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Il governo che resta sordo alle richieste delle famiglie

Il governo che resta sordo alle richieste delle famiglie

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Il governo che resta sordo alle richieste delle famiglie. Le promesse fatte che non vengono mantenute. La confusione sulla manovra che cresce. E, soprattutto, l’interrompersi dei normali rapporti istituzionali fra esecutivo e Forum delle famiglie. La ripresa dell’attività politica non poteva avvenire in un clima peggiore. Una sostanziale indifferenza, che ignora la rappresentanza del popolo del Family day. Alla quale, però, il Forum delle famiglie non è affatto intenzionato ad arrendersi. Tanto da ipotizzare «una nuova mobilitazione, in varie forme, delle quali si comincerà a discutere già oggi nella prima riunione del direttivo dell’associazione», spiega Paola Soave, vicepresidente del Forum.

D’altrocanto, i segnali negativi erano apparsi chiari già nei mesi scorsi. La “primavera” della famiglia – con l’attenzione suscitata dalla grande manifestazione del 12 maggio a piazza San Giovanni, prima, e dalla Conferenza nazionale sulla famiglia a Firenze, poi – era sfiorita già con i primi caldi dell’estate. In particolare le promesse sulla suddivisione del cosiddetto “tesoretto” si sono sciolte come neve al sole, non appena dalle parole del presidente del Consiglio, solennemente pronunciate nelle assise di Firenze, si è passati ai fatti dei provvedimenti votati in Parlamento. «I due terzi del “tesoretto” saranno destinati ad alleviare le situazioni di indigenti, anziani e famiglie numerose», aveva promesso Romano Prodi sabato 26 maggio. Sappiamo invece come è andata a finire: ci sono stati sì gli aumenti per le pensioni più basse, nel Protocollo sul welfare sono state inserite alcune misure a favore della previdenza (futura) dei giovani, qualcosa in più è stato stanziato per i disoccupati. Ma per le famiglie numerose neanche un euro. Di più: la parola famiglia è stata del tutto cancellata, segno che la tanto attesa svolta verso una reale “politica familiare” è ancora di là da venire. Eppure era stato lo stesso presidente del Consiglio, sempre quel sabato a Firenze, a sostenere che «oggi la famiglia coincide con l’interesse nazionale».

A luglio è stata poi la volta del Documento di programmazione economica e finanziaria, sul quale si è consumato uno “strappo” senza precedenti. «Per la prima volta da 7 anni a questa parte, il Forum delle famiglie non è stato né audito né ha ricevuto alcuna convocazione da parte del ministero dell’Economia – spiega Paola Soave -. Se questa è l’attenzione che il governo intende dare alla famiglia e alle domande che sono emerse da piazza San Giovanni, c’è da essere realmente preoccupati». In effetti, il silenzio dell’esecutivo lascia davvero stupiti: per Palazzo Chigi la rappresentanza sociale sembra limitata ai sindacati confederali e alle associazioni imprenditoriali. Non solo non c’è stato alcun incontro per il Dpef, ma neppure il ministro della Famiglia Rosy Bindi – attualmente impegnata nella corsa per la segreteria del Partito democratico – ha ritenuto utile incontrare il Forum, come invece aveva detto alla conferenza nazionale. Silenzio anche dal ministro Giuseppe Fioroni, interpellato a proposito dei fondi per le scuole paritarie. E tenace indifferenza da parte del ministro Tommaso Padoa Schioppa, al quale il Forum si è rivolto ancora una decina di giorni fa, con una lettera, ma dal quale non è arrivato alcun segnale, nemmeno di “ricevuta”.

Intanto i tempi della Finanziaria si stringono e la ridda di ipotesi si moltiplica. «A Firenze si era parlato di un accorpamento degli assegni familiari e delle detrazioni in un’unica “dote” fiscale, per poter assicurare i benefici anche alle famiglie “incapienti”, più povere – spiega ancora Paola Soave -. È confermata l’ipotesi? Con quale consistenza? Con quali limiti di reddito? Cancellando quali detrazioni? Ci potremmo trovare infatti di fronte all’ennesima operazione mirata solo ad alleviare la condizione dei nuclei più poveri, facendo magari compiere passi indietro ai già scarsi riconoscimenti fiscali alle famiglie in genere». C’è poi la vicenda dell’Ici, sul quale la prima ipotesi avanzata era quella di una franchigia per le abitazioni fino a 100 metri quadrati. «Ma 100 metri quadrati per un singolo sono quasi un lusso, mentre per una famiglia di 5 o 6 o più componenti, dove magari ci si sforza di tenere un anziano nella stessa casa, rappresentano il minimo vitale – fa notare la vicepresidente del Forum -. E dunque meglio sarebbe parametrare i metri quadrati al numero di componenti la famiglia, per calcolare poi uno sconto equo». Ora però si parla di rendere detraibile l’Ici dalla dichiarazione dei redditi. «Le ipotesi insomma continuano a cambiare, ma ciò di cui non si sente più parlare sono reali provvedimenti di politica familiare. Eppure la prima impresa da detassare è proprio la famiglia, che continua a pagare di imposte più del dovuto, visto che versa le tasse su tutto, anche sul minimo vitale per il mantenimento dei figli».

Il Forum, perciò, è deciso a dare battaglia. «Avviaremo una mobilitazione di qui alla Finanziaria, con primo obiettivo quello di farci ascoltare – dice ancora Paola Soave -. Una mobilitazione in più forme: con incontri a livello locale, azioni di pressione, forse una raccolta di firme sul tema del trattamento fiscale iniquo per la famiglia. Senza escludere altre manifestazioni in piazza, perché le famiglie sono ben decise a far sentire le loro ragioni». Così da dare la sveglia a un governo che sembra rimanere sordo alle richieste delle famiglie. «Capisco le difficoltà del governare. Evidentemente l’esecutivo è preso da altri problemi: le difficoltà interne alla maggioranza, la pressione di lobby e partiti – conclude la vicepresidente del Forum -. Ma le famiglie sono il popolo italiano e un governo non può non ascoltare il popolo».

Francesco Riccardi, Avvenire