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Genitori, insegnanti e le sfide educative di oggi

Genitori, insegnanti e le sfide educative di oggi

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La scuola è ripartita con il suo carico di aspettative ed ansie per gli studenti, le famiglie e gli insegnanti stessi, stretti tra didattica, programmazioni e burocrazie. La scuola è uno dei punti chiave del percorso educativo dei nostri figli ed ogni genitore sa quanto il singolo docente può fare la differenza e quanto possa essere importante un clima sereno nel tempo passato tra i banchi. Il ruolo educativo della scuola non deve però prevalere o peggio porsi in contrasto con quello dei genitori, ai quali la Costituzione riserva un ruolo primario. L’art. 30 infatti ascrive l’educazione e l’istruzione dei figli tra i doveri e i diritti dei genitori; non sono ammesse esenzioni o deleghe in bianco. Ciò significa necessariamente creare quella giusta collaborazione tra famiglie ed enti di formazione tale che l’impegno di tutti sia nella direzione che le famiglie auspicano, attivando quel rinforzo reciproco e virtuoso del quale i ragazzi hanno bisogno per una crescita sana ed integrata. Vale a dire che se a casa i figli ascoltano messaggi che parlano di rispetto dei tempi di maturazione, ricerca della verità, relazioni generative tra un uomo ed una donna all’interno di una famiglia, non è bene che a scuola si propongano programmi che non rispettano la verità delle cose o che sostengono che ad un bambino vada bene qualsiasi tipo di genitorialità o che si può scegliere se essere maschio o femmina, contro ogni evidenza scientifica (ultimo esempio: in Nuova Zelanda dal mese di luglio, non ci sono più solo maschi e femmine, ci si può far registrare all’anagrafe come gender diverse). La preoccupazione su questi argomenti è anche della Chiesa locale: i vescovi del Nordest avevano dedicato ai temi educativi un’apposita nota pastorale già nel febbraio 2014 (scaricabile dal seguente link: www.cet.chiesacattolica.it/wp-content/uploads/CET-017-2014-NOTA-QUESTIONI-EDUCATIVE.pdf).

L’Instrumentum laboris, predisposto come testo di approfondimento in vista del Sinodo sulla famiglia che si celebrerà in Vaticano proprio a partire da oggi ha espresso una forte preoccupazione proprio sui temi educativi (n. 86). Infatti, prendendo atto del cambiamento culturale al quale stiamo assistendo e consapevole del fatto che la famiglia non può essere l’unica ad occuparsi di educazione alla sessualità, richiama la necessità di predisporre “veri e propri percorsi pastorali di supporto alle famiglie” per “aiutare a scoprire la bellezza della sessualità nell’amore”; parole forti che interpellano per primi gli operatori pastorali. Non solo, nella prospettiva non proprio remota (anzi, in alcune scuole già attuata) di programmi in netto contrasto con la visione umana e cristiana della vita, indica che “va affermato con decisione il diritto all’obiezione di coscienza da parte degli educatori”. In tutto il documento, solo in tema di aborto (n. 141) viene ulteriormente richiamato questo diritto. Significa forse che il tema educativo è, non solo in Italia ed in Europa, una delle più delicate sfide che la Chiesa è chiamata ad affrontare. Non è quindi una preoccupazione di qualche allarmista di turno, tant’è che anche papa Francesco ne ha parlato più volte. Le catechesi che egli ha sviluppato sulla famiglia e sul matrimonio sono una ricchezza per tutti: nella loro chiarezza e profondità, ma anche nella semplicità di linguaggio che le caratterizzano, ci richiamano alla centralità della famiglia e del matrimonio come luoghi preposti per l’accoglienza della vita e l’educazione dei figli. Nella catechesi del 2 settembre il pontefice ha utilizzato un’immagine bellissima auspicando che “il timone della storia (della società, dell’economia, della politica) venga consegnato – finalmente! – all’alleanza dell’uomo e della donna, perché lo governino con lo sguardo rivolto alla generazione che viene”. L’alleanza e la collaborazione dell’uomo e della donna con il Creatore rappresenta quindi il cardine per lo sviluppo dell’umanità nella giusta direzione. Oggi sentiamo d’altro canto proposte molto distanti da questa: forse i cristiani si devono preparare ad essere una minoranza, pronta ad essere lievito nella pasta, testimone coraggiosa, capace anche di dire no quando necessario e quando l’indifferenza o il silenzio potrebbero diventare complici di manovre fortemente diseducative per i nostri figli.

Intanto, le persone di buona volontà non stanno a guardare: i corsi di sensibilizzazione sull’affettività e la sessualità proposti dal Forum Famiglie o da diverse Associazioni locali registrano numerose adesioni (a Udine oltre 200), molte delle quali sono di insegnanti, genitori ed educatori; stanno nascendo Comitati di genitori che rivendicano il diritto ad educare i propri figli; le serate organizzate da “Giuristi per la vita” richiamano sempre un folto pubblico. Dobbiamo tenerci informati su quanto sta accadendo e questo richiede un minimo di tempo: non è sprecato, è un tempo speso per il bene dei nostri figli. Non dobbiamo però indurre alla paura né allo scontro. E’ importante che i genitori si facciano sentire, attraverso gli organismi scolastici deputati, chiedendo di venire interpellati qualora fossero proposti incontri o laboratori che trattano i temi sensibili dal punto di vista dei valori familiari, chiedendo ad esempio il consenso informato. Ma prima di tutto questo, come singole famiglie, siamo chiamati a vivere per primi i valori nei quali crediamo; il buon esempio e la coerenza che i nostri figli sempre si aspettano da noi, la concretezza che riusciamo a dare a concetti quali fedeltà e impegno, significa sperimentare già tra le mura di casa quella che il papa chiama “la sapienza degli affetti”. Quando in definitiva sappiamo far assaporare relazioni sane, buone e positive, diventa più facile anche per i figli saper scegliere tra bene e male.

Cinzia e G. Marco Campeotto
Coordinatori ANFN prov. di Udine

Rivignano, 4.10.2015