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Il tablet o la tavola? La convivialità secondo Steve Jobs e secondo Fabrice Hadjadj

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È più che legittimo che Steve Jobs e l’Apple riducano la convivialità (dal termine latino convivium, vale a dire “conversazione sulla vita”) a risorsa retorica per battere la concorrenza con gli altri produttori di computer: “L’IPad è conviviale e si utilizza molto bene in famiglia.

Cosa vi è di meglio che dieci giochi per giocare insieme su altretanti aggeggi attorno a un tavolo, in modo un poco meno asociale rispetto allo schermo di un PC che si interpone fra di loro?”. Così un sito web per utenti di tablet (tablette_tactile.net) fa eco alla auto-presentazione del sistema operativo Mac, “conviviale per essenza” (Apple.com).

Janell Burley Hofman, la mamma che, con intuizione geniale, regala un IPhone a suo figlio, Gregory, di 13 anni con un contratto mettendo delle regole di uso di buon senso, contratto che poi diventa virale in seguito alla sua pubblicazione sul Huffington Post, ha una comprensione più larga della convivialità.

La Hofman, madre di altri quattro figli oltre a Gregory, ha saputo sfruttare il successo mediatico e ha pubblicato un libro dall’eloquente titolo iRules. Come educare figli iperconnessi – Il decalogo che ha ispirato migliaia di genitori”, Giunti editore, Firenze 2015, p. 288. . Attraverso il suo popolare blog, mamma Janell orienta altri genitori e dimostra al contempo che non solo la Apple sa fare business, ma anche lei, seppur in scala minore. Nutrire ed educare cinque bocche aiuta sicuramente a svegliare l’ingegno.

D’altronde, lo sappiamo bene, ormai è tutto un fiorire di consigli su nuove e utilissime app da scaricare per la famiglia e per ogni tipo di esigenza. A tal proposito si può leggere il nostro articolo Le migliori app per mamme super impegnate.

Tablet elettronico e tavola da pranzo: evoluzione o morte della convivialità?

Fabrice Hadjadj (1971), filosofo e saggista francese, di famiglia ebrea agnostica e convertitosi al cattolicesimo nel 1998, pensa che mettere sullo stesso piano tavola, tablet e convivialità non è un mirabile commercio. Lo argomenta in modo acuto e provocatorio in uno dei saggi che compongono il suo libro: Ma che cos’è una famiglia? La trascendenza nelle mutande & altri discorsi ultra-sessisti, Ares, Milano 2015, p. 187.

La tavola della sala da pranzo, la tavola familiare o la tavola da convitto fondano la convivialità che il tablet elettronico rivendica? Per confutare la arrogante pretesa pubblicitaria, Hadjadj offre una bella panoplia di argomenti intessuti di fenomenologia casereccia e ironia, da non perdere. Ben vengano dunque le ragioni filosofiche -meglio ancora se acute, comprensibili e spiritose- per rafforzare l’esperienza comune. Basta guardare questo simpatico spot sul Pepper Hacker, già proposto sul nostro sito, per irrobustire i nostri buoni propositi personali e familiari. In esso si vede come la mamma esercita la sua autorità, soave e imperiosa come si addice alla matriarca del focolare, spegnendo tutti gli apparecchi elettronici di marito e figli assorti ciascuno nel proprio mondo virtuale attraverso il “comando universale” nascosto sotto la innocente veste di uno “macinapepe”, appunto il micidiale “pepper haccker”.

Una giornalista della BBC che, per fare un programma sullo stato della famiglia in Gran Bretagna, ha visitato fra le altre una scuola primaria ebraica un sabato mattina, è stata testimone di una rappresentazione su che cosa avrebbero visto i bambini quella sera stessa attorno al tavolo durante la cena (lo shabbat). La giornalista rimase affascinata dalla forza di questa istituzione totalizzante, e domandò ai bambini quale fosse il momento che più amavano dello shabbat. Un bambino di cinque anni le rispose, “è l’unico giorno della settimana in cui papà non deve scappare di casa”. Dopo aver finito di registrare, la giornalista, grande esperta in psicologia infantile, disse al rabbino capo di Londra “Rabbino capo, quel tuo shabbat sta salvando il matrimonio dei loro genitori”. Aveva compreso lo zoccolo duro dello shabbat, la tavola sacra degli ebrei.

A tavola non si gioca. Mangiare è questione seria

A conclusione del suo brillante saggio, Hadjadj riporta questo brano del libro dei Proverbi “La sapienza si è costruita la sua casa, ha intagliato le sue sette colonne. Ha ucciso il suo bestiame, ha preparato il suo vino e ha imbandito la sua tavola” (Pr 9, 1-2). E appena si domanda provocatoriamente: “Come interpretare questi versetti del libro dei Proverbi? Il linguaggio è metaforico; si tratta forse di una metafora che potrebbe essere sostituita da una altra, più adatta al nostro secolo? Si può dire e anche meglio?: “La Sapienza ha fabbricato un tablet, ha moltiplicato i canali Wi-Fi, ha condiviso i suoi migliori momenti su Instagram?”

Definitivamente no, “il culto cattolico ha troncato la domanda, c’è una ‘Tavola santa’, non ci sarà un tablet sacro” e nessun IPad al mondo riuscirà nell’impresa.

Con buona pace di Apple e della pubblicità, e senza demonizzare nessuno, va ricordato il detto popolare: “con il mangiare (con la tavola) non si gioca”.

Fonte:Schermata 2016-03-04 alle 19.18.57