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Dobbiamo arrivare a rottamare i figli?

Dobbiamo arrivare a rottamare i figli?

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“Il Governo Berlusconi approva il piano di sostegno alle famiglie con figli per uscire dalla crisi. Trovate le risorse attraverso il recupero delle inefficienze statali, la soppressione delle Province, la lotta all’evasione fiscale e la revoca dei privilegi a politici e partiti”.
Come sarebbe bello alzarsi la mattina e sentire questa notizia alla radio!
Ma la realtà ci riporta un quadro ben diverso: mentre paesi come gli USA e la Germania per uscire dalla crisi hanno adottato provvedimenti diretti alle famiglie (aiutando in questo modo indirettamente le aziende, attraverso i maggiori consumi), in Italia si è scelta la politica di sostegno alle imprese, attraverso abbattimenti fiscali e ricorrendo agli incentivi per le rottamazioni.
Alle famiglie con figli, malgrado le roboanti promesse elettorali (vedi quoziente famigliare), sono rimaste le briciole delle briciole, ossia interventi puramente assistenziali come la social card (bruttissima copia della family card nazionale, che il governo Prodi aveva deliberato e che ora giace in un cassetto in attesa del decreto attuativo) o il bonus famiglia, che, visti gli effettivi beneficiari derivanti dalla sua impostazione, è più corretto chiamare ‘bonus coppie di fatto e pensionati’.
Non si venga a dire che l’esenzione dell’ICI (per finanziare la quale sono stati tolti i contributi alle tariffe per le famiglie numerose…) le agevolazioni per la ristrutturazione o gli incentivi per le auto siano a misura di famiglia: a beneficiarne saranno principalmente chi sta bene economicamente, mentre quei lavoratori (magari dipendenti) con più figli, in affitto e che girano con vecchie monovolume, rimangono con il loro irrisolto problema di come arrivare alla fine del mese.
Del resto, visto l’età media di chi ci governa, che aspettative possiamo avere per una politica che guarda al futuro della nostra società, ossia ai figli?
Una soluzione, in realtà esiste: adottare la proposta della nostra associazione “un figlio, un voto”, affinché ai figli venga riconosciuto il giusto peso elettorale, ora sempre più spostato (e demograficamente lo sarà sempre di più in futuro) verso i pensionati, che rappresentano il maggior bacino di voti.
Nel frattempo, ci rivolgiamo a quella parte della maggioranza sensibile ai temi della famiglia, affinché questo governo possa cambiare rotta indirizzandola chiaramente verso i nuclei con figli.
Perché la famiglia non è né di destra, né di sinistra, né del centro, ma è solo di quelle persone che ci credono; e a questo proposito i politici vanno distinti in tre gruppi:
– quelli che non credono nella famiglia, e lo dichiarano;
– quelli che dichiarano di aiutare la famiglia, ma di fatto non fanno nulla (ahimé, la maggioranza);
– quelli che credono nella famiglia e si attivano per sostenerla.
Fortunatamente, questi ultimi sono diversi e sono presenti in tutti gli schieramenti; lo dimostrano, a livello locale, i sindaci e le amministrazioni di città come Parma, Verona e Reggio Emilia.
A proposito, cari politici, quella della rottamazione dei figli indicata nel titolo era solo una provocazione!
I figli sono la nostra vera ricchezza che non cambieremmo per tutto l’oro del mondo!
http://www.parmadaily.it/Notizie/Dettaglio.aspx?pda=CTT&pdi=19275
Alfredo Caltabiano