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La domenica è il “giorno dei bambini”, non cancelliamolo!

La domenica è il “giorno dei bambini”, non cancelliamolo!

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24 marzo a Brusselles conferenza su “Proteggere la domenica, giornata libera dal lavoro”
una vasta compagine di associazioni in tutta Europa (tra cui, unica italiana, ACLI) si mobilita insieme ai sindacati e ai rappresentanti delle Chiese europee per chiedere che la domenica rimanga giorno festivo.
“Domenica giorno dei bambini” è lo slogan del movimento free-sunday (domenica libera ma anche liberate la domenica, in un arguto gioco di parole) di cui potete conoscere di più visitando il sito (in tedesco)http://www.free-sunday.eu/de/node/13
Anche ANFN si unisce alla protesta contro chi, in nome di una economia esasperata e di un modernismo insensato e insensibile, dimentica tempi e tradizioni ma soprattutto, sembra perdere del tutto di vista la persona e la famiglia.
Sull’argomento pubblichiamo un pezzo tratto da “Questione di stile, di vita”, di Mario Sberna, scritto nel 1998: br>

Domenica, ossia dies Domini, il giorno del Signore. Da duemila anni, il settimo giorno della settimana il mondo cristiano si ferma per fare memoria di quel “giorno dopo il sabato” in cui Maria di Magdala e le altre donne, andando al sepolcro, lo trovarono vuoto (cfr. Mc 16,2).
Giorno di vittoria sulla morte, e quindi di festa. Ma anche giorno di pausa dal lavoro, e quindi occasione di riflessione, di meditazione. Così dicevamo, almeno da duemila anni.
Ma è fin troppo banale far presente che, da anni ormai, la domenica sostituisce lo “stress da lavoro” con lo “stress da divertimento a tutti i costi”…. fino ad arrivare, ormai sempre più spesso, all’apertura domenicale dei negozi ma anche di fabbriche e uffici. Oggi infatti l’organizzazione del tempo è un vero disastro. Per cinque giorni la settimana la città è una bolgia forsennata. Negli altri due pure. E quindi vanno a farsi benedire le relazioni umane, la meditazione e la preghiera, la famiglia e la solidarietà. Il settimo giorno tende sempre più ad identificarsi con gli altri, perlomeno nell’intensità, venendo a mancare quella quiete che dovrebbe permettere riposo e riflessione.
La gente è terrorizzata dal silenzio, ha paura di pensare, di riflettere: da qui la smania di riempire di “cose” i giorni di festa. Ma questa smania non ha evitato la noia ed ha portato ad uno stordimento collettivo: oggi, nonostante tutti i tentativi per renderla una giornata desiderabile, la domenica è diventata una grande occasione di noia.
“Perciò quando la Chiesa dice “datevi pensieri e parole diversi per la domenica” non solo fa il suo dovere, ma svolge anche un’opera di socializzazione e rende un servizio a tutti gli uomini, non solo ai credenti.” (Giuseppe De Rita, sociologo). E allora, se siamo cristiani, dobbiamo con forza riproporre la domenica come “settimo giorno”, dove tutto si fermi e dove tutto sia, davvero, diverso dagli altri giorni, interamente dedicato all’uomo e non alle sue attività commerciali.
L’ha ribadito con forza il Papa con la lettera apostolica Dies Domini: è il primo giorno della nuova creazione, il giorno di Cristo-Luce, il giorno del dono dello Spirito, il giorno della Chiesa, il giorno della fede, un giorno irrinunciabile!
E a chi risponde che l’Italia non è una teocrazia e che i cittadini hanno nuove esigenze, non possiamo non ricordare che il mercato è a servizio dell’uomo e non il contrario; che chi spinge per l’apertura domenicale dei negozi lo fa per interesse, non per rendere un servizio ai cittadini; che il giorno di riposo settimanale è stato frutto di una lotta sindacale durissima affinché gli operai, i contadini e le massaie avessero almeno un giorno per riprendere forza. Non dimentichiamolo!

COSA FACCIO ADESSO?
Non si tratta di dare un’interpretazione clericale al break domenicale ma di restituire alla domenica un volto umano, giorno interamente dedicato all’uomo: stare coi nostri familiari, stare in sereno riposo, star vicino a chi ha bisogno di aiuto. È un invito quindi che va bene anche per chi non trova, in uno “stacco” del genere, motivazioni religiose. Certo, “ai discepoli di Cristo è comunque chiesto di non confondere la celebrazione della domenica, che deve essere una vera santificazione del giorno del Signore, col fine settimana” (Giovanni Paolo II, Dies Domini, 1998).
Anche noi cristiani dovremmo avere la stessa emozione vibrante che faceva dire a San Girolamo: “La domenica è il giorno della risurrezione, è il giorno dei cristiani, è il nostro giorno!”. Non lasciamo che il “Moloch” del mercato ci porti via il nostro giorno! Rifiutiamoci di acquistare in quei negozi che hanno svenduto il giorno del Signore! Rinunciamo alle tentazioni del “ben-avere”!
Noi cittadini del Nord del mondo dobbiamo scoprire una nuova saggezza, portandoci per mano uno con l’altro verso un orientamento dei nostri consumi, verso scelte che privilegino il valore aggiunto di qualità a quello di quantità. Noi lavoratori del Nord del mondo dobbiamo ripensare al lavoro, ridefinendolo nei suoi significati sociali ed economici, recuperando la socialità del tempo, rallentando la vorticosità del circuito lavoro-guadagno-consumo, dando dignità al riposo. Recuperiamo il vero senso del riposo e smettiamola con l’ossessione consumistica!

COSA LEGGO ADESSO?
Giovanni Paolo II, Dies Domini, Lettera Apostolica, 1998.
CEI, Il giorno del Signore, Ed. Paoline 1984.