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Anche la Settimana Sociale propone 1 figlio,1 voto!

Anche la Settimana Sociale propone 1 figlio,1 voto!

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Sono stati 1.300 i delegati da tutte le diocesi d’Italia che hanno partecipato alla 47ma Settimana Sociale dei Cattolici dal titolo “La famiglia, speranza e futuro per la società italiana”, svoltasi a Torino dal 12 al 15 settembre scorso. Operatori pastorali (del sociale, del lavoro e della famiglia), sacerdoti, religiosi, rappresentanti di movimenti, centri studi ed associazioni si sono confrontati come in un intenso e vivace laboratorio di idee che chiedeva a tutti di rinnovare l’impegno a favore della famiglia attraverso proposte concrete.
La prolusione del presidente della CEI, card. Angelo Bagnasco, ha innanzitutto voluto richiamare il dato di base dell’esperienza umana che poggia sulla differenza tra i sessi e la distinzione delle generazioni: non si tratta di questioni riservate ai credenti, piuttosto sono temi dai quali dipende lo sviluppo della società e che la cultura dell’individualismo e l’ideologia del gender vorrebbero stravolgere attraverso astuti interventi normativi e di propaganda mediatica. La famiglia è “preziosa custode delle differenze e della fecondità della loro relazione”, è “palestra di legami”, e – afferma il cardinale – “va posta al centro delle politiche sociali”.
Le relazioni introduttive hanno quindi focalizzato la riflessione sullo specifico riconoscimento della famiglia fondata sul matrimonio, così come indicato nella nostra Costituzione (prof.a Violini), sulla pericolosa china del calo demografico che l’Italia ha intrapreso già nel secolo scorso (prof. Blangiardo), e sulle implicazioni economiche che un’adeguata considerazione della famiglia richiederebbe (prof. Zamagni). La famiglia possiede una sua dimensione originaria che pre-esiste allo Stato: lo Stato è quindi tenuto a riconoscerla in chiave sussidiaria, non la deve trattare con meri interventi assistenziali.
Le successive otto sessioni di lavoro si sono confrontate su temi di pregnante attualità: la missione educativa della famiglia, la scuola e le alleanze educative, i giovani e il mondo del lavoro, il fisco, il welfare, l’immigrazione, l’abitare nelle città, la custodia del creato. Sono stati prodotti oltre 500 contributi che hanno messo in tutta evidenza la necessità che attorno alla famiglia si rafforzi una rete solida in grado di proteggerla, promuoverla e valorizzarla riconoscendole ciò che le spetta, assegnando quindi un ruolo decisivo all’associazionismo di stampo familiare. Tra le tante proposte si possono evidenziare le seguenti: rivedere lo strumento dell’ISEE per una più corretta considerazione dei carichi familiari; introdurre il Fattore Famiglia, da tempo elaborato dal Forum delle Associazioni Familiari come strumento di maggior equità e giustizia fiscale; promuovere il 15 maggio di ogni anno come giornata della famiglia (già proposta per tutti gli Stati dall’ONU nel lontano 1993); rivedere il meccanismo dell’indennità di accompagnamento sulla base della ricchezza (ha senso dare questo beneficio a chi è ricco?); introdurre sistemi di valutazione dell’impatto familiare sugli interventi urbanistici ed economici, al pari dei meccanismi già collaudati per la valutazione di impatto ambientale (con una commissione composta ad es. da rappresentanti delle famiglie del territorio, un istituto di ricerca indipendente, il Comune); assegnare una certificazione “family friendly” quale sistema premiante per imprese ed esercizi commerciali che dimostrano di attenersi a criteri di attenzione alla famiglia; avviare efficaci misure di armonizzazione tra lavoro e famiglia, … e tanto altro ancora.

La famiglia non dev’essere vista come un problema da risolvere, è invece un’autentica risorsa capace di generare capitale umano e capitale sociale; le va quindi riconosciuta la soggettività economica: non solo come luogo di consumo, ma anche di produzione (è stato calcolato che la famiglia conta il 25 % del PIL). Per questo motivo non ha alcun senso, come oggi invece accade, attribuire un peso elevato ai figli quando la famiglia deve pagare ed attribuirne uno ridotto quando la famiglia deve ricevere. Si tratta di passare dalla logica assistenziale alla logica abilitante.
Ha colpito positivamente la proposta, ripresa dal prof. Zamagni, ma già in discussione in Germania, di riconoscere il voto ad ogni figlio come espressione di un reale esercizio democratico: se i genitori si adoperano per il bene dei figli è giusto che li possano rappresentare concretamente anche nelle scelte politiche. Questa idea non è una novità, era già stata formulata dal filosofo Rosmini nel volume Scritti politici del 1848. Si tratta di un’istanza che già da alcuni anni è patrimonio delle famiglie numerose: pensiamoci ed approfondiamone il significato.
Va detto che molte di queste proposte, in particolare quelle di rilievo fiscale, possono essere attuate a costo zero per la pubblica amministrazione in quanto prevedono un’azione redistributiva basata sulla modifica dei coefficienti a parità di entrate, il che non comporterebbe alcun aggravio di spesa per la collettività, anzi, innescherebbe una positiva ripresa dei consumi, motore di nuova economia ed occupazione.
La famiglia per sua natura incrocia tutti i settori dell’attività umana: se saremo capaci di convergere – credenti e non credenti – sulla necessità di sostenerla realmente, potremo ridare fiducia al Paese, fiato all’economia e speranza alle giovani generazioni.

Cinzia e G. Marco Campeotto
coord. ANFN provincia di Udine

Rivignano, 2.10.2013