Don Sergio Nicolli (ex direttore dell’ufficio CEI di pastorale familiare): «Le famiglie numerose sono la più grande risorsa di una società sana»

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    «Sono felice del traguardo raggiunto dall’Associazione Nazionale Famiglie Numerose»: così don Sergio Nicolli, sacerdote trentino, già direttore dell’ufficio Pastorale della famiglia della CEI. Don Sergio è un amico di Anfn sin dalle sue origini: «Ricordo bene i primi anni, e dopo che mons. Francesco Beschi è stato chiamato a Bergamo come vescovo, ho continuato io ad essere vicino all’Anfn e a Mario e Egle Sberna (e ai loro successori), partecipando ad alcune assemblee a Roma».

    Ho conosciuto l’associazione «nel mio servizio romano e ho sentito molto il desiderio e il dovere di seguirne lo sviluppo. Ho seguito l’Associazione anche come assistente spirituale del Forum nazionale delle Famiglie di cui ero consulente spirituale e di cui faceva parte, appunto, anche Anfn. Ho capito subito l’enorme valore culturale e il peso politico che questa realtà poteva avere nel contesto italiano».

    Don Sergio, negli anni Sessanta dello scorso secolo le famiglie con almeno 4 figli erano un milione, ora sono decimate… come si spiega questo fenomeno?

    «Certamente ha influito il cambio di mentalità: la cultura attuale non è certo incline a riconoscere il valore “autonomo” dei figli dal punto di vista della realizzazione dell’ideale di famiglia che ognuno si porta dentro; prevale piuttosto l’attenzione alla gratificazione amorosa della coppia, oppure, ad un certo punto, al “bisogno” della coppia di sentirsi realizzata anche attraverso la fecondità… ma fermandosi al minimo: 1 o 2 figli. Certamente in molti casi può avere influito la situazione economica precaria di tante famiglie e la necessità di lavorare tutti due nella coppia per sopravvivere, anche tenendo conto di un tenore di vita piuttosto elevato che ormai molte famiglie hanno assunto come standard. Le politiche famigliari in Italia non hanno ancora capito che il sostegno alla famiglia risponde anche a un interesse di qualità di vita sociale, ma vedono il sostegno alla famiglia come contributo assistenziale a una realtà privata in stato di difficoltà: non hanno ancora capito (a differenza di altre nazioni europee che investono il doppio del prodotto interno lordo sulle famiglie) che sostenere la famiglia è il miglior modo per alzare il livello della vita sociale e della qualità della convivenza. Le famiglie sono la più grande risorsa di una società sana e quindi sono una realtà da sostenere perché possa meglio rispondere alla propria vocazione sociale. Capire questo sarebbe aver trovato la chiave della resilienza della nostra società».