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E’ NATALE, LA FESTA DEL DONO

E’ NATALE, LA FESTA DEL DONO

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E’ la mattina di Natale. Tutto pronto: le luci soffuse, l’albero con le sue luminarie lampeggianti, i pacchetti divisi secondo il legittimo proprietario; a dire il vero, montagne di pacchetti per ognuno di quei piccoli folletti che dormono ancora sonni tranquilli, dopo l’eccezionale evento della Messa di mezzanotte. E’ ancora presto, sì, ma bisogno svegliarli, altrimenti come faremo ad essere pronti tutti per il pranzo con i nonni? Ancora una mescolata alla crema al mascarpone, e poi li chiamiamo.
Bene: “Bambini, buon giorno, e buon Natale! Venite, c’è una bella sorpresa per voi nell’altra stanza.”
Si alzano e corrono scalzi verso la sala, ma a metà del corridoio si fermano, ti guardano e ti danno un bacio: “Buon Natale”. Poi via di nuovo, come saette. E tu li segui, con lo sguardo e col cuore e già li vedi avventarsi sui pacchetti e stracciare le carte, per l’ansia di scoprire cosa nascondono: già perchè tu, se non avessi quarant’anni, faresti proprio così, ansioso come sei di scoprire cosa abbia escogitato quest’anno la mente di chi ti ama…
E tutto quello che avevi raccontato fino a ieri, l’attesa del Signore, la festa del dono di Gesù che da oggi possiamo riconoscere in ogni uomo, il valore di ogni pensiero, perchè è un pensiero d’amore e non per quello che costa o per quanto serve, tutto questo ora ti sfugge di mano, e vorresti essere dentro un film americano, dove tutto, per lo shopping, è lecito.
Ma ecco, loro, i piccoli veri doni della tua vita, sono arrivati in sala, e non stanno facendo ciò che ti aspetteresti: non aprono i regali. Sono fermi, davanti a tutti quei doni e li guardano. Sembra che contemplino l’amore che racchiudono, prima di farsi schiacciare dal valore commerciale delle cose. Sembra quasi che non vogliano sapere cosa c’è dentro, ma si stiano godendo la gioia del dono, per il dono. E tu ad incitarli “Su, aprite, scartate, guardate cosa c’è dentro….”. Ma in un attimo, come un fulmine a ciel sereno, due occhietti ti guardano e ti dicono: “Mamma, non vorrai mica che li apriamo tutti oggi, sono troppi! Un po’ per giorno è meglio, così non ci sciupiamo la gioia.”
E tu li guardi, e senti nella mente e nel cuore una domanda che rimbomba: sono io che insegno a loro il Natale o loro a me? E ripensi a tutto ciò che avevi detto, alle conferenze colte che hai tenuto con gli amici, con o senza figli, sul valore del Natale e sull’importanza di educare i figli ai valori veri. Ripensi a quel giorno, quando nella gioia di una chiesa hai accettato di accogliere i figli che il Signore ti avrebbe donato e di educarli alla fede: non avevi figli allora, ma tante certezze educative. Ed ora sei qui che li guardi, e davanti ai loro occhi tutte le tue certezze educative si sono sgretolate. E capisci che educare alla fede chiede più coerenza di quanta credevi fosse necessaria, capisci che al tuo cuore puoi ancora raccontare illusioni, e convincerlo di una incrollabile integrità che non hai, ma a loro no. Con loro parlare di fede non serve, loro esigono la vita: e ti richiamano, nei piccoli gesti, al valore delle cose.
E mentre pensi a tutto questo, immagini già come potrai giustificare con questo o quel parente o amico, il fatto che non hanno aperto il suo regalo: ci crederà? Crederà che ad un bambino può davvero importare di più l’amore della play-station? Crederà che tuo figlio si è stupito perchè oggi è Natale e adora contare, sul filo della carta da pacchi, la tenerezza di chi lo ha pensato, lo ha guardato per indovinare i suoi gusti, e ha ricambiato il suo sorriso con un dono, che è un pezzetto d’amore? Lo crederà, se nemmeno tu riesci a crederci?
Sì perchè tu, ben preparato, al termine del tuo tempo d’Avvento ti sei presentato al Natale, ancora schiavo delle convenzioni, ancora legato a quell’evento mondano che poco si allontana dal capodanno televisivo. E sbufferesti al pensiero di dover pranzare ancora con i parenti, e ti angoscerebbe l’idea di dover dire a qualcuno che tuo figlio non lo ha ancora aperto il suo pacchetto, perchè ad ogni giorno basta il suo pane quotidiano, e il pane di oggi è quel Gesù che si è fatto bambino, al resto potremo pensare dopo. E quest’angoscia in realtà ti resta nel cuore, fino a quando, avviandoti alla messa del mattino, un’amica ti si fa vicino e ti sussurra “Luca non lo ha aperto il tuo pacchetto, perchè erano troppi, e se li vuole gustare….”.
E allora, nel giorno delle lucine sugli alberi, anche a te si illumina un’altra lucina nella mente, e capisci cosa significhi, per i tuoi figli e per te, abitare, vivere, pregare all’interno di una comunità. Capisci che senza quell’amica che vive le tue stesse ansie, ma che si sforza di riconoscere la Verità, nel mezzo di tante voci chiassose, senza quella gente che, come te, si incammina verso una Messa nel giorno dei pranzi smisurati, senza di loro nemmeno tu potresti essere cristiano, e crescere nel tuo cammino di fede.
È la mattina di Natale. Un sole anemico, dietro ad un filo di foschia, si fa beffe delle pubblicità che vogliono il natale con la neve. Gli onnipresenti babbi natale che si arrampicano sui balconi sono malinconici e mettono di cattivo umore. Solo ieri sera, in tivù, dopo i dati su quanto hanno speso gli italiani quest’anno in spumante e regali, risuonava il ritornello per cui il Natale non è più quello di una volta, la magia del Natale si è persa, è diventata una festa consumistica, e altre banalità a seguire… E tu, guardando i bambini che corrono, tra un rimprovero di circostanza e gli auguri a tutti quelli che incontri, continui a ripeterti uno strano ritornello: “Se non ritornerete come bambini, non capirete mai”.
Margherita e Marco

Ecco la nostra cartolina per gli auguri Natalizi:
Io (Andrea, 42 anni) e mia moglie (Cristina, 42 anni) siamo il bue e l’asino.
In alto a sx Daniele (10) e Teresa (7) sono Giuseppe e Maria col bambin Gesù in braccio.
Sotto, in posa epica, i Re Magi: Tommaso (17), Giacomo e Luca (gemelli 19 anni)
Al centro l’angioletto, è Caterina (5)
A dx i pastori: Davide (16) e Emanuele (13)

Andrea e Cristina Pucci
Roma

Un abbraccio a tutti

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