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Accettarsi e valorizzarsi nella coppia

Accettarsi e valorizzarsi nella coppia

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Molte coppie sottovalutano, col tempo, l’importanza del valorizzarsi reciprocamente, rispettando la bellezza dell’altrui individualità. Così facendo, smettono d’essere fecondi, interiormente. E ciò ha ripercussioni sui figli. Ne abbiamo parlato con Antonella Spanò, psicologa e psicoterapeuta.

Un rapporto consolidato è un traguardo importante per le persone coinvolte, perché da due “monadi” (entità singole) divengono una coppia. Eppure, molto spesso accade, soprattutto quando si hanno figli, che i coniugi, magari inconsapevolmente, cominciano a dare al compagno dei ruoli. Anche se le cose stanno cambiando, l’uomo è più occupato in genere ad affermarsi professionalmente, mentre la donna è colei che – anche quando ha un lavoro – si occupa maggiormente della casa e dell’accudimento dei figli. In queste situazioni, ci si può sentire disumanizzati nel proprio desiderio di realizzazione personale.

Ciò, probabilmente, avviene perché si dimentica che “mettere casa insieme” non è l’ultima meta di un cammino fatto a due e non è neanche la fine o il carcere d’ogni passione. Ma dev’essere l’inizio di una splendida avventura, un trampolino di lancio, tramite cui, se si lavora in modo affiatato, si possono raggiungere mete inaspettate: allora sì che la stessa famiglia si centuplicherà. Perché una coppia che funziona è una coppia feconda, che si apre. E non solo al dono della vita, ma anche agli altri, agli amici, ai colleghi, alla società. Ne abbiamo parlato con Antonella Spanò, psicologa e psicoterapeuta, a cui stanno a cuore questi temi.

Valorizzarsi reciprocamente, dovrebbe essere un punto fisso nella coppia. Quanto è necessario sia per l’uomo che per la donna?
Valorizzare il nostro compagno di vita, scoprirne le abilità, significa arricchirlo e contemporaneamente arricchirci. La vita di coppia è un sintonizzarci l’uno all’altro, è un passo a due in cui riconoscendo l’altro e sentendoci riconosciuti a nostra volta, sviluppiamo la nostra identità. La nostra vita mentale, come afferma lo psicoanalista Daniel Stern, è il risultato di un dialogo continuo con le menti degli altri.

Alcuni uomini però faticano a dare pari dignità professionale alle loro compagne. Si tratta di retaggi maschilistici?
Sì, la nostra cultura è ancora fortemente maschilista. Spesso la donna, sia in famiglia, che nella società, sente di essere messa in secondo piano. Ci consola però constatare che la stessa donna sta pian piano favorendo un mutamento di questa società verso una cultura della pace e della solidarietà.

Quanto è importante, in una coppia, passare dall’innamoramento all’amore?
L’innamoramento è un momento di sogno e abbandono totale all’altro, che dura il tempo della passione; quando questa finisce i nostri occhi si aprono allo sconosciuto che ci sta accanto, ed anche dentro di noi. Per crescere, dobbiamo chiederci: “Quanto sono capace di amare? So riconoscere entrambi gli sconosciuti?”. Parafrasando lo psicoterapeuta Giovanni Salonia possiamo dire: ringraziamo il nostro partner se ci delude, perché ci offre la possibilità di imboccare la strada giusta per trovare noi stessi.

Quanto incidono i modelli di comportamento genitoriale sui figli?
Attraverso quello che Albert Bandura chiama modeling, ossia la modalità d’apprendimento che si basa sull’osservazione di un comportamento e la sua successiva riproduzione, se noi adottiamo un comportamento verso il partner rispettoso, sappiamo convivere coi nostri e i suoi bisogni, non cerchiamo di controllarlo o cambiarlo, e siamo premurosi, questo rappresenterà per i nostri figli un modello su come s’instaurano buone relazioni di coppia. I nostri figli godranno di questo clima imparando che non è necessario essere perfetti per essere amati e tenderanno a creare relazioni, anche con l’esterno, basate sulla reciprocità. Più vivranno attaccamenti sicuri in famiglia, più sapranno anche prendersi cura del prossimo, facendo per esempio volontariato.

Ciò inciderà anche sulla loro ricerca di una felicità non effimera?
Una vita felice è la somma di tante giornate felici intervallate da altrettante tristi. Sarebbe bello poter consegnare ai nostri figli un album di ricordi fatto solo di sorrisi, ma la vita ci mette davanti a tante sfide e percorsi impervi. Per i nostri figli è fondamentale vedere non solo la nostra capacità di sostenerci a vicenda, ma anche la nostra competenza nell’affrontare il conflitto. Insegniamo loro che possiamo vivere insieme con e nonostante il conflitto, perché la crisi non spezza i legami, ma rappresenta un’occasione di cambiamento e maturazione.

di Patrizia Carollo

Fonte: Città Nuova