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Isee, questo sconosciuto

Isee, questo sconosciuto

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L’Isee a suo tempo venne presentata come il nuovo, equo e finalmente universale (nonché scientifico…) metodo per “testare” la ricchezza di una famiglia da cui poterne poi discendere tariffe personalizzate per determinati servizi erogati alla comunità, in particolare dai comuni (esempio: tariffe per nidi e materne); finalmente era nato uno strumento di riferimento, per altro opzionale, che poteva far cessare l’anarchia che regnava nei vari municipi d’Italia.
Ma a molti non è sfuggito l’effetto perverso dell’Isee. Da un’inchiesta (se non ricordo male) de “Il Sole 24 ore” del marzo 2006, su dati del 2005, risultava che la maggioranza dei comuni stava alla larga dall’Isee o almeno non l’applicavano integralmente. Bene o male, più o meno scientificamente o “artigianalmente”, si tendeva ad applicare il metodo del “quoziente famigliare”. Da quello che ho capito da una rapida ricerca (almeno in Brianza), praticamente nessuno faceva valere mediamente ogni componente di una famiglia meno di 0,5, anzi, la maggioranza ne era ben al disopra. Quanto meno, si può dedurre, che trovavano l’Isee complicata da proporre. Ora l’Isee, in condizioni standard (figli minori, entrambi i coniugi che lavorano, nessun handicap), man mano che il nucleo famigliare cresce tende a far valere sempre meno la media. Sequenza matematica (ho calcolato i parametri di equivalenza previsti dalla normativa e li ho divisi per i componenti): un componente = 1, 2 componenti = media 0,785, 3 = 0,705, 4 = 0,64, 5 = 0,595, 6 = 0,558, oltre = 0,02 circa da dedurre a 0,558 per ogni ulteriore componente. Giusto per confronto: il quoziente famigliare francese (che vale per la loro Irpef) fa valere ogni componente 1, tranne i primi due figli che valgono 0,5.
È evidentissimo questo: se in precedenza utilizzavo un quoziente medio famigliare per componente vicino ad uno, applicare l’isee è una catastrofe…; se fosse stato tra 0,65 e 0,75 e fino a circa quattro componenti, non ho variazioni importanti, ma oltre cinque (e molto oltre…) l’Isee diventa sempre e solo peggiorativa.
Tutti i comuni d’Italia hanno prevalentemente nuclei famigliari con al massimo due figli e per loro l’applicazione dell’Isee comporta, in condizioni normali, variazioni marginali. I nuclei con tre o quattro figli forse non se ne accorgono appieno. Ma esistiamo anche noi con cinque, e ben oltre, figli, non siamo in tanti, ma dell’isee ce ne siamo accorti, eccome! Ho la sensazione che i comuni quando scoprono l’Isee ragionino in termini statistici: i pochissimi “super nuclei”, magari ancor meno con figli che usufruiscono di servizi (di solito scolastici), in quanto estrema minoranza è come se non esistessero. Il resto, i “normali”, non avranno grosse ripercussioni; può essere che molti (la maggioranza?) ne abbiano un piccolo vantaggio, forse pochi un sensibile aggravio. Sicuramente i “super” sono penalizzati!
All’inizio parlavo dell’anarchia che l’Isee avrebbe fatto cessare nei vari comuni, in realtà non è proprio così. La legislazione nazionale di fatto impone solo le modalità di formazione e calcolo dei parametri e una base per la loro applicazione, ma lasciava alle regioni la possibilità di dotarsi di una normativa da proporre ai comuni, cosicché l’Isee fosse consona alle varie realtà. Il problema è che la maggioranza delle regioni non ha ancora provveduto (neppure la Lombardia) e i comuni che adottano l’Isee hanno come riferimento solo la legge base, inevitabilmente generalista e rigida.
Esempi di anarchia con parametro Isee a 15.000 euro. Un comune esenta dal pagamento della mensa scolastica, un altro applica uno sconto del 30%, un altro ancora esenta a 14.200… e non prevede fasce di sconto! Altre anarchie. Un comune vuole sempre la certificazione formale (da un CAAF), un altro si accontenta dell’autocertificazione (ha l’utility nel suo sito internet), un altro ancora vuole la formale per i nidi, l’autocertificazione per le materne… e una crocetta su un modulo per le elementari! C’è pure chi si ferma all’Ise… (e sì: prima di diventare Isee, c’è un passaggio dove le manca una “e”…!) È pazzesco, ma mi è stato chiaramente spiegato da una gentile funzionaria del comune di Monza che di base l’Isee è “dedicata” a ciascun servizio e in assenza della normativa regionale il comune non può raccordare coerentemente e, soprattutto, liberamente i vari servizi con un’unica Isee per la famiglia: non è detto che la parametrazione per i nidi vada bene anche per le materne, però se la formalizzo per entrambi i servizi i parametri saranno gli stessi. Infatti i comuni tendono la sfruttarla in pieno solo per i servizi più costosi (es. i nidi).
Al di là di ogni considerazione sull’equità pratica dell’Isee, praticamente tutti i comuni la stanno adottando, è chiaro che un metodo previsto dalla legge nazionale è politicamente più proteggibile, meno contestabile dei sistemi fai-da-te eppoi in periodi di finanziarie avare, i comuni si ritrovano uno strumento, appunto, inoppugnabile per ritoccare talune tariffe. Resta l’amarezza che tutto l’apparato è tarato (forse non l’hanno fatto apposta…) sulla famiglia italiana standard (padre, madre, due figli, anzi, 1,2…), come ho detto sopra: il passaggio dal fai-da-te all’Isee non dovrebbe aver sconvolto più di tanto la famiglia “normale”, ma le famiglie numerose come le nostre…

Per informazioni più precise, sulla legislazione, il funzionamento, i calcoli. ecc:
https://servizi.inps.it/servizi/isee/default.htm
è l’area del sito Inps dedicata all’Isee, a sinistra solo “informazioni” e “simulazione” sono quasi del tutto liberamente accessibili, ma c’è tutto quello che serve, anche troppo;
per chi non vuole perdersi, su
http://it.wikipedia.org/wiki/Isee
è chiaramente e semplicemente spiegata;
ovviamente in google, digitando Isee, seguirà una valanga di siti che ne parlano…

Scarica allegati:
Tabella_Isee.doc

Flavio Visentin