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STRAORDINARI DETASSATI: UN AIUTO, MA A CHI?

STRAORDINARI DETASSATI: UN AIUTO, MA A CHI?

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Un vivace scambio epistolare sulle pagine di “E’ Famiglia” accende i riflettori su uno dei primi provvedimenti annunciati dal Governo: detassare gli straordinari.
ANFN, per voce del suo responsabile politico, dice la sua su un provvedimento che non aiuta la famiglia priorità.
Su questo argomento apriamo un forum nel quale anche voi siete invitati a esporre la vostra opinione
.

Gentile “E’ famiglia”, abbiamo seguito il dibattito iniziato con la lettera di Davide Sarti, pluripapà, seguita da due lettere di Mauro Zanzi e Giovanni Conforti sugli effetti della detassazione degli straordinari approvata dal governo ed in via di definizione nel concreto. E’ innegabile che alla famiglia con figli la questione interessa solo marginalmente perchè lo straordinario, lo dice la parola stessa, è una prestazione lavorativa temporanea determinata dalle necessità contingenti dell’azienda in cui il lavoratore, a seconda della sua disponibilità di tempo, accetta o meno. Ora è evidente che, pur avendo necessità materiali, i genitori con figli tendono a privilegiare il tempo dedicato alla prole piuttosto che quello dedicato al lavoro. Le necessità educative dei genitori nei confronti dei figli richiedono tempo che se indirizzato a loro non può, nel contempo, essere disponibile al lavoro. Quindi la domanda che ci siamo fatti noi FAMIGLIE NUMEROSE è: Cui prodest? a chi giova questo provvedimento?

A noi genitori per farci lavorare di più togliendo il tempo dedicato ai figli o ai nostri famigliari bisognosi di cure? Per risolvere il problema della povertà minorile? Per dare il colpo finale alle nascite? O alle imprese per ridurre gli oneri e aumentare la produttività? Le famiglie con figli, in particolare se numerose, sono quelle più a rischio povertà e di conseguenza con più bisogno di risorse economiche, ma non possono trascurare l’educazione e la crescita dei futuri cittadini e, per farlo bene e con coscienza, ci vuole tempo. Degli straordinari se ne potranno avvalere maggiormente i single o le coppie senza figli e senza famigliari da accudire il cui tempo dedicato agli straordinari rimane circoscritto al loro. L’intervento crea dunque disparità di opportunità fra le coppie con figli e le coppie senza figli (e fra dipendenti pubblici e dipendenti privati). Poi è da vedere come diverrà operativo e cioè se per detassazione si intenderà meno oneri per le imprese o più soldi in busta paga e cioè se del provvedimento avrà beneficio materiale il lavoratore o l’impresa. Dipenderà dai criteri applicativi ma in ogni caso, togliendo spazio alla famiglia, ci pare di dover affermare che questo non è un provvedimento inquadrabile come pro famiglia o pro minori, semmai proprio il contrario.

per l’associazione ANFN

Alessandro Soprana

direttore rapporti politici ANFN

Di seguito lelettere pubblicate da Avvenire sull’argomento in risposta alla provocazione di Davide Sarti (che trovate già sul sito www.famiglienumerose.org/news.php?idnews=2288) e la replica dello stesso.

Straordinari o più presenti in famiglia?

Se lo Stato porta via a un padre una fetta consistente del suo guadagno, egli dovrlavorare di piper guadagnare la somma necessaria al mantenimento dei figli. Con la detassazione le ore risparmiate possono essere dedicate agli affetti .L’importante che non siano entrambi i genitori a fare gli straordinari
Non riesco a capire il ragionamento del sig. Sarti (lettera del 16 Maggio), che si può sintetizzare nell’equazione detassazione degli straordinari = famiglie con meno figli. Cioè, detassare gli straordinari farebbe automaticamente aumentare le ore di straordinari lavorate (perchè?) e terrebbe i padri lontani dalle proprie responsabilitfà amiliari (boh?). A parte il fatto che quando la lettera é stata scritta, del provvedimento in questione si sapeva ancora ben poco, visto che il Consiglio dei ministri del nuovo governo non si era ancora riunito una volta, e che questa detassazione non é certo una misura pensata per stimolare la natalità (per la quale altre azioni mirate sono in programma), quanto piuttosto per aumentare il potere di acquisto dei lavoratori dipendenti (il problema dei salari da mesi un mantra sulla bocca di tutti), oltre che produttività e competitività delle aziende, la mia impressionee é sattamente opposta. Se un padre di famiglia, per sbarcare il lunario, é costretto a fare gli straordinari e lo Stato gli porta via una fetta consistente del guadagno, dovrlà avorare (e stare lontano dalla famiglia) di più per guadagnare la somma necessaria al mantenimento dei figli. Detassando gli straordinari , invece, la somma che serve può essere guadagnata più rapidamente e le ore risparmiate possono essere dedicate alla famiglia. Nessun governo é esente da critiche, ma mi pare eccessiva la foga con cui il sig. Sarti accusa preventivamente il governo appena insediato di riempirsi la bocca di famiglia senza conoscerne le reali problematiche o di ridurre tutto a una mera questione economica senza considerare che la finanza deve essere al servizio della persona(ok, il denaro non é tutto, ma di sicuro la povertà non favorisce la crescita umana individuale e collettiva). Non mancheranno occasioni per sottolineare sbagli (nessuno ne é immune), ma almeno aspettiamo che siano commessi. Altrimenti si scade nel pregiudizio.
Mauro Zanzi

G entile redazione,
ho letto la lettera di Davide Sarti sul numero di venerdì 16 maggio. Vorrei rispondere che non devono essere ambedue i genitori che lavorano a fare gli straordinari , anzi, forse con gli straordinari dell’uno é possibile che l’altro possa rimanere più tempo a casa per avere figli e seguirli. Comunque, in questo tempo la Chiesa, avendo cominciato a parlare più chiaro, gode di notevole considerazione e può ottenere attenzione da parte dello Stato verso ciò che é giusto fare. Ho potuto notare che quando i nostri pastori hanno invitato a disertare il referendum contro la legge 40, moltissimi hanno ascoltato l’invito. Secondo me, oltre alle raccolte di firme, anzi al posto di queste, basta che la Chiesa esprima chiaramente e decisamente le sue considerazioni, per ottenere moltissimo. L’importante é che non si faccia trattenere da motivi politici o sindacali, per il fatto che molti cattolici militano nei partiti o nei sindacati contrari alla libertà e alla famiglia. Non é il caso di lamentarci, ma di passare decisamente all’azione, per il bene della nostra cara Italia.
Giovanni Conforti, Brescia

Gent.mo direttore,
ho letto le risposte di Mauro Zanzi e Giovanni Conforti alla mia lettera pubblicata il 16 Maggio scorso e, nonostante ritenga utile il confronto, è con una certa delusione che chiedo mi sia concesso un ultima occasione per replicare e chiarire. Lo faccio con molta umiltà, ma anche col cuore in mano, perché dopo avere ricevuto privati apprezzamenti da persone di tutt’altra estrazione, desidererei ora molto sentirmi compreso anche da chi condivide con me la fede e la speranza nel Signore Gesù.
Ricordo il tema in questione e lo faccio in modo schietto.
Stiamo parlando dell’opportunità di indurre i genitori di famiglie abbastanza numerose a ricavare dal proprio lavoro straordinario le risorse per compensare l’aumento del costo della vita.
Il Magistero ci esorta a considerare la famiglia come un valore assoluto, tanto più quando allargata, accogliente e generosa nell’apertura alla vita. Dalla nostra Madre Chiesa ho respirato questi insegnamenti, dal sorriso contagioso di don Oreste Benzi ho sperimentato l’entusiasmo di Dio Papà, Dio della Vita.
Io non so quanti figli abbiano Mauro e Giovanni, probabilmente sono più bravi di noi nella gestione familiare. Per quanto ci riguarda, so però che da quando è arrivato nella nostra famiglia il quarto bambino, non ci è più possibile fare straordinari.
E’ una necessità e una scelta. Perché il tempo necessario alla gestione familiare e alla buona crescita dei nostri figli lo esige.
I bambini hanno bisogno della nostra presenza, assidua, frequente.
Non è vero che conta solo la qualità del tempo loro riservato. E’ necessaria anche la quantità.
Non è vero che basta uno dei due genitori. La presenza contemporanea dei coniugi e l’armonia che ne contraddistingue la relazione è fondamentale e non può essere un episodio a cadenza settimanale. Non è vero neppure che basta una presenza… assente e presa da mille altre faccende. I bambini hanno bisogno di momenti esclusivi, di una relazione personale e unica con ciascuna delle figure genitoriali.
Ciò è sempre vero e facilmente condivisibile, ma il tempo necessario per applicare questi principi è molto ed aumenta a maggior ragione quando la famiglia è numerosa. Tanto che in questi casi spesso è pregiudicata o fortemente limitata la possibilità di trovare nel lavoro maggiori soddisfazioni economiche e professionali.
Avere una famiglia ricca di figli, se vissuta in maniera responsabile, è una scelta difficile e molto impegnativa in termini di tempo e di denaro, ma è una grande risorsa per tutti, se non altro per il fatto incontestabile che una società a crescita zero (o sottozero come l’Italia) è una società senza futuro.
Se dunque tutto ciò è vero, per quale strana equazione una famiglia che per queste nobili ragioni non può permettersi di fare straordinari dovrebbe di fatto essere esclusa dalle misure disposte per sostenerla?
Delle due l’una: o quelle misure sono sbagliate oppure, in realtà, non sono rivolte al sostegno della famiglia.
Io credo che sia vera la seconda ipotesi. Ossia che queste misure siano spacciate per ciò che non sono. Quella della detassazione degli straordinari è infatti evidentemente ed esclusivamente una misura economica che tende a limitare la recessione del PIL. Prova ne è il fatto che la neo presidente di Confindustria ha ringraziato con deferenza. Non è invece certamente una misura che premia le famiglie per la loro natura ed essenza.
Nonostante non lo abbia votato, io non ho pregiudizi verso questo governo. Ad esempio sarò lieto se dimostrerà che l’adozione del quoziente familiare non era solo una promessa elettorale. Chiedo però con forza che non confonda le acque con giochi di prestigio e che chiami dunque ogni cosa col proprio nome. Che ammetta cioè che, ad oggi, la colonna dei provvedimenti in favore delle Imprese ha iniziato a collezionare voci, mentre quella a difesa della Famiglia e di rilancio della demografia è ancora vuota. Rimaniamo in attesa che venga debitamente riempita come promesso senza sprecare risorse in misure voluttuarie e strutturalmente inutili come il bonus bebè.
Collaborando tutti ad affermare questa impostazione si può sperare di ridurre l’estenuante gioco al ribasso che ogni governo di turno attua da anni su questo tema una volta vinte le elezioni.

Cordialmente
Davide Sarti
Alessandro Soprana