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Diario di una maestra numerosa: Maestra, finalmente!!!

Diario di una maestra numerosa: Maestra, finalmente!!!

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7,58 del mattino: mi fermo in corridoio a salutare una collega e arrivo esattamente con tre minuti di ritardo in cortile, al punto di raccolta della mia classe. Trovo venticinque bambini in (quasi) perfetta fila alfabetica, mascherina colorata sulla bocca e zaino traballante in spalla, più o meno pronti per entrare e cominciare una nuova giornata scolastica. Mi aspetto un banalissimo ma sempre rassicurante “Ciao, Barbara, cosa facciamo oggi?”, invece mi accolgono, leggermente spazientiti e visibilmente scocciati,
con un “Maestra, scusa, ma dov’eri finita che noi ti stiamo aspettando da mezz’ora?”
e lo dicono sì, in parte contrariati per la mia mancanza di puntualità, ma, a onor del
vero, soprattutto, sollevati perché il rischio maestra assente è scampato.
Purtroppo, chiacchierare è uno dei miei passatempi preferiti e così ho accumulato un ritardo di ben centottanta secondi che dovrò in qualche modo risarcire alle attentissime e pretenziose pesti. Oltretutto predico bene e razzolo male visto che, se alle 8,05 gli alunni non sono seduti al loro super igienizzato banco, segno “ritardo breve” sul mio fidatissimo registro elettronico che è, ormai, come la mia Bibbia. Per fortuna, il fantomatico piccolo screzio maestra-alunni svanisce nel nulla così com’era cominciato e ce ne dimentichiamo in pochi istanti. La nostra giornata comincia, sempre uguale e, contemporaneamente, diversa: una routine ogni giorno irripetibile e irrinunciabile. Ci sono i giorni di calma totale, di divertimento puro, di creatività ingegnosa, ma anche di stanchezza e nervosismo.
Ci sono momenti di pazienza, di empatia, di tutoraggio reciproco, così come quelli di condivisione faticosa, di emozioni inaspettate, di rinforzi dinamici e promesse convenienti da parte mia. Li sto abituando ai compromessi, al venirci incontro. Della serie: “io comando e voi eseguite, ma vi assicuro che poi sarete contenti”. E, infatti, succede così. Indipendentemente dalle giornate più o meno feconde, più o meno cooperative, più o meno memorabili, le nostre ore didattiche sono riassumibili in un aggettivo solo: inclusive. Che non significa che comprendono tutti, sarebbe troppo facile e a dir poco scontato.
È qualcosa in più e si riferisce ad una sequenza di strategie che porta ogni bambino a cercare una sua personalissima modalità per riuscire a dare il proprio e unico contributo. Inclusione diventa, allora, suggerire piani per arrivare ad un traguardo, presentare una pagina da studiare partendo dalle immagini e dal titolo, utilizzare colori e materiale di mille tipi, rinnovare continuamente le relazioni tra compagni proponendo esperienze didattiche in giro per la città, non avere fretta di buttare dentro le teste dei bambini una nozione dietro l’altra come se fossero computer. Trovare delle potenzialità in ogni scolaro e farle apprezzare dai compagni è inclusivo, così come prendersi cura gli uni degli altri
con gentilezza ed empatia, accantonare per qualche minuto qualunque disciplina in corso se emergono difficoltà comportamentali anche di un solo bambino, proporre una didattica cooperativa che responsabilizza anche gli scansafatiche.
E siccome i bambini di oggi, compresi i battifiacca, sono molto veloci in tutto perché trascinati dalla tecnologia, dedicare un quarto d’ora quotidiano alla lettura silenziosa diventa inclusivo e anche dare i compiti per il giorno dopo perché permette a tutti di trascorrere il pomeriggio nello stesso modo, facendo lavorare il cervello in modo attivo davanti ad un quaderno e con una penna in mano. E, incredibile ma vero, anche arrivare puntuali è inclusivo perché altrimenti la giornata comincia storta sin dal mattino presto e quindi, dato e considerato che l’unico modo di arrivare al giusto orario è essere in anticipo, la maestra farà in modo di essere lì, quasi per prima, nel cortile della scuola,
ad accogliere i suoi venticinque bambini che, tutti in una volta, vorranno sapere se cominceremo con italiano o matematica, se guarderemo un pezzettino di film, se faremo educazione motoria in palestra o in cortile, se di merenda ci sarà la frutta fresca o il succo, se andremo in giardino per l’intervallo, se si dovranno sedere allo stesso banco
del giorno prima o potranno cambiarlo.
E tutto questo continuerà superbamente ad accadere ogni singola mattina che stiamo continuando a vivere tutti insieme….ah, ecco cosa dimenticavo: la scuola in presenza è inclusione pura.

di Barbara Mondelli