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SECONDO DARIO FO SIAMO IN TROPPI

SECONDO DARIO FO SIAMO IN TROPPI

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Siamo troppi e il mondo rischia di morire?

di padre Piero Gheddo*

ROMA, giovedì, 18 giugno 2009 (ZENIT.org).- Il premio Nobel Dario Fo ha
pubblicato un volume, “la catastrofe rimandata”, radicalmente pessimista sul
futuro del mondo e dell’umanità. Non c’è più petrolio, non c’è più acqua,
non c’è più cibo, ci sono troppi uomini, troppe armi e via dicendo. Ma pochi
se ne accorgono continua Fo la maggioranza si dichiara ottimista: fin che
saranno caduti nel baratro.

Questi sono i “profeti” che trenta o quarant’anni fa insistevano nel dire
che la Terra stava morendo per il boom demografico e che il petrolio sarebbe
finito entro il Novecento. Previsioni “scientifiche” che la storia ha
dimostrato false. Il boom demografico è diventato uno “sboom”: secondo dati
dell’ONU oggi ci sono 67 Paesi nei quali la popolazione non aumenta ma
diminuisce, fra i quali naturalmente anche l’Italia; gli italiani
diminuiscono e il loro poste viene preso da bambini dei terzomondiali, che
sono fra noi. Se non ci fossero i circa tre milioni di lavoratori stranieri
noi italiani diminuiremmo di numero! Quanto al petrolio, sebbene
l’estrazione dell’oro numero continui ad aumentare, quasi ogni giorno si
scoprono altre fonti di gas e di petrolio sulla terra e nei mari.

Al cosiddetto catastrofismo non ho mai creduto, anzitutto perchè siamo agli
inizi delle scoperte scientifiche che cambieranno la vita dell’uomo e
dell’umanità e non sappiamo cosa ci riserverà la natura. So che il famoso
“Club di Roma”, nato all’inizio degli anni Settanta da un gruppo di
scienziati, era molto autorevole e diffondeva, documentandole
scientificamente, notizie catastrofiche sul futuro dell’umanità. Era famoso
appunto perchè molti lo citavano. Oggi è scomparso dalla scena mondiale in
quanto le sue previsioni, basate su dati “inoppugnabili”, sono state tutte
smentite dalla realtà dei fatti.

Fra l’altro ricordo le previsione che, entro la fine del millennio, ci
sarebbero state guerre per l’occupazione di terreni agricoli perchè la
produzione di grano, riso, mais e altri cereali di base non sarebbe bastata
per tutti i dieci miliardi di uomini che si prevedeva. Invece siamo sei
miliardi e non si sono ancora viste guerre per occupare territori agricoli.
Non solo, ma in Europa e negli USA i governi pagano perchè i territori
agricoli siano lasciati incolti perchè c’è troppa produzione di cibo, carne,
latte, agrumi, rispetto alla nostra popolazione. Quindi il problema non è
che siamo troppi, ma che i più poveri non sono educati a produrre per la
loro sopravvivenza.

Affermare che la fame in Africa esiste anche perchè c’è troppa popolazione è
un assurdo: il continente africano è assolutamente sottopopolato, ma la fame
è spiegabile solo con la povera gente tenuta nell’ignoranza e senza che
nessuno vada ad insegnargli anche solo l’uso della ruota e dell’aratro, lo
scavo dei pozzi, l’irrigazione artificiale e via dicendo. L’agricoltura di
sussistenza bastava mezzo secolo fa, quando gli africani erano sui 300
milioni, non basta più oggi che si avvicinano ai 900.

E’ una lezione che il mondo moderno non ha imparato, perchè continua a
ripetere che gli uomini sono troppi, che fra poco mancheranno l’acqua e il
petrolio, che lo scioglimento dei ghiacci dell’Antartide porterà ad un
innalzamento delle acque dei mari, di due-tre metri, inondando quasi tutte
le città costiere. Sono convinto che questo catastrofismo, oltre ad essere
continuamente smentito dai fatti, non è produttivo e non serve ad educarci a
un vero risparmio di energia, di acqua ecc.

Non ho mai creduto al catastrofismo dei profeti di sventura per un
importante motivo: la fede in Dio, Creatore e Padre dell’umanità, e la
fiducia nella Provvidenza. Il cosmo, la natura del pianeta Terra sono stati
creati da Dio come strumenti offerti all’uomo, creato a sua immagine e
somiglianza” dice la Bibbia, per migliorare le condizioni di vita di tutti
gli uomini. La natura va rispettata, esplorata, utilizzata affinché produca
per l’uomo quello di cui ha bisogno. Se si mette tra parentesi la relazione
della natura con Dio Creatore, la si svuota del suo significato profondo, e
per lo stesso motivo si perde di vista chi è l’uomo e di cosa ma veramente
bisogno per essere felice. La natura non è nata per caso dal famoso Big Bang
delle origini: è anch’essa una creatura di Dio posta a servizio dell’uomo,
di tutti gli uomini.

Ora, Dio Creatore e Padre di tutti gli uomini, che vede tutto, può tutto e
sa tutto, che conosce il passato, ma anche il futuro, non è pensabile che
permetta un esaurimento fisico e delle possibilità ancora inesplorate delle
forze della natura, fin che l’umanità sopravvive. Ecco perchè occorre tenere
assieme i due bandoli della matassa, da cui si dipana il mistero del futuro:
da un lato l’uomo ha il dovere di usare bene la natura creata, senza
sprecare risorse, senza distruggerla (ad esempio con i bombardamenti e gli
incendi di foreste) ricercando nel profondo delle cose create tutte le loro
possibilità di servizio all’uomo; dall’altro, mi pare contrario alla fede
cristiana perdere la fiducia nella Provvidenza e prevedere continuamente
catastrofi a breve scadenza, che tolgono all’uomo, soprattutto ai giovani,
la gioia di vivere, la speranza nel futuro, e poi sono smentite dalla
storia.

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* Padre Gheddo, già direttore di “Mondo e Missione” e di Italia Missionaria,
è il fondatore di AsiaNews. Da Missionario ha viaggiato nelle missioni di
ogni continente. Dal 1994 è direttore dell’Ufficio storico del Pime e
postulatore di varie cause di canonizzazione. Insegna nel seminario
pre-teologico del Pime a Roma. E’ autore di oltre 70 libri. L’ultimo
pubblicato è un libro intervista condotto da Roberto Beretta dal titolo “Ho
tanta fiducia” (Editrice San Paolo).