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Vivere (bene) con tanti figli «Perché in Italia non si può?»

Vivere (bene) con tanti figli «Perché in Italia non si può?»

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Le famiglie numerose in campo: servono misure adesso

Chi investe sui figli, investe sul futuro. Delle famiglie, della società, del Paese. Se le politiche familiari non si traducono in atti concreti, simili dichiarazioni di intenti (a partire dall’art. 31 della Costituzione) restano solo slogan. L’Italia oggi è ancora uno dei Paesi europei che meno destina fondi per le famiglie. Lo sanno bene, in particolare, quelle che moltiplicano letti e biciclette, ricevono pochi inviti a cena perché ospitare l’intero nucleo è un’impresa, e magari occupano una fila intera al cinema. Mestiere difficile, quello delle famiglie numerose. Quelle con almeno quattro figli a carico in Italia sono più di quanto si potrebbe pensare (oltre 190mila), e da qualche stagione si sono anche ritrovate in un’associazione (l’Anfn) i cui soci sono distribuiti in tutta la penisola e divisi a livello regionale e provinciale. Insieme alle famiglie con tre figli (720mila) raggiungono il milione. In pratica sono l’8% della popolazione (ma contribuiscono per il 30% al totale dei figli in Italia) che rappresenta il dato peggiore in Europa, fanno peggio solo Spagna e Bulgaria. Pensare che l’Irlanda arriva al 27%.

Belpaese fanalino di coda, d’altronde, anche per quanto riguarda il tasso di fertilità (1,34 figli a donna, ovvero il più basso d’Europa, sempre con la Spagna). E le italiane hanno il primo figlio sempre più tardi, e soprattutto più tardi delle colleghe europee: a 31 anni, contro la media Ue di 29 e – tanto per fare un altro esempio – i 26 anni della Bulgaria.

Sarà un caso, ma l’Italia dedica l’1,5% del suo Pil a famiglie e figli, contro una media Ue dell’1,7%. Paesi come quelli scandinavi arrivano a 4,5% (Danimarca). Gli ultimi dati Istat mostrano che in Italia il 6,9% delle famiglie vive in situazione di povertà assoluta, percentuale che sale a 10,5% delle famiglie con 1 figlio e ben a 20.9% delle famiglie con tre o più figli. Viene da dire: ma chi glielo fa fare… Eppure la nascita di un figlio ha un forte impatto sul Pil, anche ai fini della creazione di nuovi posti di lavoro. Da uno studio dell’Associazione nazionale famiglie numerose, un figlio costa mediamente 8.512,50 euro l’anno, che rappresentano i consumi da imputare direttamente al Pil. A questi benefici diretti vanno aggiunti gli effetti indiretti dovuti all’indotto generato (dal sistema dei servizi scolastici ed educativi a quello sanitario). «Ogni figlio che nasce genera ogni anno mediamente un effetto sul Pil stimato prudenzialmente ad euro 35.000» spiegano dall’Anfn. Se l’indice di natalità passasse da 1,35 figli per donna a 2,1, con un incremento di 272.000 nuovi nati (760.000 in totale) si avrebbe – il conto è dirompente – un beneficio di almeno 9,5 miliardi di euro, pari allo 0,6% del Pil, con un effetto cumulato nell’arco di cinque anni pari al 3%.

Per favorire una concreta politica di sviluppo, però, «non bisogna guardare solo ai prossimi nati, modificando il sentimento diffuso secondo il quale oggi avere dei figli è un lusso che solo pochi possono permettersi – fanno notare Raffaella e Giuseppe Butturini, presidenti Anfn –, ma è necessario garantire sicurezza e continuità anche a chi ha già fatto la scelta di avere dei figli».

Di politiche familiari efficaci, perché avere un figlio in più non debba più impoverire e impaurire una famiglia, ma anche di educazione nei nuclei numerosi, di iniziative buone partite dal basso, di confronti e scambi con le buone pratiche internazionali si parlerà al convegno organizzato da Anfn a Bellaria (Rimini) da oggi a domenica. L’associazione ha le idee chiare. «Non chiediamo regali e neppure favoritismi, vorremmo solo che fosse riconosciuto il valore della famiglia e di chi investe sui figli »: Paolo Nanni, con la moglie Paola, è coordinatore provinciale di Rimini. Anfn richiede interventi strutturali, universali e organici per dare futuro. I figli sono un bene di tutti, e non una scelta privata. Vanno in questa direzione la richiesta di un fisco più equo che tenga conto dei carichi familiari, il bonus pensionistico di tre anni di contributi figurativi (misure di questo genere stanno sorgendo anche in Polonia e Spagna) per ogni figlio ai fini pensionistici alle madri lavoratrici, l’aumento degli assegni familiari, l’Iva agevolata per i prodotti per l’infanzia, una campagna condivisa con le associazioni Europee dell’Elfac, la confederazione delle associazioni di famiglie numerose. Particolare attenzione alla Carta Famiglia. «Si tratta di uno strumento che è già legge dello Stato – afferma Carlo Dionedi, vicepresidente uscente Anfn – ma al momento è purtroppo solo un contenitore vuoto».

Fonte: avvenire.it di Paolo Guiducci

 

Sconti e aiuti, la sfida di Alghero

In Sardegna come in Trentino: «La denatalità non ci spaventa»

Entri al museo? L’ingresso è scontato. Soggiorni in hotel o in un b& b? I costi sono su misura, così come tutte le tariffe dedicate alle famiglie con figli a carico. Sognano o sono desti, mamme, papà e figli? Queste sono soltanto le prime azioni concrete inserite nel piano di politiche innovative messo a punto da Alghero. Il comune sardo, caratterizzato da bassissimo tasso di natalità, ha intrapreso una forte azione in materia di politiche familiari. Ed è stato il primo comune, fuori dal territorio trentino, a raggiungere la certificazione “family”, e ha tenuto a battesimo (il 6 ottobre 2017) il network nazionale dei “Comuni amici della famiglia”. Attualmente le amministrazioni aderenti al network sono 30: il prossimo 5 ottobre, si riuniranno proprio ad Alghero per la prima convention nazionale. La parte del leone la fanno i comuni trentini: ben 143 amministrazioni locali (su 176) hanno intrapreso il percorso di certificazione per l’acquisizione del marchio “Family in Trentino” o l’adesione al Distretto Famiglia. Il 90% della popolazione regionale (circa 375 mila persone) vive in Comuni “Amici della famiglia”. In Trentino la famiglia è un patrimonio diffuso della comunità. Ogni anno il Comune deve redigere il Piano famiglia: contiene l’elenco delle azioni virtuose. Per diventare ‘amica della famiglia’ l’amministrazione comunale deve impegnarsi a promuovere pratiche concrete.

Qualche esempio? Politiche tariffarie e interventi economici per le famiglie (scontistica su abbonamenti a spettacoli, scuole musicali, piscine, impianti sciistici e colonie estive), realizzazione di percorsi e sentieri a misura di famiglia, baby little home, ricettività in chiave “famiglia” con orari e pacchetti menu per famiglie, serate informative su tematiche attuali quali cyberbullismo, gioco d’azzardo, violenza alle donne, manutenzione e restyling di parchi giochi comunali, oltre a servizi domiciliari a supporto delle mamme. Il modello Family in Trentino è diventato il rifermento nazionale e la Provincia vanta alcune tra le migliore best practice a livello europeo. A volte il sostegno è minimo ma permette di fare meta. È il caso del Sudtirolo Rugby, società che non naviga certo nell’oro, ma che applica una riduzione del 50% sulla quota del secondo figlio e del 70% a partire dal terzo figlio tesserato. E per le famiglie numerose, con un minimo di 4 figli, la società prevede un ulteriore riduzione del 20% sulle quote. Stessa politica adottata dal Villanova Basket Tigers di Villa Verucchio: più figli, più fratelli scendono sul parquet, più sconto applica la società, fino al 50%.

Chi si è decisamente incamminata sulla strada a sostegno delle famiglie è Alghero. «Va finalmente prestata tutta l’attenzione che merita al benessere familiare, alla conciliazione famiglialavoro e all’attuazione di tutta una serie di agevolazioni che potessero incidere positivamente sulla qualità della vita delle famiglie algheresi» assicura il sindaco Mario Bruno. In attesa che il parco amministrazioni Family Friendly si allarghi, il comune sardo aprirà a breve uno sportello dedicato alle Famiglie, e realizzerà una Family card per servizi e vantaggi economici.

Fonte: avvenire.it di Paolo Guiducci

 

I DATI ISTAT

Italiani sempre più anziani e più soli, dal 1991 quadruplicati i divorzi

Negli ultimi 27 anni in Italia sono raddoppiati gli over 80 e quadruplicati i divorzi, mentre tra i 15-64 anni i single hanno quasi raggiunto i coniugati. È quanto si legge nell’ultimo rapporto Istat sulla popolazione italiana, in cui solo il 13,4% ha meno di 15 anni e il 22,6% più di 65.

L’immagine di un Paese che invecchia, gli over 80 sono il 7% e i centenari più di 15mila, confermato anche il crollo delle nascite e i 3 milioni di celibi in più rispetto al ’91. Fra i 45-54 anni «quasi un uomo su quattro non si è mai sposato» spiega l’Istat, che trova l’unica controtendenza nelle 4.376 unioni civili del 2017 che doppiano le 2.336 dell’anno precedente. In totale sono oltre 13mila le persone unite civilmente, in maggioranza uomini (68,3%) vivono principalmente al Nord (56,8%) e al Centro (31,5%) e prediligono come luoghi di residenza le grandi città come Milano, Roma o Torino. Aumentano sia i divorziati di tutte l’età «quadruplicati dal 1991», sia i celibi e le nubili, tra i 25 e i 34 anni, che passano da «48,1% a 80,6%» i primi e dal «29,2% al 64,9%» le seconde.

Questi dati sembrano confermare la tendenza sempre più diffusa di posticipazione della nuzialità, sintomo dei profondi cambiamenti, non solo economici, avvenuti in Italia negli ultimi 30 anni. Se «nel 1991 era prevalente la quota di donne vedove rispetto alle coniugate (50,5% contro 37,4%), al 1° gennaio 2018 le coniugate superano le vedove (47,7% contro 41,9%)».

Fonte: avvenire.it

 

La ricerca.

Altro che penalizzati. Così i fratelli diventano risorse

Si fa presto a dire famiglia. Soprattutto quando il numero di figli inizia ad aumentare, e far di conto diventa uno sport quotidiano. Ancor più decisivo dell’aspetto economico, è però quello educazionale: come i genitori riescono ad essere presenti, come soddisfano i bisogni, come garantiscono le attenzioni necessarie per crescere in armonia, autonomia e allegria? Sono interrogativi che nelle famiglie numerose fanno giornalmente capolino, capaci di suscitare opinioni ed esperienze, timori e interrogativi. Queste domande hanno ispirato una ricerca iniziata nel 2017 sull’educazione orizzontale in famiglia, presentata in anteprima nel corso del convegno dell’Associazione nazionale famiglie numerose in corso a Bellaria fino a domenica. I risultati della ricerca italiana (che confluirà in un libro) saranno commentati da Francesco Belletti, Margerita Lanz e Raffaello Rossi e dagli ospiti provenienti da Spagna, Portogallo e Ungheria: il Segretario generale Raul Sanchez e Lazlo Marki Presidente onorario dell’Elfac (Associazione europea che riunisce 24 associazioni di famiglie numerose del Continente) e del Direttore delle comunicazioni e relazioni internazionale Iffd presso l’Onu, Ignacio Socias.

Promossa dall’Anfn e commissionata al Centro Internazionale Studi Famiglia (Cisf ) e all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, la ricerca è stata realizzata su un campione di figli con almeno tre fratelli e di figli unici originari di sei diverse regioni italiane, equamente distribuite tra nord, centro e sud. I figli cresciuti nelle famiglie numerose si sentono più incoraggiati, supportati, sostenuti emotivamente nelle proprie scelte rispetto ai figli unici. E sono destinati a divenire adulti dotati di personalità più solide, pro sociali, generose, responsabili. Merito anche dei fratelli maggiori, che supportano i genitori nella loro funzione educativa. Le relazioni in famiglia sono quindi una ricchezza e avere fratelli è una oggettiva risorsa, un vero e proprio capitale relazionale. «La fatica di tante famiglie, il disagio di essere considerati “fenomeni da baraccone” per i tanti figli, e la sofferenza di essere considerate famiglie di Serie B perché spesso “famiglie numerose sono viste solo come famiglie bisognose” sia dalla gente comune che dalle istituzioni, sono palpabili – ammette Raffaella Butturini, presidente insieme al marito Giuseppe dell’Anfn –. Ma noi abbiamo invece la consapevolezza che la società di oggi e ancor più quella di domani, si fonda sulle relazioni che si generano in famiglia, soprattutto quelle tra i fratelli e le sorelle in modo particolare è singolare, perché la famiglia numerosa in quanto tale è un bene prezioso per la società». L’equivalenza famiglia numerosa famiglia risorsa è un tesoro nascosto che andava studiato in modo serio e scientifico. «Per questo abbiamo pensato di finire il nostro mandato con un Convegno che portasse a conoscenza, attraverso una ricerca di qualità, il valore aggiunto dell’educazione orizzontale tra i fratelli nelle famiglie numerose ». (P. Guid.)

Fonte: avvenire.it