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Alcune parole perché la Conferenza interroghi il governo e sproni chi lavora...

Alcune parole perché la Conferenza interroghi il governo e sproni chi lavora per la famiglia

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Interrogativi e commenti sulle origini e sulla preparazione della Conferenza sulla famiglia, sullo svolgersi dei lavori e sui risultati cominciano ad infittirsi. Commenti che – al minimo – offrono il vissuto delle diverse persone e dei molteplici gruppi, ma che per una adeguata valutazione chiedono di aspettare la stesura della ‘Legge di stabilità’ o le risposte della prossima legislatura, cui il governo ha più di una volta rimandato.

Indubbiamente la Conferenza è stata voluta e portata avanti con lucidità e passione dal Presidente del Forum delle Associazioni familiari, anche se per forza di cose ad organizzarne preparazione e svolgimento è stato il dipartimento famiglia della presidenza del Consiglio, coordinato da Elisabetta Matone. D’altra parte il Governo, per un insieme di circostanze, non poteva non accogliere la richiesta di una Conferenza che doveva tenersi ogni due anni – la seconda risaliva al 2010 – e la cui preparazione era ormai quasi completa.

Le domande poi come le risposte sul significato della conferenza si differenziano a seconda del ruolo ricoperto nel corso dei lavori o di una diversa visione della famiglia oppure sulla base di un giudizio negativo sulla stessa impostazione della Conferenza.

  • I quattro mondi.

Nei lavori della due-giorni si incrociano quattro mondi: l’ associazionismo familiare rappresentato in particolare dal Forum nazionale, il Governo nella persona di alcuni ministri, la cultura nella figura dagli esperi e quello della stampa quotidiana. Quattro mondi chiamati a misurarsi sulla ‘famiglia’, vista nel suo stretto rapporto con la società: “Famiglie forti, società forti”ne doveva essere la stella polare.

Articolato e diverso nelle sue molteplici espressioni il mondo dell’Associazionismo familiare; un mondo con uno stretto rapporto con la chiesa o che da essa non prescinde, sia nella ispirazione cristiana e sia nelle scelte che riguardano la famiglia; forse si potrebbe dire che lo stesso ‘fattore famiglia’ (FF)- asse portante della strategia del Forum – potrebbe far parte del magistero della chiesa, atteso il frequente richiamo ad esso date nelle parole dei vescovi italiani.

Un mondo che –semplificando le cose – sembra talvolta muoversi su strade parallele, come quando ci si oppone alla linea delle politiche famigliari del Forum, in nome di beni primari e più decisivi per la famiglia, come la sua irrinunciabile identità, messa a rischio nelle ideologie e nelle iniziative legate al ‘gender’ e che verrebbero   disattese dal Forum, dimenticando cosi le specifiche indicazioni dei vescovi sull’argomento e l’impossibilità di un consenso dall’insieme delle associazioni familiari se quei beni non fossero l’anima e il presupposto dell’agire del Forum.

Non meno complesso il mondo politico e nel nostro caso il governo che nel suo insieme si muove all’interno di situazioni e scelte difficili e complesse e con forze e indicazioni politiche non sempre conciliabili, sia a livello nazionale che europeo. Un governo che dovendo salvaguardare il bene comune e la pace sociale del paese , corre spesso il rischio di mettere sullo stesso piano l’istituto del matrimonio con altre forme di unioni , trasformando in leggi desideri e situazioni umanamente comprensibili e governabili dallo Stato, sapendo coniugare bene comune e pace sociale. E questo al di là delle personali convinzioni degli esponenti del Governo – in particolare del Premier – anche se resta difficile capire quanto nelle loro belle parole sulla famiglia, pronunciate nel corso della Conferenza siano atti dovuti o reali convinzioni in vista di una loro realizzazione politica.

Più semplice il mondo culturale, sostanzialmente convergente con quello dell’associazionismo, pressoché sotto ogni aspetto: da un fisco a misura di famiglia parametrato sui carichi familiari al problema della denatalità, essendo in corso una “crisi più grave di quella economica, al fine di non renderla irreversibile” fino alla necessità di armonizzare lavoro e famiglia, tenendo conto delle coppie giovani e dei lavoratori con carichi familiari. Insomma – come sottolineava Donati – una famiglia protagonista e non solo destinataria di aiuti statali”.

Silenzio invece quasi completo da parte della stampa quotidiana o al massimo qualche sporadica notizia. Un fatto che fa pensare, anche perché negli ultimi due anni “Sole 24 ore”, la “Stampa”, la “Repubblica” e il “Corriere della Sera” hanno più volte scritto sul problema della denatalità. Ancora una volta solo “Avvenire” ha seguito giorno per giorno i lavori della Conferenza o con interviste o seguendo i singoli momenti o con analisi di fondo.

  • Il dopo Conferenza nei commenti di tre mondi.

Silenzio da parte del governo. Aveva già parlato nel corso della Conferenza; anche per iniziare le riforme per lui mancavano soldi e tutto veniva rimandato alla prossima legislatura; al massimo si poteva ritoccare il Rei aumentandone i fondi e dando una priorità alle famiglie con figli, anche oltre i cinque componenti il nucleo familiare..Addirittura per il ministro Padoan erano già stati versanti o predisposti oltre 10 miliardi per i vari punti del capitolo famiglia. Non senza ragione Avvenire scriveva che Padoan “spegne la conferenza”.Gli unici commenti successivi o extra sono della Matone e della Boschi. “Soddisfatta” dei risultati la Matone pronta ad essere “una spina nel fianco della politica, soprattutto sul fronte della fragilità familiare”. Più ricca la Boschi: “la famiglia non è un museo da custodire, ma un giardino dal coltivare; attenzione alla famiglia in sé, ma anche punti a favore delle nuove forme di famiglia; quindi ‘famiglie’ al plurale.

Ovvio o quasi ii silenzio successivo degli esperti, sia di quelli legati ad Università e si di quelli istituzionali, a capo dei Servizi dello Stato come l’ISTAT; avevano già parlato in modo preciso durante la conferenza, sorprendendo le associazioni per le loro analisi.

Delusione per nulla nascosta da parte del Presidente del Forum e delle associazioni, con un “soddisfatti solo a metà” di don paolo Gentili, direttore dell’Ufficio famiglia CEI. Totalmente negativa la reazione del Comitato difendiamo i nostri figli. “siamo delusi, il governo non ha capito”, per Gigi De Paolo: riconosce la famiglia per quello che fa e non per quello che é“; confondendo poi le politiche sociali con quelle familiari, blocca ancora una volta le politiche sul versante dell’assistenza e non le apre alla ‘promozione’. Insomma una politica che va a due marce: veloce per banche e unioni civili, lenta a capire che fare un figlio oggi è un fattore di povertà”.

Sulla medesima lunghezza d’onda le Associazioni, in particolare la ANFN alla quale ci limitiamo; per Lei “tante belle parole ma pochi i fatti”; ancora una volta “il nulla della politica”, la sua incapacità nel dar voce “all’architrave della società che è soprattutto la famiglia con figli, spesso a vantaggio di realtà umane nelle quali è difficile se non impossibile il domani del paese, come la sua feconda coesione oggi”.

“Soddisfatto, ma solo a metà” don Paolo “nella speranza che almeno alcune “promesse possano realizzarsi, rimandandole sarebbe inutile e dannoso”. Solo a metà soprattutto perché “se non ci spaventa il termine “famiglie” al plurale…, ci spaventa quando diventa un espediente per indebolire la famiglia fondata sul matrimonio”

Totalmente negativa la reazione del comitato “Difendiamo i nostri figli”: la stessa impostazione della Conferenza andava nella direzione sbagliata appunto perché fondata sul fattore famiglia, quasi svendendo per un pò di soldi la stessa ragion d’essere della famiglia. Da qui il suo fallimento che però potrebbe trasformarsi in un nuovo inizio di collaborazione, teso a unire le forze amiche della famiglia.   .

  • Che dire ?

Non si possono fare grandi elogi alla famiglia, dicendo di “essere in debito nei suoi confronti” e poi non tirarne le conseguenze, almeno con un piccolo ma significativo segnale, nel quale dare inizio ad una progressiva realizzazione del fattore famiglia, partendo dai quattro figli in su, se non si potesse cominciare dai tre figli, per poi arrivare a tutte le famiglie con almeno un figlio.

In tal senso e nei fatti resta emblematica la proposta delle famiglie numerose, in grado di indicare anche i costi per una operazione del genere e il modo di recuperarli. Costi che non avrebbero superato i 600 milioni di euro, per il cui recupero baserebbe prelevare un euro dai quaranta miliardi delle pensioni dai 3500 euro in avanti: poco più del 3% dei pensionati, con il risultato di poter disporre di oltre 400 milioni di euro. Quale governo poteva dire di non avere neppure 200 milioni di euro per dare inizio ad una riforma strutturale e progressiva con il fattore famiglia ? Un segnale capace di dare fiducia a centinaia di migliaia di famiglie dai tre figli in su: unmilione e duecento mila nuclei famigliari. Altrimenti come credere in grandi riforme in una prossima legislatura se in questa non si ha il coraggio di dare inizio ad una riforma di così piccole dimensioni ?.

Ancora: certo resta la missione di saper cogliere ciò che unisce più che ciò che divide , ma resta anche la difficoltà del primo passo, portando sulle spalle lo sbaglio dell’altro, cosi come chiede l’etimo della evangelica “correzione “: “cum regere”, portare assieme. Passo più che in salita quando l’altra parte incredibilmente e magari ingiustamente pensa che la strategia del Forum metta sotto traccia i beni fondanti la famiglia. Cosa impossibile da reggere senza essere profondamente convinto di tali beni; senza quest’anima, infatti, nessuno avrebbe forza e costanza nel chiedere alle istituzioni di porre le condizioni perché la famiglia potesse diventare ciò che é: soggetto e protagonista del sistema paese ad ogni livello, a partire dal matrimonio di sempre, di un maschio e di una femmina e aperto alla vita.

  • Cosa resta della Conferenza ?

Dopo tanta preparazione e tanto coinvolgimento di Istituzioni, di Associazioni, di intellettuali che resta della Conferenza ? Fino a che punto la sua ‘stella polare’ – famiglie forti società forti’ – anche non avesse orientato le scelte della politica può permettere di andare avanti nella ricerca di nuove strade perché la famiglia possa rientrare fra gli assi portanti del paese ? Almeno tre serie di fatti permettono che tutto non si spenga.

Il primo: nella Conferenza si é riconosciuto l’insieme del mondo associativo di ispirazione cristiana in particolare e non solo quello direttamente familiare. Erano presenti l’Azione cattolica, le Acli, il Movimento cristiano dei lavoratori, la confederazione dei sindacati di ispirazione cristiana, l’Associazione papa Giovani, il Centro Servizi per il Volontariato , tutti con i rispettivi presidenti. Altrettanto significativamente, come sottolinea don Paolo, “si è tornati a parlare di famiglia ai massimi sistemi istituzionali. La politica si è messa in ascolto delle famiglie”. Più ancora: “il governo ha riconosciuto che quando si mettono a punto politiche per la famiglia non si può fare a meno di confrontarsi con l’Associazionismo famigliare”, operativamente con il Forum delle Associazioni familiari che cosi diventa interlocutore ordinario delle Istituzioni. E, come accennato, la strada per arrivare alla Conferenza lo dimostra..

Secondo: l’alfabeto delle politiche familiari. Idee, proposte e termini usati per parlare delle politiche familiari che un tempo erano proprietà quasi esclusiva dell’associazionismo familiare o di pochi esperti sull’argomento, a partire dalla Conferenza possono diventare patrimonio comune , offrendo motivazioni e forza alle associazioni, aiutandole ad essere sempre più in grado di comunicare alle famiglie la loro dignità di risorsa prima insostituibile per il paese, per il suo domani e per il suo oggi. Un aspetto sottolineato da molti, di cui può essere segno il “citatissimo fattore famiglia”, come sottolinea L-Moia che ha coordinato i lavori dei giornalisti di Avvenire.

Terzo: si è venuta creando una sotterranea alleanza tra il pensiero e le proposte delle Associazioni familiari e il mondo degli esperti non esclusi quelli istituzionali, come l’Istat. Una alleanza tra chi pensa e chi lavora non ricercata, ma che si è venuta stabilendo partendo dall’esame sulla realtà da parte degli esperti e dal lavoro delle associazioni, attive quotidianamente sul campo. Possono essere emblematiche le parole del presidente dell’Istat per il quale “tra le forme familiari differenti, la famiglia con mamma e papa e figli resta quella numericamente più significativa, quella che porta avanti l’Italia, per cui è su questa famiglia che si devono impostare nuovi criteri fiscali”. Un granello di speranza in più se non infrequentemente la burocrazia è una barriera alla applicazione delle leggi approvate in parlamento

Raffaella e Giuseppe Butturini
Presidenti