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Contributi “volontari” nella scuola: la situazione

Contributi “volontari” nella scuola: la situazione

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Da IL GIORNALE DI VICENZA di
Martedì 23 Marzo 2010 Pagina 55 un interessante articolo chiarificatore firmato da Anna Maria Bellesia sui controversi “contributi volontari”

“Perché non parlate dei soldi che le scuole si trattengono?” è il titolo di una lettera del 17 marzo, nella quale il signor Severino Lovato accenna ad un problema che va a toccare uno dei punti più sensibili delle scuole, quello dei finanziamenti.
Che i bilanci siano attualmente in deficit di risorse è universalmente noto. Tuttavia non si possono “imporre” contributi alle famiglie: le istituzioni scolastiche non hanno questa potestà, ma soltanto la facoltà di chiedere motivatamente una contribuzione volontaria, con precisa destinazione, e successiva trasparente rendicontazione.
I genitori, che rappresentano una delle componenti dell´istituzione scolastica, vanno convinti e non costretti, facendo leva sulla loro “corresponsabilità” ; educativa, opportunamente coltivata attraverso una chiara ed efficace comunicazione e un sistema di relazioni. Poiché la comunicazione istituzionale richiede abilità tecniche e una formazione specifica, andrebbe curata da personale adeguatamente preparato, secondo le indicazioni del Dipartimento Funzione Pubblica.
È pur vero che attualmente chiedere una quota alle famiglie è ; praticamente una scelta obbligata, in quanto il principale finanziatore delle scuole pubbliche, lo Stato, da due anni ha ridotto moltissimo l´assegnazione per il funzionamento didattico e amministrativo a causa dei tagli decisi prima di tutto dal precedente governo Prodi, che aveva posto la cosiddetta clausola di salvaguardia. In breve, se il Ministero dell´istruzione non provvede da solo a ridurre la spesa secondo gli obiettivi di risparmio previsti, ci pensa il Ministero dell´economia a tagliare le risorse. E così sta succedendo.
Ma essendo il contributo richiesto ai genitori di natura non obbligatoria, i ! consigli di istituto dovrebbero ragionarci sopra, e definire priorità e criteri dopo aver fatto le debite valutazioni, evitando scelte superficiali o difficili da giustificare.
Come rilevato da alcune associazioni di genitori, bisogna innanzitutto vincolare le somme richieste ad esigenze precise e condivise, riguardanti per esempio il funzionamento didattico (materiali vari di consumo) o l´ampliamento dell´offerta formativa (attività particolari, psicologo, ecc…). Non va dimenticato che nella fascia dell´obbligo di istruzione, esteso fino a 16 anni, vale il regime di gratuità. Il che non significa che non si possano domandare contributi di alcun genere, quanto piuttosto che bisogna fare scelte che tengano conto della situazione.
Ultimamente ha preso piede l´uso di rivolgersi alle famiglie finanche per corsi di recupero o attività di sostegno, che rientrano negli obblighi istituzionali prioritari. In questo caso la decisione di chied ere soldi agli alunni in difficoltà appare inopportuna e incoerente con le finalità di istruzione, in particolare per il biennio delle superiori, nel quale è più alto il rischio dispersione.
Piuttosto i consigli di istituto dovrebbero sforzarsi di trovare modalità più flessibili, proponendo la possibilità di versamenti differenziati, anche maggiori della quota base o della quota media, precisando che le “erogazioni liberali” documentate e finalizzate all´innovazione tecnologica, all´edilizia scolastica e all´ampliamento dell´offerta formativa sono detraibili nella dichiarazione dei redditi. Per le famiglie al di sotto di un determinato reddito, fissato dal Ministero in apposite tabelle, vale invece l´esenzione da queste forme di contribuzione come da ogni tassa scolastica (iscrizione, frequenza, ecc…).
La finalizzazione degli introiti e la rendicontazione delle spese e dei risultati ottenuti sono i due elementi essenziali con i quali la scuola d! eve rende! re trasparente il proprio agire. Se ben gestita, l´operazione serve a costruire una immagine di “accountability”, indispensabile per legittimare con autorevolezza e affidabilità quelle richieste che diversamente potrebbero essere percepite come fastidiosi balzelli.
Inoltre le scuole potrebbero attivarsi per trovare forme più innovative di auto-finanziamento, diverse dal mettere sbrigativamente in mano al genitore il bollettino postale con la cifra già scritta. Grazie all´autonomia negoziale, si può ricorrere ad esempio a contratti di sponsorizzazione.
Già risulta che alcune istituzioni scolastiche abbiano escogitato modalità alternative e creative (feste di “beneficenza” a tema, lotterie…), o addirittura chiedano ai genitori, piuttosto che semplicemente i soldi, dei servizi di volontariato per la sistemazione degli ambienti dove stanno i loro figli per diverse ore al giorno, accrescendo fra l´altro il senso di appartenenza e lo spirito collaborativo.
Anna Maria Bellesia