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E’ la famiglia Mosca-Pesenti la Famiglia numerosa d’Europa 2021

E’ la famiglia Mosca-Pesenti la Famiglia numerosa d’Europa 2021

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Venerdì 19 novembre, nel corso dell’Assemblea Generale dell’Elfac (la confederazione delle associazioni famiglie numerose europee), è stato annunciato il nome della famiglia vincitrice del premio “Famiglia numerosa d’Europa 2021”.
Il premio istituito dall’Elfac, per la prima volta nel 2015, intende riconoscere e far conoscere l’impegno e il valore di chi ha scelto di aprirsi alla vita, dando il suo contribuito per una società migliore.
Quest’anno è risultata vincitrice una famiglia italiana, residente in provincia di Bergamo.
Di seguito vi proponiamo la presentazione della famiglia Mosca-Pesenti, che comprende tre figli propri e altri undici “bambini/ragazzi” che sono stati con loro in affidamento.

di Alfio Spitaleri

 

Carissimi amici, siamo Diego Mosca (39 anni, insegnante presso le scuole secondarie di primo grado) e Patrizia Pesenti (35 anni, Psicologa e psicoterapeuta).

La nostra avventura insieme inizia nel contesto dell’oratorio del nostro paese natio, Zogno, un paesello incastrato tra i monti della media Valle Brembana, una delle tante che si trovano nella provincia di Bergamo. Cresciuti tra attività di volontariato, servizi missionari all’estero e impegni con gli amici, ci siamo innamorati. Dieci anni fa abbiamo deciso di sposarci con l’intento di vivere una coniugalità aperta all’accoglienza; non sapevamo però come dare concretezza a questo sogno e come spesso ci è accaduto, la realtà ha superato la nostra fantasia e la provvidenza ci è venuta a bussare alla porta.

Il 7 Luglio 2012 ci siamo sposati e fin da subito abbiamo iniziato un’esperienza di volontariato residenziale presso una bella casa posta in un paesino vicino al nostro di nome Berbenno. In questa casa, il comune di Berbenno, nella persona dell’assessore ai servizi sociali, l’unione dei comuni per i servizi alla persona e la cooperativa del territorio, decisero di dar vita ad una Comunità Familiare. La possibilità di far sorgere in questo bene immobile, una comunità che avrebbe potuto accogliere fino a 6 minori (0-17 anni) contemporaneamente, con la presenza di una coppia volontaria, è stata data dal fatto che la casa è stata sequestrata dal ministero dell’interno, perché il vecchio proprietario è stato accusato di usura, un reato che in Italia rientra tra quelli considerati di Mafia. Insomma, se fino a poco tempo prima avevamo dei sogni, nel giro di breve queste idee “nebulose” hanno preso forma e sostanza in un’avventura che ha superato ogni nostra aspettativa.

Nel sogno dell’accoglienza e del servizio ai bisognosi abbiamo sempre avuto anche quello di divenire una famiglia numerosa (ovviamente Dio permettendo) e ad oggi, non sappiamo se lo siamo diventati ma sicuramente, dopo 9 anni, tra queste mura sono nati/rinati ben 16 figli. Tre di essi sono nati naturalmente e sono Elisa, di 7 anni, Federico di 5 anni e Alessandro che oggi ha 15 mesi. I nostri figli sono nati dentro l’esperienza di accoglienza di molti bambini e ragazzi e per loro è normale avere una famiglia costituita regolarmente da almeno 7 o 8 persone, con fratellini e fratelloni che ogni tanto vanno e ogni tanto vengono.

La nostra esperienza ci ha portato ad accogliere molti ragazzi preadolescenti o adolescenti tra i 12 e i 15 anni; alcuni di loro ora sono “grandi e vaccinati”, vivono fuori dalla comunità, lavorano e cercano di diventare adulti, impegnandosi ogni giorno a raggiungere la tanto desiderata autonomia. Altre accoglienze ci hanno visti impegnati con bambini tra
i 4 e i 10 anni. Ormai possiamo dire per esperienza che la permanenza dei ragazzi qui in comunità è direttamente proporzionale alla loro età. I bambini più piccoli si sono sempre fermati qualche mese o al massimo un anno mentre i più grandi sono arrivati a rimanere con noi fino a 5 anni e oltre. Alcuni di essi hanno proseguito anche la loro permanenza dopo i 18 anni, grazie ai decreti dei tribunali dei minori detti “prosegui amministrativi”.

I bambini e i ragazzi che in questi anni hanno camminato con noi vengono tutti da situazioni familiari complicate dalle quali, gli assistenti sociali, hanno ritenuto che dovessero essere allontanati. E’ stato bello scoprire che di fronte a iniziali diffidenze e paura di “perdite”, con il passare del tempo, siamo riusciti a costruire delle belle alleanze con i loro genitori biologici dai quali sono stati allontanati. Addirittura in alcuni casi, i bambini hanno avuto la possibilità di rientrare presso il proprio nucleo familiare originario e per noi questo significa aver portato a termine in maniera positiva la nostra “mission”.

Immaginatevi, quando, andando in giro tra centri commerciali o a passeggio per la città, le altre persone ci vedono e non pochi ci fermano chiedendoci: ma sono tutti vostri? Domanda ovvia e abbastanza consueta se fatta ad una famiglia numerosa come molte che in questo momento stanno leggendo le nostre poche righe. L’unica cosa da aggiungere di originale a questo interrogativo tradizionale è: ma come è possibile che siano tutti vostri, visto che uno è di “bianco cadaverico”, l’altro è mulatto, mentre l’altra ancora è nera ebano? Immaginatevi i sorrisi sommesi e la sorpresa che una compagine così eterogenea per età e per colori può generare, con il solo fatto di passeggiare lungo le vie della città di Bergamo.

La nostra famiglia per tutto quel che vi abbiamo raccontato e per le molte esigenze differenti che caratterizzano ognuno dei suoi componenti, necessita sempre di molti aiuti e risorse. Tutta questa provvidenza, in parte la generiamo attraverso attività di raccolta fondi, vendendo prodotti di aziende del territorio (mele, dolciumi, Panettoni natalizi, ecc…) e in parte giunge inaspettata, dalla generosità di molti che spesso vogliono rimanere nell’anonimato.

Noi, come comunità, siamo inoltre impegnati sul territorio nel cercare di rispondere alle necessità di coloro che ci sono “prossimi”, accogliendo persone che devono svolgere lavori socialmente utili per ricevere “assegni di sostegno”, per recuperare la propria patente di guida, per estinguere le loro “sospensioni scolastiche”,ecc. Oltre a queste persone, spesso ci fanno visita gruppi di catechismo, gruppi di “Libera, associazione contro le mafie”, gruppi giovanili, scout, gruppi familiari ecc. Mentre ci chiedono una testimonianza, noi chiediamo loro un’oretta di lavoro nel bosco per noi. In questo modo da ormai 9 inverni, riusciamo a recuperare parecchia legna che poi bruciamo lungo il passare dei mesi freddi. E’ bello pensare che attraverso azioni di mutuo scambio reciproco, ognuno di noi possa uscire arricchito da esperienze, incontri, attività.

Concludiamo il nostro racconto cercando di spiegarvi perché spesso ci piace definirci “facilitatori di per-dono”. Il nostro ruolo qui in comunità, come Padre e Madre dei ragazzi che sono passati e che ci sono in questo momento (6 in tutto), si riassume nell’aiutare ragazzi che nella vita hanno conosciuto dei mali a vivere la vita presenta e futura nel bene. Innanzi tutto questa trasformazione, deve avvenire, facendo pace con la loro storia personale e con i motivi per cui loro sono “finiti” in comunità ma ciò non basta, perché la vera pace con se stessi si ha solo se ci si scopre capaci di dono per gli altri. Quando essi comprendono di poter essere capaci di “per-dono”, e cioè, letteralmente di saper fare “grandi regali” al prossimo, allora noi abbiamo concluso il nostro lavoro di genitori a tempo e li possiamo lasciare andare per le strade della vita, consapevoli che sapranno camminare con le loro gambe.

Grazie per averci dato attenzione e scusateci se siamo stati un po’ lunghi.

Chi volesse avere informazioni sulla nostra esperienza familiare, può trovare tutto a questo link: www.ascimagnavilla.bg.it/blog/servizi/comunita-familiare/

Diego e Patrizia