellario delle famiglie. Giovanardi ha proposto anche un quoziente familiare”. E proprio su questo tema è interessante la pagina di approfondimento, con un lungo pezzo a quattro mani di Annachiara Sacchi e Matteo Cruccu. “Sgravi fiscali per figli e anziani, la scommessa del «fattore famiglia»”. Bella e ampia una infografica sulle cifre della famiglia in Italia, regione per regione, con le torte sul numero dei figli e sul numero degli anziani per cento coppie. Al Nord e al Centro prevale nettamente la famiglia con un solo figlio, al Sud va in doppia cifra il numero delle famiglie con più di tre figili, come era facilmente intuibile. Più omogenea la presenza di anziani per famiglia, che oscilla dal 30 al 40 per cento da Nord a Sud. Notevole la tabella sulla spesa sociale pro capite per la famiglia (dati 2007): in Europa siamo al penultimo posto (con il 4,7%), davanti alla Polonia, preceduti perfino da Cipro, Lettonia, Malta… “Sgravi fiscali alle famiglie, un percorso che arriva da lontano – scrive il CORRIERE – . E che ieri ha registrato una nuova tappa: l’annuncio del quoziente familiare nei piani del governo. Che cos’è? Uno strumento che nella tassazione del reddito tiene conto del numero dei componenti della famiglia. Non è questione da poco: a regime, il quoziente porterebbe risparmi consistenti a circa 11 milioni di famiglie, calcolati in media 800 euro l’anno (di tasse in meno). C’è un però: oltre ai costi per lo Stato, calcolati intorno ai 3 miliardi di euro annui, restano alcuni punti oscuri. Primo: secondo alcune ricerche, a beneficiare del quoziente sarebbero le famiglie ad alto reddito, monoreddito e con figli, mentre pochi sarebbero i vantaggi per le famiglie con due entrate, ancorché basse. E non è un caso che ieri Giovanardi, annunciando l’impegno del governo, abbia introdotto un termine nuovo: «Fattore famiglia». Il motivo: «Il quoziente aveva alcune controindicazioni», ha ammesso. Una vittoria per il Forum delle associazioni familiari: «Il fattore famiglia – spiega Francesco Belletti, il presidente – introduce un’area non tassabile proporzionale alle necessità primarie della persona, necessità che non possono costituire capacità contributiva e che quindi non possono essere tassate». E così si conclude il pezzo di Annachiara Sacchi: “Al di là degli annunci, delle richieste, dei dibattiti, c’è chi si è già dato da fare per sostenere le famiglie. È una costellazione di Comuni, Province e Regioni che applica tariffe agevolate per le famiglie. Capofila, Parma, con il «suo» quoziente. Il «quoziente Parma». Funziona così: maggiore è il peso che il nucleo familiare deve sostenere (dal numero di figli a quello di anziani, disabili o cassintegrati), maggiore è il sistema di detrazioni tributarie con sconti dal 15 al 50 per cento. Dal 2011 sarà esteso a tutte le tariffe del comune. Un successo. Da cui è nato il «Network di città per la famiglia» che riunisce 51 Comuni. E poi c’è Roma, che ha appena approvato una serie di sconti per le famiglie numerose. E il fondo anticrisi di Milano, in tutto 5 milioni di euro. Un circolo virtuoso: Cecilia Maria Greci, delegata del sindaco di Parma all’Agenzia della famiglia, sorride: «Stiamo esportando il nostro modello in altri Comuni». Lo dimostrano i pullman di consiglieri comunali che raggiungono Parma da tutta Italia per studiare il suo quoziente. «Siamo fieri di essere copiati»”. Infine un passo del commento di Maurizio Ferrera, che prosegue nella pagina delle Opinioni: “La famiglia produce servizi, ammortizza i rischi dei propri membri, si prende cura dei più fragili, è un robustissimo perno di inclusione.. Se solo riuscissimo a sostenere con misure intelligenti questa preziosa risorsa, il modello sociale italiano potrebbe diventare un importante punto di riferimento internazionale, soprattutto per aree a tradizione familiare come l’America Latina o l’Asia orientale”.

LA REPUBBLICA riserva il taglio centrale alla Conferenza sulla famiglia: “Figli, lo Stato aiuterà solo le coppie sposate”: è una citazione dell’intervento del ministro Sacconi, sul quale molte polemiche. Il titolare del Welfare ha detto: l’unica «famiglia riconosciuta è quella fondata sul matrimonio» e che solo di questa le politiche pubbliche debbono occuparsi. Immediate le reazioni. I servizi all’interno. Comincia Cinzia Sasso: «La conferenza delle ipocrisie si apre alle 10.30 con un’ora di ritardo, la sala che resta mezza vuota, la contestazione dei radicali fuori, i rappresentanti delle associazioni – gli invitati sono duemila – che si chiedono se è vero quello che si sussurra, e cioè che Silvio Berlusconi, nonostante tutto, arriverà». Si è aperta con auspici non molto buoni la Conferenza nazionale delle famiglie, con un intervento di Giovanardi cui succede Sacconi, fermo nell’individuare la famiglia regolare come beneficiaria di ogni iniziativa pubblica. Anna Finocchiaro parla di «logica razzista», Bersani di «fanatismo inaccettabile». Tanto che il ministro è subito costretto a precisare: «non sono un nazista». Nessuno degli esponenti di governo ha ammesso imbarazzo rispetto agli scandali che toccano Berlusconi. In appoggio il dossier spiega come il ritratto delineato da Giovanardi e Sacconi («coniugati, fedeli, con tanti bambini nati naturalmente e senza l’aiuto delle biotecnologie, lontani dal “tritacarne divorzista”, rigorosamente eterosessuali, ovviamente antiabortisti e mai e poi mai famiglie gay») sia lontano dalla realtà. Aumentano le famiglie, ma diminuisce il numero dei componenti, dice l’Istat; sono sempre più numerose le coppie che hanno figli fuori dal matrimonio. «Oggi il maggior incremento della natalità», spiega Daniela Del Boca, autrice con Alessandro Rosina di un recente Famiglie sole, «arriva proprio dalle coppie di fatto e dagli immigrati. Come si può pensare allora di fare una politica di welfare che escluda chi non è sposato?». Il commento è di Chiara Saraceno, “I bambini puniti”. La sociologa sottolinea la contraddizione fra la posizione di Sacconi e la delega con cui l’esecutivo intende eliminare ogni distinzione fra figli naturali e legittimi. Al di là della contraddizione, «qui interessa rilevare che, poiché le proposte di riforma fiscale e dei trasferimenti riguardano pressoché esclusivamente le famiglie con figli a carico, questa esclusione delle “famiglie naturali” è illegale e anticostituzionale».

La notizia che apre IL GIORNALE riguarda l’aiuto politico di Bossi al Premier, oggi insieme nel Veneto colpito dall’alluvione. La famiglia trova spazio in taglio basso e nelle prime righe IL GIORNALE, con un articolo del vaticanista Andrea Tornielli che ha seguito la cronaca di ieri della Conferenza, si affretta a precisare che «Silvio Berlusconi alla Conferenza della famiglie non c’era, ma la polemica non è mancata. A innescarla il ministro del welfare Sacconi che ha detto che le politiche pubbliche si realizzeranno con benefici fiscali sono tarate sulla famiglia naturale fondata sul matrimonio e orientata alla procreazione. Le durissime reazioni politiche hanno spinto poi Sacconi a fare una precisazione dicendo di aver citato gli articoli 29, 30 e 31 della Costituzione. Dunque gli aiuti per la natalità riguarderanno anche le coppie di fatto».

Nessun richiamo in una prima pagina dominata dalla foto di Bossi e Berlusconi con il titolo di apertura «Galleggiano», per la conferenza nazionale sulla famiglia cui IL MANIFESTO dedica solo un articolo a pagina 5, di spalla alle due pagine dedicate alla crisi politica. «Il welfare fascista di Sacconi: “Soldi agli sposi con figli”» questo il titolo dell’articolo. «Nell’Italia reale crescono le separazioni e i divorzi e aumentano le coppie di fatto e i single. Si torna a fare figli ma le forme familiari sono sempre più variegate: etero, omosessuali, monoparentali. La maggioranza delle famiglie è composta al massimo da due componenti. Eppure, malgrado la fotografia scattata in un dossier dell’Istat, e il parere di molti esperti che parlano di procreazione basata sempre più sulla scelta personale e meno su questioni economiche, la Conferenza nazionale della famiglia si è aperta ieri a Milano all’insegna della solita Italia da barzelletta. (…)». E sulla dichiarazione di Sacconi si osserva: «E ha continuato il ministro del Family day che ha voluto scavalcare a destra l’assemblea futurista riproponendo un welfare da Ventennio dove “il primato pubblico” spetta alla “famiglia naturale fondata sul matrimonio e orientata alla procreazione”. Una dichiarazione che, siccome perfino nell’Italia papalina è riuscita a creare scompiglio e sdegno, è stata subito dopo corretta dallo stesso autore (…)». E conclude: «Aiuto ai figli della Patria, dunque. Da qualsiasi legame vengano. Tranne che dagli omosessuali. “Un esempio classico è quello della pensione di reversibilità – insiste Sacconi – si dà al sopravvissuto di una relazione omosessuale? Le politiche pubbliche si occupano della famiglia, quindi gli omosessuali non hanno pensione di reversibilità”. Ecco perché la provetta, secondo Giovanardi, è il pericolo numero uno, quello che potrebbe farci “irrimediabilmente” perdere “il concetto costituzionale di famiglia”».

Siamo a pagina 17 del SOLE 24 ORE. Laura La Posta ci offre la cronaca della prima giornata nazionale della famiglia, condendola con le polemiche seguite alle dichiarazioni di Carlo Giovanardi e Maurizio Sacconi: «Due le frasi contestate. Giovanardi: “Le biotecnologie possono togliere ai figli il diritto di nascere all’interno di una comunità d’amore con una identità certa materna e paterna”. Maurizio Sacconi, ministro del lavoro e delle politiche sociali (dopo analoga presa di posizione di Giovanardi): “Le politiche pubbliche si impegnano a garantire i diritti delle famiglie fondate sul matrimonio e votate alla procreazione”». A cui sono seguite le precisazioni di Sacconi e la conferma del sottosegretario: «le coppie di fatto rinunciano al riconoscimento pubblico di loro volontà, è chiaro che di fronte allo stato la loro è una situazione diversificata». Su cui, però, grava il clima generale e le conclusioni a cui giunge la cronista: «Due frasi contestate di esponenti del governo, mille polemiche, centinaia di pagine di relazioni dotte e propositive, un messaggio del presidente della Repubblica, nessun annuncio di misure concrete, come lasciava intendere l’assenza del premier Silvio Berlusconi (spaventato da possibili contestazioni): è scarno di risultati, ricco di idee ma avvelenato da contrasti ideologici il bilancio della prima giornata della conferenza nazionale della famiglia, in corso a Milano. Così, è passata in secondo piano la richiesta forte del mondo cattolico (portata avanti dalle associazioni familiari, dai vescovi e persino da papa Benedetto XVI) di aiuti alla famiglia nella dura congiuntura economica attuale». Va segnalato, infine, alla pagina successiva l’intervento di Monsignor Bagnasco. Alla politica, infatti, i vescovi chiedono di occuparsi dei problemi reali del paese, a partire dall’occupazione, per cui serve un patto tra tutte le forze in campo. Aprendo ad Assisi la 62esima Assemblea della Cei, il presidente-cardinale Angelo Bagnasco ha inviato un messaggio politico all’inizio della settimana decisiva per le sorti del governo di centro-destra: «Non è più tempo di galleggiare», ma occorre «fare tutti uno scatto in avanti concreto e stabile verso soluzioni utili al paese e il più possibile condivise».

“L’impegno: nuovo fisco a misura di figli” è il titolo della fotonotizia in prima sui lavori della Conferenza nazionale della famiglia di Milano. Il presidente del Consiglio Berlusconi non c’era, ma a farne le veci i due ministri Sacconi e Carfagna e il sottosegretario Giovanardi, che ha aperto i lavori. AVVENIRE sottolinea il “passaggio cristallino” sulle biotecnologie: «Scienza e biotecnologie possono togliere ai figli il diritto di nascere all’interno di una comunità d’amore con un padre e una madre certi». Negli approfondimenti alle pagine 10 e 11 viene illustrato il Piano per la famiglia in otto punti illustrato dal sociologo Pierpaolo Donati «un Piano che l’Italia non ha mai avuto e che dovrebbe raccogliere in modo organico tutte le iniziative finalizzate a rendere più agevole la vita delle famiglie». Secondo Donati bisogna dire basta al tradizionale lib-lab. Il nuovo modello deve essere relazionale, sociale e sussidiario. Un’infografica riassume le spese sociali (% sul Pil) per maternità e famiglia nei Paesi europei e l’Italia (con l’1,2%) figura al penultimo, dopo Malta e prima della Polonia. A livello locale ci sono le novità più interessanti: il “Distretto famiglia” (la rete di iniziative a favore dei nuclei familiari che unisce pubblico e privato) e il “Quoziente Parma” (il modello inaugurato nel capoluogo emiliano su iniziativa del Forum per una fiscalità modellata sul numero dei figli). In evidenza anche l’intervento di Giancarlo Blangiardo, docente di Demografia all’Università Bicocca che ha parlato di “Un’Italia con la febbre alta e di una società tutta in ritardo, dove nascite e anziani soli sono ‘urgenze’”. Un taglio basso è dedicato alle reazioni al Forum di Radicali e Arcigay riuniti in un sit-in. Emma Bonino ha tuonato che “l’Italia non è più un Paese europeo, vive in un limmbo oscurantista” e Marino (Pd) ha ribadito che “non ci sono famiglie pure e meno pure” .

LA STAMPA dedica due pagine interne (8-9) alla conferenza di Milano sulla famiglia. Francesco Moscatelli firma “Sacconi: auti solo agli sposi che procreano” «Famiglia o famiglie? Berlusconi, come annunciato dopo le polemiche sul “caso Ruby”, non c’è. E così alla “Conferenza nazionale della famiglia”, oltre che di crisi del governo, si parla, e ci si scontra, sopratutto sulla crisi della famiglia e sui temi etici. Da una parte la diminuzione dei matrimoni (nel 2008 sono stati 246.613, 17.484 in meno rispetto a cinque anni prima) e l’aumento dei divorzi e delle separazion, dell’altra la crescita delle coppie di fatto (sono 820 mila, delle quali la metà con figli, 300 mila in più che nel 2002) e la procreazione assistita». Diversi gli interventi istituzionali ma «è stato dopo l’intervento del ministro del welfare Maurizio Sacconi – “sostegni solo alla famiglia naturale, fondata sul matrimonio, ed orientata alla procreazione” – che sono arrivate le reazioni più dure, sopratutto da parte delle donne del Pd». Nella pagina seguente due interviste. La prima a cura di Flavia Amabile titola “La Prestigiacomo: non ci sono figli di serie A e serie B” in cui il ministro dell’Ambiente ha sottolineato come «penso che i figli siano tutti uguali e non debbano pagare le scelte di vita dei genitori» e la ministra penserebbe anche «un modello di welfare che riconosca il ruolo fondamentale che svolgono i nonni». La seconda “Giovanardi: per noi la coppia è quella della Costituzione” in cui il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio spiega d non capire la polemica perchè «abbiamo finalmente parificato ogni situazione. E proteggiamo con aiuta la coppia si cui parla la Costituzione, quella basata sul matrimonio, che quindi si impegna con diritti e doveri con un atto pubblico. Sono quelle coppie che accettano di essere riconosciute dall’ordinamento dando rilievo pubblico alla loro riunione». Online spazio alla vicenda dove viene sottolineato quello che Sacconi ha detto «“ho citato gli articoli 29, 30 e 31 della Costituzione. Le politiche pubbliche si occupano della famiglia naturale basata sul matrimonio e della natalità più in generale, anche di quella fuori dal matrimonio”. Così il ministro del Welfare ha risposto ai giornalisti su cosa intendesse per sostegni alle famiglie che procreano. Aiuto anche quindi alle coppie di fatto? “Ovviamente sì, non sono un nazista”, ha detto il ministro».

http://www.vita.it/news/view/108570