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Diario di maestra numerosa

Diario di maestra numerosa

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Dopo quasi tredici anni di Diario di Mamma Numerosa, ad Aprile 2020 ho inaugurato Diario di Maestra Numerosa, convinta di scrivere un pezzo unico nel suo genere o, comunque, di andare avanti per un breve periodo. Invece, dopo dodici articoli e quasi un anno trascorso, siamo ancora in una situazione analoga e gli avvenimenti che allora ci avevano colto attoniti e impreparati, oggi ci ritrovano in preda alle stesse sensazioni se non più angosciati e sconcertati per un qualcosa di cui non si intravede la fine e, tutto sommato, non si capisce bene neppure l’inizio e il seguito.
Noi maestri, da quattro mesi, fingiamo normalità davanti ai bambini obbligandoci a non farci scoraggiare dagli eventi contradditori che ci piovono continuamente addosso.
Le vacanze di Natale hanno reso la ripresa più complicata del previsto: se ricominciare è sempre difficile, la confusione in cui siamo immersi ci fa mancare la terra sotto ai piedi. Dobbiamo e ancor più vogliamo essere presenti, sorridenti e di buon umore agli occhi degli scolari: ogni mattina ci aspettano infreddoliti in cortile e chiedono di entrare velocemente nelle loro aule che sono, a tutti gli effetti, la loro seconda casa per il tempo che insieme ci trascorriamo e per l’affetto e l’unione che si creano legandoci gli uni agli altri. Come per ognuno di noi è scontato tornare a casa alla sera, per i bambini è ugualmente indubbio recarsi a Scuola appena alzati, accompagnati e supportati da genitori ben consci che sia prioritario raggiungere fisicamente il luogo dell’istruzione.
C’è davvero voluta una pandemia per insegnarci a riconoscere le opportunità che riceviamo dalla Scuola. Consuetudine, innanzitutto, cioè normale quotidianità: incanalati su un binario sicuro che ci guida e ci offre punti di appoggio, allontaniamo lo smarrimento di chi, senza riferimento, brancolerebbe nel buio. Perché alla scuola primaria c’è tutto: coetanei, adulti, materie impegnative ma appassionanti, possibilità di fare movimento e di alimentarsi in modo bilanciato, proporzione tra i momenti del dovere e quelli del gioco, certezza di scoprire sempre nuove cose da imparare e di poter mettere a frutto i propri talenti. Alla scuola primaria ogni singolo bambino viene preso per mano e sa che lui, sì, proprio lui, ce la farà, se collaborerà e se sarà aiutato a dare il meglio di sé. E, nei momenti di sconforto, ci si supporta tutti, tra bambini che tra di loro sono solidali, certo, ma anche tra maestri, perché anche i grandi hanno bisogno l’uno dell’altro e si cercano per sostenersi, incoraggiarsi e difendersi a vicenda se occorre.
Cosa c’è di più bello, di più adatto, di più giusto per un ragazzino, che abbia sei o diciassette anni, di uscire di casa appena sveglio, magari anche di malavoglia, per correre verso un piazzale privo di pericoli e dove sa per certo che una classe intera lo sta aspettando? Nulla, davvero nulla. E, di certo, non lo schermo di un computer sopra il tavolo di cucina, malgrado sia fondamentale per non piombare nel vuoto assoluto quando proprio non sussiste alternativa. I bambini e i ragazzi sono il nostro futuro, ma, senza Scuola, cade ogni certezza e, quindi, non esiste più neanche il presente. Crescono in modo equilibrato se si relazionano con i pari d’età, se litigano e, litigando, imparano a farlo correttamente, se provano paura durante l’interrogazione, se si rendono conto che sarebbe bastato impegnarsi dieci minuti in più per portare a casa un voto più alto, se aiutano il compagno che ha bisogno a costo di restare indietro nei propri compiti, se non hanno alcuna voglia, alla sera, di raccontare ai genitori la giornata scolastica, perché la Scuola è il loro mondo, che basta a se stesso mentre lo si vive, nella sua bellezza e nelle sue fatiche che non sempre è obbligatorio condividere. A Scuola ognuno riesce ad essere se stesso, senza condizionamenti, a intravedere, a volte, nei maestri dei modelli di vita e ad avere dei sogni che nascono dalle competenze che man mano acquisisce. E tutto ciò può accadere solo in presenza, anche e soprattutto durante uno stato d’emergenza che sta destabilizzando tutti.
La Scuola è e deve restare una certezza perché, solo e soltanto la Scuola, ora, può salvarci.

 

di Barbara Mondelli