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ALCUNE INDICAZIONI PER UN’ALLEANZA SINCERA E VIGILANTE NELLE SCUOLE

ALCUNE INDICAZIONI PER UN’ALLEANZA SINCERA E VIGILANTE NELLE SCUOLE

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Recentemente, sono sempre più numerose le scuole che organizzano progetti di educazione all’affettività e sessualità. Alcuni sono ottimi percorsi, rispettosi dell’intimità dei ragazzi, adeguati all’età evolutiva, corretti da un punto scientifico e convenienti rispetto alla dignità della persona. Soprattutto, alcuni coinvolgono fin dall’inizio i genitori, specie nella scuola elementare e media, quando maggiormente l’educazione che concerne questa sfera intima e delicata deve essere concordata con la famiglia. Purtroppo, accanto a questi buoni percorsi didattici, non mancano progetti che tendono ad una sessualizzazione precoce e ad un’informazione poco scientifica, e tutto questo fin dalla scuola materna e primaria. Oppure presentano i metodi contraccettivi senza specificare le controindicazioni e gli effetti collaterali.

Non mancano, inoltre, scuole nelle quali si organizzano progetti di educazione sessuale alla cui base – anche se non viene detto esplicitamente – c’è la cosiddetta “ideologia gender” nei cui diversi indirizzi di pensiero non viene attribuita una sufficiente importanza al dato biologico, ma addirittura viene molto spesso lasciato da parte a vantaggio di scelte del sesso fatte sulla base della propria storia e dei condizionamenti famigliari e sociali, fino al punto di una totale indifferenza sessuale, come in uno dei molteplici rami gender, il “queer”. Un modo di procedere che – minimo che si possa dire – rischia di creare confusione e disorientamento nei bambini e ragazzi, in un’età già difficile di per sé, in cui si forma l’identità della persona.

Ancora: non di rado avviene che l’insieme di queste attività sono decise e realizzate senza informare adeguatamente le famiglie e senza coinvolgerle su questioni tanto delicate, anche perché molti dirigenti e docenti non sono al corrente dei complessi aspetti del dibattito in corso e in molti casi sarà proprio il dialogo e lo scambio con i genitori che potrà sensibilizzarli adeguatamente.

Ecco perché il Ministero dell’Istruzione ha emanato di recente la nota 1972 del 15.09.2015 in cui si ribadisce che “tra i diritti e i doveri e tra le conoscenze da trasmettere non rientrano in nessun modo né “ideologie gender” né l’insegnamento di pratiche estranee al mondo educativo”. Inoltre, la nota dice: “Non può mancarsi di sottolineare, il compito fondamentale affidato ai genitori di partecipare e contribuire, insieme alla scuola, al percorso educativo e formativo dei propri figli esercitando il diritto/dovere che l’art. 30 della nostra Costituzione riconosce loro: “E’ dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio“.”

Certo, abbiamo un dovere: quello di far sì che i nostri figli — naturali, adottivi o affidati – possano crescere in modo sano ed equilibrato, affinché siano in grado giungere ad una maturazione che li renda autonomi e capaci di affrontare serenamente e in modo responsabile la propria vita. Per far questo, è fondamentale stabilire un’ alleanza sincera, partecipata e vigilante con le scuole dei nostri figli, evitando la delega in bianco. Alleanza sincera quindi, perché crediamo nella Scuola e nei suoi operatori; ma partecipazione attiva e collaborazione con un occhio attento e vigilante a quanto viene deciso, soprattutto quando entrano nella scuola soggetti esterni (esperti, educatori e operatori ASL, ecc…). Non si può dare per scontato che, se un progetto viene da un ente pubblico (Comune, Provincia, Regione, ASL, ecc..) sicuramente è positivo dal punto di vista educativo.

Per venire incontro a tante richieste delle nostre famiglie, sfruttando anche un lavoro fatto da altre associazioni di genitori (A.GE, AGESC, Comitato Articolo 26 e, in particolare da un ‘Un filo e la rete’, la commissione del FORUM Nazionale in proposito), vi proponiamo alcune indicazioni. Naturalmente, ognuno è libero di tenerle in conto come e quanto ritiene opportuno.

1. Ogni genitore, cosciente di dover attivamente partecipare alla vita della scuola, è chiamato anche a vigilare sui programmi di insegnamento adottati nella scuola del proprio figlio.

2. In particolare, va attentamente letto uno strumento denominato “Pof” (Piano dell’offerta formativa). In esso devono essere elencate chiaramente tutte le attività d’insegnamento che la scuola intende adottare (attenzione: il Pof può essere annuale, ma anche triennale). E’ bene verificare la presenza e l’impostazione di progetti su temi come: educazione affettiva e sessuale, alla parità tra i sessi e alle differenze, lotta alle discriminazioni e all’omofobia, prevenzione della violenza di genere e del femminicidio. Ci sono parole-chiave che, pur se all’apparenza condivisibili, in realtà nascondono l’insegnamento delle “teorie di genere”: le parole-chiave sono in particolare “la discriminazione di genere” e il “superamento degli stereotipi di genere”, ma talora anche quando si parla di “lotta al bullismo” si arriva ad esporre la “teoria del genere”.

3. Alle scuole superiori va letto attentamente il “Patto di corresponsabilità educativa”: un testo obbligatorio per le Scuole secondarie, nel quale si tracciano le linee generali della corresponsabilità educativa di scuola e famiglia, si ribadiscono gli impegni che si assumono studenti, docenti e famiglie. Può accadere che non venga sottoposto in maniera esplicita alle famiglie, ritenendolo sottoscritto automaticamente insieme al POF e al Regolamento d’Istituto; spesso si trova pubblicato sul sito della scuola. In ogni caso si può richiedere di visionarlo, perché proporlo alle singole famiglie è un obbligo per la scuola. Ogni famiglia, prima di sottoscriverlo, ha diritto di approfondirne i contenuti per trovare una reale e convinta condivisione.

4. I genitori potrebbero utilizzare lo strumento del “consenso informato”; potrebbero cioè, dichiarare per scritto se autorizzano, oppure no, la partecipazione del proprio figlio ad un determinato insegnamento. Il consenso va consegnato in segreteria e protocollato (obbligo di legge). Per un buon dialogo scuola-famiglia, è meglio valutare caso per caso l’opportunità e la tempistica più appropriata per presentarlo, a seguito di un’attenta verifica da parte dei genitori delle linee educative e delle iniziative didattiche che la scuola presenta; a seguito, inoltre, di un dialogo prima fra i genitori, poi con i diversi insegnanti e infine con il corpo dirigente. Se la scuola non prevedesse iniziative riguardanti tematiche sensibili come quelle che abbiamo indicato sopra, o nel caso fossero chiare e condivisibili le metodologie proposte, potrebbe essere più efficace non consegnare la richiesta, esprimendo fiducia nell’istituzione e contribuendo a costruire un migliore rapporto a lungo termine; riservandosi in ogni caso la possibilità di presentarla in seguito.

5. Si deve avere ben chiaro che gli insegnamenti scolastici sono di due “tipi”:
• insegnamenti curricolari, cioè obbligatori (ad esempio: italiano; matematica, ecc..);
• insegnamenti extracurricolari, cioè facoltativi, dai quali è lecito ritirare il figlio.
Nel caso di insegnamenti curricolari (ad esempio, insegnamento delicato a scienze naturali, con nozioni sul corpo umano e sue funzioni, compresa la funzione riproduttiva), si raccomanda che i genitori vigilino con attenzione, intervenendo sul singolo insegnante e/o sul dirigente scolastico, qualora si scorgano impostazioni in contrasto con i propri valori morali e sociali di riferimento. Talvolta infatti, accade che progetti che esulano dai programmi curricolari vengono svolti in orario curricolare: in questo caso occorre entrare in dialogo con la scuola per chiedere eventualmente che i propri figli possano essere esentati dal seguire le lezioni.

6. E’ importante anche vigilare sui libri di testo di alcune materie “sensibili”: in particolare i testi di Italiano, Filosofia, Scienze, Scienze Umane e simili. Risulta infatti che alcune case editrici stanno aggiornando i libri di testo secondo la “teoria del genere”. In questo caso, soprattutto alle superiori, può essere utile aprire un dialogo sia con l’insegnante che col/la proprio/a figlio/a.

7. Il genitore ha il diritto di chiedere tutti i chiarimenti che ritiene necessari, coinvolgendo la scuola ad ogni livello: Consiglio di classe, Consiglio di istituto, Consiglio dei professori, dirigente
scolastico/preside.

6.Il consenso/dissenso deve essere formulato per ciascun singolo percorso/progetto (non deve essere generico), va depositato in segreteria e deve essere protocollato (obbligo di legge).

9. Si raccomanda di informare e coinvolgere le associazioni dei genitori, a partire dal Forum nazionale (comunicazione@forumfamiglie.org), Age (segreteria.nazionale@age.it), Agesc (segreteria.nazionale@agesc.it) o anche ANFN (info@famiglienumerose.org) o il Comitato Articolo 26 (http://comitatoarticolo26.it/).

10. Esistono programmi di educazione all’affettività e sessualità molto validi, rispettosi dell’età
e della fase evolutiva dei ragazzi. Soprattutto, coinvolgono in modo trasparente i genitori.
Si può chiedere alla propria scuola di adottare quei programmi. Sia la nostra Associazione che le altre già menzionate sono in grado di fornire indicazioni a riguardo. Infine ci sentiamo di fare un forte appello ai genitori: chi può, anche facendo qualche sacrificio, si offra come “rappresentante di classe” o si candidi a far parte dei “Consigli di istituto o di Circolo”, là dove le decisioni vengono prese.