Legge di bilancio 2025

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    Prendiamo atto degli sforzi del Governo per la stesura della Legge Finanziaria 2025.

    Ciò che noi percepiamo però, è che i limiti imposti da MEF e BANCA D’ITALIA condizionino e vincolino l’azione politica. Nella sostanza a noi risulta essere una “manovra di conservazione” e non una “manovra di investimento”. Con il termine “manovra di conservazione” intendiamo una manovra mirata a non scombinare l’impostazione normativa che più o meno regge in piedi il bilancio statale, più o meno consente di andare avanti (alla giornata).

    Questa impostazione è negativa ed insufficiente per invertire la rotta del crollo della natalità, non giova a rilanciare fiducia nelle famiglie, fraziona  poche risorse in misure carenti e in parte superate, in definitiva porta ad incrementare la povertà.

    Di seguito il link per visionare nel sito del MEF – pubblicazione 28.12.2024 – le misure approvate

    https://www.mef.gov.it/focus/Principali-misure-della-legge-di-bilancio-2025/

    Nella premessa si rimanda la problematica (al solito) a cause esterne  “…Tenuto conto del nuovo quadro di regole europee e del contesto economico, negativamente influenzato dall’incertezza globale connessa alla prosecuzione del conflitto russo-ucraino e al peggioramento della crisi in Medio Oriente, le misure contenute nel provvedimento si concentrano sulla riduzione della pressione fiscale e sul sostegno ai redditi medio-bassi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. Sono previste, inoltre, risorse per il rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione, per il rifinanziamento del fondo sanitario nazionale e per sostenere le famiglie numerose e incentivare la natalità.”

    Contemporaneamente siamo preoccupati perché a fronte di un modesto sforzo per le famiglie, il debito pubblico è ormai giunto alla soglia del 3.000 miliardi di euro e, prima o poi, ce ne sarà chiesto conto.

    Per giusta informazione delle nostre famiglie numerose:

    • La riforma dell’ISEE ci risulta al momento ferma. Operano quindi le norme “patrimoniali” del 2013 (DPCM 159/2013). Lo scorso anno fu inserita l’eliminazione dei Titoli di Stato dalla componente patrimoniale (conveniente per ovvi motivi) anziché ridurre la componente immobiliare (prima casa) migliorare la scala di equivalenza ecc
    • L’Assegno Unico Universale, rafforzato giustamente lo scorso anno per i primi tre anni dei figli, conserva l’assurda anomalia del dimezzamento al compimento del 18^ anno di età e cessa al compimento del 21° anno pur in presenza di studi accademici formativi. Noi abbiamo chiesto e chiediamo, oltre al superamento delle problematiche connesse all’indicatore ISEE, che dal 18° anno dei figli l’assegno Unico non debba subire decurtazioni perché è il periodo di vita dei figli che richiede alle famiglie il maggiore sforzo economico e poi che debba proseguire fino al completamento degli eventuali studi accademici in regolare corso di svolgimento.
    • Risulta migliorato il “bonus mamme”. Bene, però, come dicemmo lo scorso anno, per i redditi minori è una misura che migliora di poco il netto percepito in quanto già presente la riduzione del “cuneo fiscale”. Poi è da ricordare che sia il cuneo fiscale che il bonus mamme sono misure soggette a tassazione e confluiscono nell’ISEE
    • Per la “carta dedicata a te” risulta lo stesso limite ISEE del precedente anno pur conoscendo la problematica di incremento dell’indicatore determinato dall’Assegno Unico Universale. È inoltre una misura che richiede un costo di gestione notevole in rapporto ai benefici: meglio potenziare l’AUU
    • Il ritorno al bonus bebè: non è per questa misura che si incrementano le nascite. Meglio destinare tali risorse al potenziamento dell’assegno unico in quanto misura strutturale (sempre con i soprariportati miglioramenti). Pensiamo poi a chi è nato nell’ultima ora del 31/12/2024 e chi pochi minuti dopo la mezzanotte …
    • Il limite delle detrazioni di imposta che opera sopra i 75.000 euro di reddito e che varia in presenza o meno dei figli non risolve alcuna questione di miglioramento e nemmeno è necessaria, né tanto meno può essere assimilata ad una forma di quoziente familiare.
    • La detassazione dei premi aziendali (politiche di welfare) nella misura di € 1.000 per chi non ha figli ed € 2.000 per chi ha uno più figli, come fa a considerarsi equa? È vero che il premio di produzione dipende dal datore di lavoro, dai risultati aziendali, dagli accordi, ma una cosa è un figlio, altra tre, cinque, otto figli …. Perché lo stesso limite?

    Poi altra misura inutile iniqua e costosa dal punto di vista gestionale è stata il “bonus Natale”.

    Non si affronta invece la problematica dei limiti reddituali per essere considerati a carico. Per i figli abbiamo:

    € 8.000            lordi    ambito AUU

    € 4.000 lordi    da 21 a 24 anni

    € 2.840 lordi    oltre 24 anni

    Il limite reddituale di € 2.840 lordi è fermo dal lontano 1998, ovvero da 28 anni. Se almeno fosse adeguato al tasso di inflazione, ad oggi dovrebbe attestarsi ad € 5.382 rivalutabile annualmente.

    Ugualmente il limite di reddito perché il coniuge possa considerarsi a carico è sempre di € 2.840 fermo anch’esso al 1998. Andrebbe almeno adeguato come sopra ad € 5.382 rivalutabile annualmente e possibilmente corrispondendo la somma di detrazione spettante direttamente al coniuge a carico.

    Occorre un lavoro “enorme” un cambio di direzione che al momento non è dato di vedere ma che potrebbe consentire il varo di una equa riforma fiscale che tenga conto veramente dell’articolo 53 della Costituzione: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”.

    Occorre investire per il futuro e questo è il lavoro congiunto (e rapido) di tutte le parti politiche e sociali.

    SPES NON CONFUNDIT

    Unità Politica ANFN