Pur se limitata, la parte universale dell’Assegno è un tentativo di cambiare un certo sguardo sulla società, mettendo i figli di tutti sullo stesso piano, come è per la scuola, i trasporti, la sanità.
Una delle novità più interessanti del nuovo Assegno unico e universale per i figli riguarda il termine universale. Il contributo andrà a tutti i genitori che faranno richiesta e l’importo dipenderà dalle dichiarazioni Isee. Tra i Paesi che prevedono un assegno di questo tipo l’Italia è l’unico che lo vincola a una prova così dettagliata dei mezzi, arrivando a valutare oltre al reddito anche il patrimonio e i risparmi.
La discontinuità culturale rispetto al passato, in termini di politiche familiari, è evidente: chi non vorrà presentare l’Isee potrà ottenere comunque 50 euro al mese a figlio, 600 euro l’anno, semplicemente facendo domanda all’Inps.
È prevedibile che non pochi sceglieranno questa strada, rinunciando a un assegno di maggiore importo, per eliminare il passaggio dai Caf o per evitare una radiografia su quanto si possiede.
La novità dell’universalismo ha fatto discutere e non convince molti, in particolare chi sostiene che l’Assegno debba servire solo ad aiutare le fasce deboli, e non anche a sostenere la natalità di un Paese in crisi demografica.
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