Venti anni di Anfn. Quelli della prima ora: la testimonianza della famiglia Soprana

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    Un viaggio nel tempo per ripercorrere i primissimi anni di Anfn, l’associazione che riunisce e dà voce alle famiglie numerose in Italia. In questi giorni, attraverso questo portale, racconteremo le origini di questa associazione raccogliendo la testimonianza delle famiglie delle prime ore.

    E, tra i pionieri di Anfn, c’è sicuramente Alessandro Soprana, 72 anni, ottico di professione, che passerà alla storia con il soprannome di Asterix (attribuitogli per la prima volta da un parlamentare), per la speciale somiglianza con l’eroe – Gallo.
    Tessera associativa numero 7, al primo incontro tra coordinatori regionali e provinciali Anfn, ospitato alla fondazione CUM– in via Bacilieri a Verona – Alessandro arrivò da Valdagno (Vicenza) portando una ventata di allegria: «I figli – confidò ai presenti – ci hanno portato in dote la saggezza, ci hanno insegnato a ‘ponderare’ le cose con un’ottica diversa». E ancora: «Sono fortunato, perché prima di avere tutti questi figli, quando ancora eravamo solo in quattro, avendo saputo che il presidente Cossiga aveva una casa di 300 mq, allora anche io ho voluto una casa così… tanto per non essere da meno. Poi quella casa è servita».
    È grazie ad Asterix che sono nati i primi studi di Anfn sulla fiscalità per niente vantaggiosa nei confronti delle grandi famiglie. Racconta al nostro portale: «La nostra famiglia nel 2000 era composta da me, mia moglie Maria e i nostri sei figli. Non avevamo particolari problemi economici, ma non riuscivamo a risparmiare niente. Nel fare i nostri conti quotidiani, non individuavamo uscite che si potessero tagliare. Cercai allora di contattare qualche politico per informarlo della situazione delle famiglie numerose. Contattai il forum delle associazioni familiari per avere notizie su politiche pro famiglia che magari ci fossero sfuggite, ma ebbi la conferma che, effettivamente, non c’erano. Nel 2002 avevo interrogato l’allora sottosegretario Molgora (Lega) durante una conferenza dedicata alla riforma dell’Irpef in chiave regionale, il quale mi rispose che era in programma il raddoppio delle detrazioni (cosa che il governo Berlusconi avrebbe effettivamente fatto). Feci alcune simulazioni per capire in primis cosa sarebbe cambiato nella nostra situazione, e arrivai alla conclusione che l’intervento era “povero” e non produceva il dimezzamento delle tasse. Dopo di chè mi dedicai al calcolo dei costi effettivi della mia famiglia producendo un documento che sarebbe poi stato utilizzato in diverse occasioni.
    Lo inviai a tutti i parlamentari via mail ed ebbi anche qualche risposta (soprattutto pacche sulle spalle). Lo mandai anche al Forum delle associazioni familiari e la presidente Santolini mi chiese di utilizzarlo nelle sedi opportune. Nel frattempo mi ero interessato dei trasporti pubblici pro famiglia e avevo contattato, su indicazione del Forum la provincia di Trento. Nel febbraio del 2004, precisamente il 2 febbraio del 2004, il Forum mi informava della costituzione di una associazione di famiglie numerose a Brescia fornendomi numero di telefono e mail. Mi iscrissi alla mailing list e il 25 agosto mi arrivò la convocazione per il 18 settembre per la costituita associazione. Mandai i soldi per posta perché il sabato lavoravo».
    L’inizio di un lungo impegno associativo. «A ottobre Mario Sberna, a cui avevo inviato tutto il materiale fino ad allora prodotto (non so se lo abbia ancora a casa), mi inviò a Roma per il nostro primo incontro politico/tecnico insieme con Archetti e Fappani per incontrare l’UDC. Nel frattempo si dovevano organizzare le sedi locali. Mi opposi a Mario quando si ventilò l’idea che i responsabili dell’associazione avrebbero dovuto essere chiamati “presidenti” locali di regione, di provincia e di comuni: passò invece l’idea che i nostri responsabili fossero chiamati, semplicemente, “coordinatori”».

    Un ultimo ricordo. «Fui invitato a Trieste per presentare l’associazione. Mario non avrebbe dovuto esserci, ma nel momento in cui cominciavo a parlare entrò in sala: non aveva resistito al “richiamo”». Il resto poi è storia.