Cosa ci faceva Anfn, associazione dichiaratamente non confessionale, in uno stand alla 50ª settimana sociale dei cattolici a Trieste?
La domanda è legittima, e proveremo a dare una risposta.
Partiamo dal titolo della settimana sociale: “Al cuore della democrazia”; crediamo sarebbe sufficiente a giustificare la nostra presenza. La democrazia noi la viviamo quotidianamente e pensiamo di avere parecchie cose da dire e proposte da fare per migliorarla all’interno della società.
Il Forum delle associazioni familiari, di cui Anfn è membro attivo, ci ha offerto la possibilità di uno spazio per promuovere la nostra associazione.
Il Consiglio Nazionale, in considerazione del tema e delle possibili relazioni che si sarebbero potute creare con altre associazioni e con le persone che avrebbero visitato lo stand, ha deliberato la partecipazione.
Vorremmo soffermarci su questo punto. Le relazioni.
Nelle nostre famiglie, considerata la numerosità dei componenti, le relazioni occupano una parte importante della giornata. Intessiamo relazioni con i figli, i nostri genitori, i compagni dei figli, i genitori dei compagni dei figli ecc.
Nell’accoglienza delle diversità, sta il nostro arricchimento personale e di conseguenza anche degli ambienti in cui viviamo; e in virtù di questo ultimo punto crediamo stia la lungimiranza dell’associazione a partecipare ad un evento del genere.
Ci è stato chiesto di presentare un progetto di democrazia che la nostra associazione promuove.
Ne abbiamo in abbondanza; solo per citarne alcuni: la scelta di far ricoprire le cariche associative alla coppia, “Un figlio un voto”, il Network dei comuni amici della famiglia; abbiamo scelto quest’ultimo, in quanto maggiormente strutturato e con ricadute evidenti su tutta la società.
Mauro Ledda si è reso disponibile a raggiungerci a Trieste, alcune famiglie del territorio hanno dato la disponibilità a tenere aperto lo stand, 4 giorni per 12 ore, per un totale di 48 ore di relazioni, incontri, sorrisi.
Alla fine, provati nel fisico ma arricchiti nello spirito, possiamo dire che ne è valsa la pena.
Lucio e Emanuela Gasparo