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TANTA INCERTEZZA PER LA SCUOLA ABRUZZESE

TANTA INCERTEZZA PER LA SCUOLA ABRUZZESE

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Chi non ricorda gli anni della scuola, le gioie e le sofferenze, i patemi d’animo e le esperienze educative fatte insieme ai compagni ed agli insegnanti. Già, gli insegnanti: quelli che, a pensarci bene, trascorrono con i ragazzi almeno metà della loro giornata. E’ fin troppo evidente quanto sia importante che si tratti di persone capaci e in grado di vivere con serenità il proprio ruolo, così importante per costruire su basi solide l’Italia del domani. Serenità a rischio per molti, soprattutto precari, quelli cioè che vengono assunti da settembre a luglio e ogni anno devono fare i conti con la possibilità di ritrovarsi senza lavoro, gli stessi che, se il lavoro riescono a mantenerlo, comunque devono cambiare classe e forse istituto, prime “vittime” dei tagli decisi dal Governo e effettivi già da quest’anno scolastico.
Il problema è ancora più grave in Abruzzo, dove, con il terremoto, le scuole delle zone colpite in molti casi non potranno riaprire a settembre mentre molti insegnanti ed alunni sono ancora sfollati sulla costa. Tra i prof e i maestri sfollati ci sono chiaramente anche quelli di ruolo, cioè tutti coloro che precari non sono. Molti di essi forse chiederanno, come era logico attendersi, il trasferimento in altre province. Il che significa che i precari di quelle zone sono ora a rischio, perché dovranno per legge dare la precedenza ai docenti di ruolo terremotati. A questo si aggiunga che nemmeno i docenti terremotati si sentono al sicuro: la domanda per poter insegnare in altre sedi scade infatti ai primi di agosto agosto, mentre coloro che non hanno una casa sapranno se il Comune gliene potrà dare una solo alla fine di quel mese.
Per la verità, una soluzione al problema era stata prospettata: quella cioè che i tagli governativi venissero sospesi in Abruzzo proprio a causa del terremoto per venire incontro alle esigenze degli insegnanti terremotati e di quelli precari. Invece i 1.109 tagli previsti rimangono intatti: infatti, mentre dal Ministero della Pubblica Istruzione non giungono notizie sui precari abruzzesi, il Consiglio regionale ha impegnato il Presidente della Regione Gianni Chiodi a fare in modo che il problema venga affrontato e risolto dal Governo fornendo più soldi per la scuola abruzzese, ma ha bocciato la proposta di sospendere per tre anni il programma di tagli elaborato dal Governo.
Inoltre una quantità di ricorsi davvero impressionante si sta verificando contro le graduatorie che servono a dire chi deve insegnare e chi no tra i precari: in molti cioè sostengono che il sistema di valutazione dei docenti non tiene davvero conto del merito. Il che lascia pensare che siamo di fronte a criteri quanto meno discutibili sul piano della chiarezza.
Pensare di fare scuola per bene, in un quadro simile, è davvero difficile. Se qualcuno davvero si ricordasse che la scuola è fatta per i ragazzi che la frequentano, che è un loro diritto, oltre che un loro dovere, che svolge un ruolo insostituibile per la loro crescita culturale ed umana, per la loro formazione e preparazione al lavoro ed alla vita da adulti, se insomma qualcuno finalmente decidesse di investire sulla famiglia e sulla scuola puntando sul futuro, ne saremmo certamente tutti felici.
Dino e Lucia Norscia
Coordinatori Provinciali Associazione Nazionale Famiglie Numerose