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Tanti “PERCHE’?” gridati al vento

Tanti “PERCHE’?” gridati al vento

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Leggiamo dall’ultimo studio dell’Istat sulla povertà assoluta“Famiglie numerose le più penalizzate dalla crisi – Ad eccezione delle famiglie unipersonali, che presentano un’incidenza di povertà stabile (5,7%), una più ampia diffusione della povertà assoluta riguarda tutte le famiglie, ma in misura più rilevante quelle con un maggior numero di componenti. Se, infatti, fino a quattro componenti l’incremento si mantiene sotto i due punti percentuali o poco più (per le famiglie di due persone passa dal 4,3% al 5,7%, per quelle con tre dal 6,1% all’8,6%, per quelle con quattro dal 9,6% all’11,3%), per quelle con almeno cinque persone peggiora di oltre quattro punti, passando dal 16,2% al 20,7%”

Leggiamo invece dall’ultimo studio dell’Istat su Natalità e fecondità della popolazione residente 2019:
“Continuano a diminuire i nati: nel 2019 sono 420.084, quasi 20 mila in meno rispetto all’anno precedente e oltre 156 mila in meno nel confronto con il 2008.”
Da questo studio, rileviamo anche dalla tabella allegata (Tavole natalità e fecondità 2019) questo interessantissimo grafico, che evidenzia il numero dei figli per ogni classe di età della madre:

Questo grafico ci indica una inequivocabile realtà: mentre il numero delle madri con 1 o 2 figli si mantiene sostanzialmente stabile, si riduce drasticamente il numero delle nuove madri con 3 e più figli. Il calo della natalità in Italia è dovuto al fatto che ci sono sempre meno famiglie numerose!

Ogni anno, da sedici anni (data di costituzione dell’Associazione Nazionale Famiglie Numerose), ci troviamo a commentare i dati di questi due bollettini di guerra.
E, dopo sedici anni, sorgono spontanei una serie di PERCHÉ?

Perché le famiglie numerose continuano sempre ad essere quelle più povere?
Perché le famiglie numerose diminuiscono sempre di più di numero?
Perché, nel principale strumento di contrasto alla povertà assoluta (il reddito di cittadinanza), ad un figlio viene attribuito un peso (0,20) nettamente peggiorativo rispetto a quello previsto nell’ISEE (da 0,47 a 0,35)?
Perché non si è tenuto conto, come denunciato anche da ANFN e dall’OCSE, che il reddito di cittadinanza penalizza le famiglie numerose, che guarda caso sono diventate ancora più povere?
Perché, secondo il peso dello 0,20 attribuito dal reddito di cittadinanza, i figli delle famiglie povere hanno diritto ad un quinto di pizza, anziché una pizza intera?
Perché non si comincia veramente a sostenere le famiglie numerose, nell’interesse del Paese, in quanto principale motore della natalità?
Perché le famiglie con più figli in Italia, anziché essere uno ‘status’ da raggiungere, sono invece la cartina di tornasole del totale FALLIMENTO delle politiche per la famiglia in Italia?
Perché il sistema fiscale in Italia penalizza le famiglie numerose?
Perché il sistema fiscale italiano prevede solo principi di equità verticale (chi più guadagna, più paga), e non principi di equità orizzontale (che tiene conto di quante persone vivono su quel reddito tassato)?
Perché il sistema fiscale italiano si bassa sull’individuo, a differenza di altri paesi (come la Francia con il Quoziente Familiare e la Germania con lo splitting) che invece considerano il nucleo familiare, al fine di agevolarlo?
Perché le scale di equivalenza dell’ISEE penalizzano in particolare le famiglie numerose, attribuendo al terzo e quarto figlio rispettivamente un peso pari a 0,39 e 0,35, quando la Francia (con il Quoziente Familiare) riconosce ad entrambi un peso pari ad 1,00?
Perché l’ISEE non considera il reddito effettivamente disponibile (al netto delle imposte), ma quello lordo?
Perché l’Italia è l’unico paese al mondo che utilizza l’ISEE?
Perché l’ISEE viene utilizzato solo quando si parla di figli e famiglia, e non invece anche in altri casi in cui vengono distribuite risorse pubbliche (cashback, superbonus 110%, bonus biciclette e monopattino, verde e giardini, mobili, elettrodomestici, cultura, caldaie, ristrutturazione, facciate, sisma, pubblicità, auto, beni strumentali per partite iva, detrazioni erogazioni a favore dei partiti e movimenti politici, etc. etc.)?
Perché l’assegno unico, in corso di approvazione, anziché essere universale (cioè destinato a tutti i figli indipendentemente dal reddito), come gran parte delle nazioni occidentali, viene graduato in base all’ISEE?
Perché si continua a confondere le politiche assistenziali con le politiche familiari?
Perché si continua a pensare ai figli come una scelta esclusivamente privata, e non anche come un bene comune da tutelare?
Perché la carta famiglia per le famiglie con 3 e più figli, ancora non decolla, malgrado i ripetuti solleciti della nostra Associazione?
Perché si parla di ridurre l’IVA sugli assorbenti dal 22% al 4%, ma non si comprendono anche i pannolini per bambini?
E potremmo continuare ancora con tanti altri perché, che continuiamo a porci da sedici anni a questa parte. Senza trovare una risposta, come se fossero solo gridati al vento. Senza trovare una politica che voglia veramente dare una risposta concreta, e non verbale, a tutti questi perché.
Sedici anni fa, come una Cassandra, denunciavamo i grandi rischi derivanti dall’andamento demografico e dalla mancanza di politiche familiari. Ed è quanto poi effettivamente avvenuto, tanto che ora ne paghiamo le conseguenze.

Oggi chiediamo risposte concrete a tutti questi perché.
Perché? Perché domani ci sia un futuro migliore per i nostri figli.

Alfredo Caltabiano
Unità politica Anfn