• it
Chiara Coccia Colaiuda è tornata alla casa del Padre

Chiara Coccia Colaiuda è tornata alla casa del Padre

223 views
Condividi

L’8 settembre Chiara, giovane mamma nostra associata di Roma è tornata alla casa del Padre.
Siamo vicini al marito Massimiliano ed ai figli Silvia, Beatrice, Tiziano, Lavinia e Ginevra, vogliamo ricordarla con le parole dei suoi genitori, Gigi e Maria Avati.

 

I TEMPI SUPPLEMENTARI DELLA PARTITA DEL DOLORE…(omaggio a nostra figlia Chiara, 41 anni, 5 figli, scomparsa l’8 settembre 2017))

Amatissima Chiara, oggi (giorno della Esaltazione della Croce) compio 74 anni… (dei quali 47 di matrimonio) senza di te e lascia aprire il mio cuore e quello di mamma, gonfi di troppo dolore.
Ora che la tua partita è terminata (uso termini calcistici, sebbene tu di calcio non ne capivi proprio) , avendo “aperto serenamente gli occhi al Cielo” (p. Alfredo) proprio l’8 settembre (giorno della Natività della Madonna) a noi rimane di continuare a giocare la nostra.
A noi rimangono, infatti, da giocare ancora i tempi supplementari del dolore, quei tempi che saranno caratterizzati dagli eventi della crescita dei tuoi e di Massimiliano cinque figli… senza di te, quei tempi supplementari, quasi interminabili, da giocare tra affanni e lacrime e magari qualche fischio di falli da parte dell’Arbitro e che soltanto le orazioni di familiari e amici riusciranno, forse un poco e comunque misteriosamente, a consolare.
Non è possibile cancellare un futuro… senza di te, perché sarai sempre presente sotto forma dell’invisibilità, ma ricordare il passato, questo sì, e lasciamelo fare come regalo per il mio compleanno.
Ti ricordi, cucciolotta, quando a tre anni, di notte, mi chiamavi per pormi domande impossibili, della serie: “Papà, come fanno a sedersi le lumache”? Non ti davo risposta, ma semplicemente rispondevo: “Non lo so”… e tu ti addormentavi… Poi, di questa domanda, ne avresti fatto titolo del tuo primo libro. L’altro, L’ANIMA DEL GRANDE FIUME, lo scegliesti tu.
Ti ricordi quando mi dicesti, sempre attorno ai cinque anni, e sempre di notte, facendomi svegliare di soprassalto: “Papà, sai come si potrebbe togliere il male dal mondo? Convincendo Dio di far morire il diavolo”. Ed anche allora rimasi senza risposta…
Quando, due mesi prima di “aprire gli occhi al Cielo” , all’ospedale mi hai chiesto: “Papà, se il mio destino è questo, che senso ha”? Anche allora allargai le braccia, attonito… senza dare risposta.
E, quando, gli ultimi giorni, ormai immobilizzata a letto, a casa, mentre la “bestia” (nonostante l’asportazione del rene del 7 luglio dello scorso anno) ti divorava da dentro, ci hai detto: “Perché proprio a me, che male ho fatto”?, ti abbiamo soltanto sussurrato: “Nessun male, Chiara, è tutto così indecifrabile, inspiegabile, addirittura disumano, misterioso”.
Scoppiò il mio cuore, quando, tre giorni prima di lasciarci, mi chiedesti: “Papà, aiutami”. Anche allora rimasi silenzioso e impotente.
E poi, in silenzio, lentamente, con la presenza costante di familiari ed amici a manifestarti amore con una presenza costante fatta di assistenza, carezze e sorrisi… che forse non vedevi neppure più, al fischio dell’Arbitro, sei uscita dal campo di gioco…
Glielo ho già detto a Dio, con garbo, che tra noi umani non si riprende indietro un regalo fatto…
Ed anche Lui, con garbo, mi ha risposto con uno di quei silenzi in qualche modo e misura propedeutici all’accoglienza del mistero… del mistero del male. Anche perché si suol dire che “il silenzio è la lingua madre di Dio”.
Cucciolotta nostra, tu sei stata un regalo immenso per tutti coloro che ti hanno incontrato, conosciuto, amato… a cominciare da mamma e papà, fratelli, zii, cugini, nonni e parenti tutti e amici di ogni genere.
Ho detto pure a Dio, sempre con garbo, come Padre, in uno di quei momenti nei quali il dolore congelato si scioglieva in orazione, che anche Lui aveva visto morire il Suo Figlio Unico e Preferito… però se lo aveva ripreso dopo poco. Non era un rimprovero, ma un filiale sfogo d’amore…
Ne aveva diritto e potere. Noi umani non abbiamo né l’uno, né l’altro, ma, grazie a quella fede mendicante (dono Suo che non rivuole indietro, per fortuna) chiniamo il capo e accettiamo.
Avevi manifestato desiderio di venire tumulata tra le montagne sulle cui vette il silenzio canta e l’aria è di cristallo… accanto alla tua nonna.
Quelle vette, a partire dalle quali il percorso dell’orazione verso il Cielo è più breve. Così lontana, ci sarà più difficile portarti materialmente un fiore innaffiato di lacrime, ma molto più facile spiritualmente, perché ormai tu abiti permanentemente nel nostro cuore a suonare la musica di una soave e struggente nostalgia.
Chiara, aiutaci come puoi (sulla tua astuta intelligenza e bontà ci contiamo) a giocare questi tempi supplementari del dolore senza farci sudare troppo…
Un’ultima cosa, cucciolotta. Tutte le preghiere mirate, convogliate su te da tantissime persone sparse in tutta Italia per ottenere grazia o miracolo, non andranno perdute, lo sappiamo.
Si suol dire, infatti, che “la preghiera funziona, ma non si sa come e quando”… Quando ti capita a tiro Dio, suggeriscigli di riciclarne un pochino anche per noi o per chi ne ha più bisogno di noi.
E se, aggirandoti tra gli spazi d’infinito del Paradiso incontrerai qualcuno che ci conosce, salutacelo.
Addio, cucciolotta.

(papà e mamma, 14 settembre 2017))