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Il “maxi-emendamento” del governo sulle Unioni civili NON VA: resta il “Simil...

Il “maxi-emendamento” del governo sulle Unioni civili NON VA: resta il “Simil matrimonio”

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1) Nel metodo seguito per fare approvare il maxi-emendamento sulle Unioni civili vince l’appartenenza al partito e al governo e non innanzitutto l’appartenenza alla coscienza. Un rimando necessario perché è in gioco non solo il matrimonio ma il domani stesso del Paese: i figli non vengono da un’unione di persone omosessuali, con tutto il rispetto a loro dovuto. Anzi ci si può domandare se non sia a rischio la stessa libertà del Parlamento, chiamato a prendere o a lasciare, non rispettando le convinzioni personali.

2) La ‘Cirinnà’ resta, anche se camuffata e contraddittoria. Camuffata dallo stralcio del vecchio art. 5 o da possibili conseguenze di altri articoli; così, al limite, si toglie forza ad un possibile referendum, mentre rimane aperta la strada per approvarle non solo al parlamento ma forse anche alla stessa corte costituzionale, se non imposta dall’Europa. Contraddittoria perché per un verso si fa di tutto perché vi sia equiparazione fra Unioni civili e matrimonio e per un altro lo si esclude, lasciando ai giudici di interpretarla come vogliono. Ci si può anche chiedere: con il rimando all’art. 3 della costituzione non si mette l’accento sulla uguaglianza delle diverse condizioni in cui avviene la convivenza, da quella matrimoniale a quella delle Unioni civili?

3) L’Associazione Nazionale Famiglie Numerose si domanda: come si può approvare un tale disegno di legge? Le priorità sono ben altre; già dal 1995 la Consulta aveva affermato che era necessario fare giustizia fiscale alle famiglie numerose e monoreddito. Per don Milani “non c’è nulla di più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali”. E poi come si può mettere all’angolo la famiglia di sempre, quella formata da un maschio e da una femmina, fino al punto di mettere praticamente sullo stesso piano il matrimonio di sempre con le Unioni civili? Chi si è impegnato per migliorare il disegno di legge ha fatto bene. Ma dare una mano perché una legge sia meno nociva che possibile, non vuol dire approvarla.

Giuseppe e Raffaella Butturini
Presidenti