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Donne e madri in azienda: una marcia in più, come i giovani

Donne e madri in azienda: una marcia in più, come i giovani

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«Mi porteranno via la sedia da sotto il sedere?». La domanda scuote la platea, gli imprenditori e gli esperti impegnati nel panel “Grandi aziende: quali opportunità per i giovani”. Il vitale interrogativo lo pone Maria Chiara, 28 anni, ingegnere. Da una stagione ha realizzato il suo “progetto” più importante. È mamma di un bambino. A settembre ritornerà in azienda, una leader del settore oil e gas: «come sarò accolta?».

La maternità risorsa o problema irrompe nella mattinata economica del Meeting: giù applausi, forti e convinti dei coetanei dell’ingegnere Maria Chiara, e dei numerosi “capelli grigi” presenti. Costringono gli interpreti a uscire dal seminato.

E Francesco Delzio, direttore Relazioni Esterne, Affari Istituzionali e Marketing di Atlantia e Autostrade per l’Italia, si affida ad una semplice valutazione. «Grazie alla loro esperienza di madri, le donne hanno una marcia in più in diversi campi, ad esempio la gestione e il rapporto con il cliente». Maternità nel mondo del lavoro uguale arricchimento? La realtà non di rado racconta storie diverse. Ma c’è chi è convinto che il business non fa necessariamente a pugni con il desiderio di famiglia. «Vogliamo offrire condizioni concrete ai nostri dipendenti. Ci sono iniziative in atto ma possiamo, dobbiamo fare di più». Con i suoi 37 anni, Vitaly Novikov potrebbe stare tranquillamente dall’altra parte della barricata. Invece questo ragazzo dal ciuffo alla Tintin è amministratore delegato di Coca Cola Italia. «Il rientro dalla maternità va sostenuto anche da condizioni aziendali. – rilancia –. Poi ci sono 5 giorni al mese, 60 l’anno, di lavoro da casa. E la monotimbratura’. Prossimo obiettivo: «asilo aziendale o la possibilità per le madri di portare i figli al lavoro».

Da un anno impegnato in un progetto a Singapore, Marco è un ingegnere lombardo ventinovenne. «Nelle grandi aziende c’è ancora possibilità di far carriera? E come si concilia con l’esigenza di mettere su famiglia? ». È un’altra “bomba” che esplode in sala. «Tempo lavoro e tempo di vita: vince l’azienda che favorirà il giusto rapporto. E la comunicazione interna in questo senso può fare molto», ne è convinto Massimo Angelini, direttore Pr internal& external communication di Wind Tre. Lavoro, carriera, famiglia: ma quindi le grandi aziende sono un’opportunità per i giovani? «Diventano vecchie e non reclutano gioventù» mette in guardia il navigato Giulio Sapelli, ordinario di Storia economica all’Università satatele di Milano. «Ma ai giovani continuo a consigliarle per una prima esperienza di lavoro – è più ottimista Delzio – perché è un luogo dove si possono sperimentare quotidianamente competizione e cooperazione».

Fonte: avvenire.t di Paolo Guiducci