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Il piano del governo: bonus fiscale più ampio e sconti alle famiglie numerose

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Adesione spontanea. La scommessa del governo è tutta in questo concetto, che in un Paese come l’Italia, con i suoi 120 miliardi di evasione fiscale, sembra quasi un ossimoro.
Ma per Matteo Renzi e per il ministro, Pier Carlo Padoan, la faccia feroce del Fisco, quella dei blitz a Cortina, non ha funzionato. Troppo pochi i 12-13 miliardi recuperati ogni anno con questa strategia di lotta all’evasione. Di soldi ne devono arrivare molti di più, il doppio o anche il triplo. Questo perché ogni euro che sarà recuperato verrà destinato alla riduzione delle tasse su imprese e famiglie, magari iniziando a introdurre per queste ultime quel quoziente familiare verso cui c’è stata un’apertura del sottosegretario Graziano Delrio.

Adesione spontanea, dunque. Convincere i contribuenti a versare di propria volontà quanto dovuto. Per vincere la sfida il Fisco non dovrà più essere considerato una controparte, ma un alleato. I primi tasselli di questa strategia sono già stati incastrati. A partire dalle semplificazioni, il 730 precompilato per dipendenti e pensionati. Il secondo è la nomina di Rossella Orlandi alla guida dell’Agenzia delle Entrate che segna la fine dell’era Befera e avvia quella della lotta all’evasione 2.0, dell’incrocio delle banche dati e della tracciabilità dei pagamenti che permetterà di stanare gli evasori con una pesca all’amo e non più a strascico. Ma è solo l’inizio della strategia fiscale del governo per ottenere nel medio termine una consistente riduzione delle tasse su famiglie e imprese.

Le prossime mosse. Il piano è già tracciato in quella stessa delega fiscale di cui il 730 precompilato e la riforma del catasto sono solo i primi due tasselli. Già entro la fine del prossimo mese, prima della pausa estiva, potrebbero arrivare altre norme di attuazione. A cominciare dalla riforma di Equitalia, che potrebbe trasformarsi in una sorta di casa del contribuente in grado di fornire assistenza e non fare solo riscossione.

Sarà poi finalmente definito «l’abuso del diritto», una fattispecie elusiva che fino ad oggi è stata interpretata in maniera estensiva dal Fisco rendendo incerta l’interpretazione delle norme tributarie. Ma la vera partita si giocherà tra settembre e ottobre, quando il governo metterà mano a due nodi cruciali. Il primo è rendere strutturale il bonus Irpef di 80 euro per i redditi fino a 26 mila euro, allargandolo anche alle famiglie monoreddito con figli e agli incapienti, e lo sgravio Irap del 10% per le imprese.

Per finanziare in modo permanente queste due norme, secondo i calcoli di Bankitalia, serviranno 14,3 miliardi. I soldi, secondo il governo, arriveranno dalla seconda fase della spending review, che in base a quanto messo nero su bianco nel Documento di economia e finanza, dovrebbe portare il prossimo anno ben 17 miliardi. Una voce importante dei tagli, tuttavia, riguarderà proprio le «tax expenditures», tutti gli sconti di imposta che erodono la base imponibile dell’Irpef. Saranno fatte salve solo alcune detrazioni considerate intoccabili, come quelle per il lavoro dipendente, per i figli, per le pensioni, per la casa e le spese sanitarie.

Tutti gli altri sconti d’imposta, che nel complesso valgono 270 miliardi di euro, saranno ridotti. La revisione delle tax expenditures è prevista, ancora una volta, dalla delega fiscale. Il governo sta già lavorando al dossier. Così come è stato aperto un altro capitolo pure inserito nella delega: quello del contrasto d’interessi. Permettere, cioè, di scaricare alcune spese come già oggi avviene per le ristrutturazioni edilizie e la riqualificazione energetica.

Ogni euro che sarà recuperato sia dalla lotta all’evasione che dalla riduzione della spesa pubblica, finirà in un fondo per la riduzione strutturale della pressione fiscale. Perché meno tasse significa più crescita. E questa è la vera sfida di Renzi.

economia.ilmessaggero.it di Andrea Bassi